Il consumismo ci ha reso poveri: crisi e lavoro

Il consumismo ci ha reso poveri
Il consumismo ci ha reso poveri
Un tempo, i nostri genitori hanno attraversato momenti duri: la guerra, la fame, ma il sorriso e la voglia di lottare, non l’hanno mai perso. Non si aspettavano molto e lottavano per ottenere un futuro degno di questo nome…oggi la storia si ripete…qualche anno di benessere e si torna indietro…non siamo in guerra e non moriamo di fame (almeno in Italia) ma mi chiedo: la gente lotta?
Non so mi sembra che le generazioni attuali siano più arrendevoli… forse il benessere ci ha privato della grinta giusta per andare avanti malgrado tutto: troppi depressi e troppi suicidi un tempo si emigrava, si facevano lavori poco retribuiti e umili, ci si adattava a tutto. Forse oggi manca anche questo, ed il consumismo ci ha resi poveri nello spirito e nella forza, ed in parte è giusto che sia così: si pretende di più… ed è legittimo! Le conquiste andrebbero mantenute, ma in un paese che non funziona, se si è arrendevoli e ci si lascia travolgere dagli eventi negativi, è la fine!

Crisi e lavoro

La gente si lamenta ed è giusto che lo faccia, si cerca di trovare un lavoro ma spesso questo lavoro per molti non arriva, c’è la crisi e per alcuni invece che ce l’ hanno, viene a mancare: una tragedia annunciata in una società in cui tutto è necessità: l’auto lo smartphone, la TV, l’impastatrice la lavastoviglie, l’ asciugatrice, l’orologio e la borsa d’ultimo grido, l’uscita settimanale al ristornate o al cinema, le vacanze ecc. Un tempo tutto questo non c’era, sebbene le opportunità di lavoro fossero limitate ed i lavori spesso mal retribuiti, le persone vivevano con maggior serenità. Si lottava e si è lottato per un futuro dignitoso, per far si che le nuove generazioni avessero più opportunità, per tutelare il diritto al lavoro ed il lavoratore.

Il consumismo ci ha reso poveri: crisi  e lavoro

Un pezzo di storia: racconti

Voglio raccontarvi un pezzo di storia, uno spaccato sociale d’altri tempi, racconti che mi sono pervenuti dai miei genitori, dei miei zii e dei miei nonni che ho avuto la fortuna di amare ed avere vicino per diversi anni, ora scomparsi.

Ho ascoltato per anni i racconti di mia nonna che faceva la mondina nelle risaie, ha avuto un figlio dietro l’altro e si divideva tra lavoro umile e figli, talvolta li doveva lasciare soli nella culla, per non perdere il lavoro e quando tornava a casa, lo faceva sempre con ansia. Ho ascoltato di lei che si alternava con una sorella per allattare i rispettivi figli mentre l’altra era al lavoro.

Per alcuni anni si è trasferita in Libia, era una profuga di guerra e alcuni suoi figli pur di farli studiare e tenerli al sicuro da malattie e fame, sono stati messi nei collegi della città più vicina a dove soggiornava con suo marito per costruire alcune autostrade italiane: isolati da tutto il mondo, a chilometri di distanza dalla prima abitazione eppure, lei mi raccontava tutto ciò, con serena normalità.

Era forte mia nonna, forte come una tigre, forte quando perse la sua primogenita in fasce, forte nel volere subito un altro figlio, forte perché nella sua vita, ha fatto un sacco di mestieri, sapeva fare di tutto, allevava animali, coltivava l’orto, cuciva, ha costruito con pala e blocchetti la sua casa, dopo aver perso con la guerra, la sua “fattoria” e suo padre. Era forte mia nonna materna, una guerriera del passato, fece di tutto pur di non far mancare nulla in casa. Sua marito con lei.

Anche mio nonno paterno è stato un esempio immenso per me, come lo sono i miei genitori. Mia madre insegnante elementare che percorreva chilometri a piedi per arrivare da Roma a Frosinone tutte le mattine, tra treno bicicletta e percorsi montani, guadava un torrente armata di calosce e portava un po’ di istruzione in un “classetta” di bambini di campagna, misti maschi e femmine e misti anche per livello, una classe unica di bambini dalla 1° alla 5°, un aula senza bagno…c’era la campagna! Niente acqua ne riscaldamento, una piccola stufa alimentata a legna, ed ogni bambino contribuiva giornalmente a quel tenue calore, portando il suo ciocchetto di legno.

Mio padre, giovane malato che dopo anni di cure recuperò la sua vita, lo studio e poi il lavoro… e sì, perché all’epoca ci si ammalava e si moriva per un nonnulla, non lo dimentichiamo. Storie che sembrano uscite da un film di Fellini, così lontane dalla realtà attuale e così vicine nel tempo (60/70 anni fa o forse meno).

Ma erano felici i nostri genitori, felici di andare al cinema una volta l’anno, felici di mangiare un bel pollo arrostito, felici di potersi permettere un paio di scarpe nuove ogni 5 anni, felici di essere vivi d veder crescere i propri figli e di avere la loro bella famiglia. Mi accorgo che raccontandovi le storie ed i racconti che ho udito per anni, inclusi i racconti di guerra, mi perdo nel discorso e vengo trascinata come un fiume in piena, forse dovrei scriverli perché raccontano un pezzo di storia a noi così vicina e così reale che molti non conoscono.

La crisi, il lavoro e la personalità: politici corrotti ed incompetenti

Siamo in un periodo di crisi: questo è indiscutibile ma, spesso mi domando perché l’approccio con il non lavoro, con la fame, con i lavori più umili è cambiato così tanto? Molto credo, dipenda proprio dal benessere da ciò che ognuno di noi ha avuto e a cui si è abituato, fare dietrofront non piace a nessuno ma questo può significare anche che il carattere nelle persone si è andato spegnendo, che la voglia di lottare è sopita e che, tutto sommato, ci meritiamo anche un po’ ciò che sta accadendo. La personalità risente del benessere. Permettere a chi ci governa di toglierci ciò che i nostri genitori, nel tempo hanno costruito, non solo non va bene, ma è segno di codardia e di comoda rassegnazione.

L’incapacità di opporsi a ciò che sta accadendo malgrado il livello di istruzione, malgrado le competenze: ci si ironizza sopra, i comici sberleffano ogni politico presente nel panorama italiano, gli scandali sono all’ordine del giorno, ma tutto rimane immutato. Dove la capacità di comprendere ed orientare il proprio voto, non tanto in virtù delle convinzioni politiche ma, nell’identificazione di chi tra i tanti, non è al Governo per derubarci? Di esempi ne abbiamo abbastanza o forse questo popolo ha perso la capacità di comprendere? Abituato ad ascoltare senza valutare, ad accettare senza ribellarsi. Politici corrotti ed incompetenti che albergano alla Camera e al Senato.

Domani uscirà una nuova barzelletta su Berlusconi od una satira sul marito della Mussolini, sul ciò che ha operato dalla famiglia Bossi, o magari le Iene faranno l’ennesima intervista ai politici davanti a Montecitorio dove evidenzieranno tutta la loro ignoranza in materia? E noi? Noi ci rideremo sopra… Ma mi domando: quand’è che qualcosa cambierà?… Quando cambierete il vostro voto? Quando reclamerete un Italia pulita da tutta questa spazzatura?

Per rispetto di noi stessi, dei nostri genitori e dei nostri nonni, ma soprattutto per poter garantire un futuro ai nostri figli.

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13 COMMENTS

  1. Molto bello il tuo articolo, ho letto con piacere i racconti che ti sono stati ereditati dai nonni e più o meno sono uguali ai miei…come dice sempre mio nonno Stavamo meglio quando stavamo peggio!!

  2. Articolo molto interessante e scrivi molto bene, mi auguro anch’io che quest’ Italia cambi perche’ non se ne puo’ piu’ di tutto lo schifo che c’e’ !!!!!

  3. non penso che il consumismo ci abbia resi poveri nei valori, quello dipende molto dall’educazione che abbiamo ricevuto. Comuqnue tutto il mondo che ci circonda è oramai vittima del consumismo

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