Scrivere un libro: diritti d’autore e … “furti”

Quest’articolo si basa esclusivamene su di una vicenda reale, accaduta ad un mio amico, e non su retorica e labirinti giuridici, premesso cio’ passiamo ai fatti.

Circa una decina di anni fa un mio amico è stato incaricato di redigere scaricare e assemblare, una serie di notizie ed informazioni di natura didattico-storico-folclorica,  per l’utilizzo da parte di “studenti di un determinato corso”.

A distanza di un po’ di tempo, sempre il mio amico, è stato incaricato, dalla medesima persona, di rielaborare il materiale e randerlo come ” stesura in prima bozza” di un libro, tutto questo con  la seria e mirata intenzione di pubblicarlo in futuro.

Dopo un po’ di tempo, per motivi che non sto’ qui a specificare, il mio amico ha interrotto i suoi rapporti con la persona che gli aveva “commissionato” il libro, la quale, si è sentita in diritto di far terminare le correzione da una seconda persona, dopo di chè il libro è stato pubblicato.

Al mio amico, unico e vero autore dell’opera è stato riservato un ringraziamento nelle pagine finali del libro, mentre vengono riconosciuti i meriti della stesura medesima al commissionatore e alla seconda relartrice dell’opera.

Il commissionatore ha proposto al mio amico un condivisone (non si sa bene in che misura ), degli entroiti, come se il probblema sia solo, ed unicamente, di natura economic.

I proventi  sono stati, ovviamente, respinti dal mio amico. Mi domando come si riesca a rivendicare la paternità di un’opera che di fatto è avvenuta completamente “o quasi” grazie al lavoro di un’altra persona? mi chiedo, con quale gagliardaggini si riesca a far propri, complimenti e onori che di diritto appartengono ad un altro.

Oltre ad essere un gesto indegno, dal punto di vista morale, è un gesto “scarsamente inteligente”, dal punto di vista legale, in quanto stesura note, correzioni e quant’altro risultano, ovviamente dei file del computer del mio amico con tanto di datazione determinata dall’apparecchio stesso.

Come ho premesso all’inizio non è sulla questione giuridica  ed economica che voglio porre l’accento, quanto su quella morale.

Considerando la lunga amicizia e collaborazione intercorsa, tra i due “personaggi”, per lungo tempo, mi lascia perplessa una così gran mancanza di rispetto nei confroni di una persona che ha adoperato il proprio impegno e le proprie capacità, il proporgli un corrispettivo in denaro è come ammettere, in forma indiretta, il diritto sull’opera, quindi mi chiedo: perchè  voler firmare come propria, un’opera che non lo è? forse il successo? ma questa persona di successo ne ha di suo già abbastanza, a cosa serve “rubare” anche quello degli altri?…

 

Considerazioni personali:

Bisogna fare molta attenzione a cosa si scrive e per chi lo si scrive, perchè se per alcuni è difficile da comprendere, per molti altri è scontato: il diritto alla paternità di una propria opera è di gran lunga più importante della retribuzione dell’opera stessa, è come negare la paternità di un “figlio”, ma con molta probabilità , chi “non scrive”, non puo’ capirlo e ritiene sufficiente sanare le colpe con qualche spicciolo.

 

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