Dark pattern: cosa sono e perché riguardano tutti i servizi digitali

Dark pattern: accept
Dark pattern: cosa sono e perché riguardano tutti i servizi digitali

Quel pulsante “Accetta tutto” che sembra l’unica via d’uscita, l’abbonamento che si rinnova automaticamente senza un preavviso chiaro, o ancora, l’impossibilità di trovare il link per cancellare un account. Se queste situazioni suonano familiari, è perché sono esempi concreti di una pratica sempre più diffusa nel mondo digitale: i dark pattern, o modelli oscuri. Si tratta di interfacce e percorsi di navigazione progettati intenzionalmente per indurre gli utenti a compiere azioni che non avrebbero scelto liberamente, spesso a loro svantaggio economico o in termini di privacy.

Questi stratagemmi non sono semplici errori di design, ma vere e proprie tecniche di manipolazione psicologica applicate all’esperienza utente (UX). Sfruttano le nostre abitudini, la nostra fretta e i nostri bias cognitivi per guidarci verso una decisione specifica, che quasi sempre coincide con l’interesse commerciale della piattaforma.

L’obiettivo può essere vario: ottenere il consenso al trattamento di più dati personali del necessario, spingere all’acquisto di un prodotto o servizio aggiuntivo, o rendere estremamente complicato l’esercizio di un diritto, come quello di recesso o di cancellazione.

Tipologie di Dark Pattern

Le tipologie di dark pattern sono numerose e in continua evoluzione. Tra le più comuni troviamo:

  • Roach Motel (Motel per scarafaggi): Come suggerisce il nome, è un modello in cui è facilissimo entrare (iscriversi a un servizio, attivare una prova gratuita), ma quasi impossibile uscire (trovare l’opzione per cancellarsi, che spesso è nascosta dietro menu complessi o richiede procedure macchinose).
  • Confirmshaming (Colpevolizzazione): Utilizza un linguaggio che fa sentire l’utente in colpa o stupido per aver rifiutato un’offerta. Ad esempio, il link per declinare l’iscrizione a una newsletter potrebbe recitare: “No, grazie, preferisco pagare a prezzo pieno” invece di un semplice “No, grazie”.
  • Scarsità fittizia e urgenza: Messaggi come “Solo 2 articoli rimasti!” o “L’offerta scade tra 10 minuti” creano un falso senso di urgenza per spingere a un acquisto impulsivo, anche quando il prodotto non è realmente in esaurimento.
  • Costi nascosti (Hidden Costs): Costi aggiuntivi come tasse, spese di spedizione o commissioni che vengono rivelati solo nell’ultimo passaggio del processo di pagamento, quando l’utente è ormai psicologicamente propenso a concludere l’acquisto e meno incline a tornare indietro.
  • Azione forzata (Forced Action): Per poter accedere a una funzione principale, l’utente è costretto a compiere un’azione secondaria non desiderata, come fornire dati personali non necessari o iscriversi a servizi promozionali.

Regolamento dei servizi digitali: Digital Service Act

Di fronte a un fenomeno così pervasivo, che mina la fiducia e l’autonomia dei consumatori, le istituzioni hanno iniziato a muoversi. La risposta più significativa a livello europeo è il Digital Services Act (DSA), un importante regolamento sui servizi digitali che mira a creare uno spazio online più sicuro e trasparente.

Una delle sue disposizioni chiave vieta esplicitamente l’uso di interfacce ingannevoli, obbligando i fornitori di servizi a progettare le loro piattaforme in modo che le scelte degli utenti siano libere, informate e facili da esercitare.

Ma come si presenta un’interfaccia trasparente? Per capirlo, può essere utile osservare settori che, per la loro natura, sono stati sottoposti a una regolamentazione stringente da molto più tempo.

Tra gli esempi di piattaforme che hanno dovuto adeguarsi a requisiti precisi di informazione e controllo si trovano risorse online sui migliori casinò, dove la presenza di licenze statali, avvisi chiari sui rischi e sistemi di verifica dell’identità sono diventati uno standard obbligatorio.

Questo modello di trasparenza, dove le condizioni d’uso e i limiti sono consultabili in modo immediato, rappresenta un esempio di come la chiarezza normativa possa tradursi in un’esperienza utente più corretta, un approccio che il DSA intende estendere a molti altri ambiti digitali.

Come proteggersi

La normativa europea rappresenta un passo avanti fondamentale, ma la consapevolezza del singolo utente rimane la prima e più importante linea di difesa. Riconoscere un dark pattern è il primo passo per non caderne vittima. Cosa può fare, quindi, il consumatore per proteggersi?

  1. Rallentare e leggere con attenzione. Molti modelli oscuri fanno leva sulla nostra tendenza a cliccare velocemente per completare un’operazione. Prendersi qualche secondo in più per leggere attentamente ciò che stiamo accettando, specialmente i testi scritti in piccolo o le condizioni d’uso, può fare la differenza. È importante prestare attenzione a caselle pre-spuntate e a pulsanti dal colore e dalla posizione studiati per attirare l’attenzione sull’opzione più favorevole per l’azienda.
  2. Cercare le opzioni nascoste. Spesso l’opzione per rifiutare i cookie non necessari o per continuare senza iscriversi a una newsletter è presente, ma resa meno visibile: un link testuale grigio chiaro contro un pulsante grande e colorato. Imparare a ignorare l’opzione più evidente e a cercare attivamente quella più discreta è una buona abitudine per mantenere il controllo.
  3. Conoscere e far valere i propri diritti. Se un servizio rende impossibile la cancellazione, addebita costi nascosti o modifica le condizioni senza un consenso esplicito, è possibile segnalarlo alle autorità competenti, come l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) o il Garante per la protezione dei dati personali. Il Digital Services Act rafforza ulteriormente questi strumenti di tutela.

La nuova frontiera del design etico

Il dibattito sui dark pattern sta spingendo sempre più aziende a riflettere sull’importanza di un design etico. Un’interfaccia che rispetta l’utente, che offre scelte chiare e che non ricorre a sotterfugi per raggiungere i propri obiettivi, non è solo una questione di conformità legale, ma anche di reputazione. A lungo termine, le piattaforme che costruiscono un rapporto di fiducia con i propri clienti sono quelle destinate ad avere maggior successo. La trasparenza non è un ostacolo, ma un investimento sulla lealtà del consumatore.

In conclusione, i dark pattern sono una sfida concreta per i diritti digitali di tutti noi. Se da un lato normative come il Digital Services Act forniscono strumenti legali essenziali per combatterli, dall’altro la nostra vigilanza e la nostra capacità di fare scelte informate restano insostituibili. Essere consumatori digitali consapevoli significa navigare con occhio critico, pretendere chiarezza e contribuire attivamente a un web più giusto e rispettoso per tutti.

Previous articleGnocchi di patate fatti in casa: casarecci con gusto

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.