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giovedì, Maggio 15, 2025
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Furti nei supermercati: povertà in aumento

Ladri e vacanze: le norme di sicurezza da rispettare
Ladri e vacanze: le norme di sicurezza da rispettare

 

Elevatissimo il numero di furti che avviene nei supermercati  in crescita negli ultimi anni ha raggiunge cifre preoccupanti. Un fenomeno presente in tutto il mondo notevolmente in crescita in Italia, che risulta avere uno dei picchi più alti rispetto alla media globale. Responsabili dei furti clienti e personale interno (disonesto). Si valuta che in  Italia vadano persi circa 3,5  miliardi l’anno, per via dei furti. I dati Istat sui poveri sono chiari! Furti in aumento parallelamente all’aumento della povertà che riguarda il nostro paese.  Ma perché avvengono i furti e quali sono le categorie più a rischio in tal senso? scopriamolo insieme!

Furti nei supermercati: povertà in aumento

 Tra i tanti esercizi commerciali sembra proprio che le strutture più colpite sono i supermercati, i negozi, le grandi catene di distribuzione,  inclusi i locali, nonostante le moderne tecnologie che consentono di sorvegliare ampie aree all’interno delle attività commerciali.

Tra i settori più colpiti troviamo gli articoli firmati, accessori, vestiti, gioielli e bigiotteria, i prodotti tecnologici quali Mp3, videogiochi, consolle, altro settore molto colpito è quello dei cosmetici, comprendente trucchi, profumi, creme. Il 30%  circa dei furti, verte tristemente sul settore alimentare, questo deve farci riflettere, in quanto chi ruba cibo, lo fa per mangiare e nutrirsi, il cibo a differenza degli altri prodotti è un genere di prima necessità.

In altre parole, l’aumento dei furti registrato negli ultimi anni nelle case e negli esercizi commerciali è ovviamente condizionato, oltre che da mal costume, da necessità e povertà crescente.

 

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Una povertà crescente che attualmente oltre a risentire della crisi economica degli ultimi anni è stata investita dalla crisi determinata dalla pandemia globale che ha impoverito non solo L’Italia ma tutti i paesi.

Ma chi sono gli autori dei furti? contrariamente a quel che si pensa la fascia di età è molto mista, vi confluiscono giovani di tutte le età ma anche persone di mezza età e persino anziani provati dall’indigenza a cui lo stato li ha reclusi con pensioni sempre meno in grado di tenere il passo con l’inflazione.

La Pigrizia: quando è da considerarsi patologica

 

                    Il dolce far niente…beh, ogni tanto ci vuole!

 

Se da molti è considerata una caratteristica tipicamente caratteriale, nella branca medica la pigrizia, quella cronica persistente, presente nella vita quotidiana, influenzante attività lavorativi e rapporti sentimentali, è in realtà considerata da alcuni una malattia legata alla sfera psichica che insorge in relazione alla (Sda), cioè sindrome da deficit di attenzione.

La Pigrizia: quando è da considerarsi patologica

Un’ indagine svolta fra vari specialisti del settore ha rilevato una percentuale di Sda elevata (circa il 50 ) tra i soggetti patologicamente pigri e procrastinati.

Capita a tutti di dover rimandare delle cose da fare per breve periodo o per lungo tempo, ma la “procrastinazione”, (così viene definita la pigrizia cronica), può determinare, lì dove sia presente in maniera costante e rilevante, problematiche sociali e lavorative.

Procrastinare: come e perché

Alla base della procrastinazione (pigrizia) c’è una incapacità del soggetto nel voler affrontare e risolvere problematiche di piccola e grande importanza, una sorta di rifiuto ed odio verso “l’io futuro”, che li spinge a lasciare gli oggetti nei posti più impensati (la tazza del caffè sul pavimento, i sacchi della spazzatura sul balcone in mucchi, i vestiti un po’ ovunque).

Tendenzialmente i soggetti che tendono a procrastinare si annoiano con maggior frequenza e più in fretta delle media, inoltre tendono ad essere caratterialmente impazienti ed impulsivi.

Le persone che tendono a rimandare continuamente impegni, problematiche e quant’altro, in genere ottengono meno successi a livello personale e lavorativo e tendono a guadagnare meno degli altri, sono tendenzialmente quelle persone che vivono alla giornata senza rimuginare troppo tra passato e futuro, mentre gli individui che guardano al futuro pianificandolo con impegno, generalmente hanno più successo, lavorano di più ed ottengono risultati migliori sia a livello lavorativo che scolastico e sociale.

Il fenomeno della procrastinazione riguarda circa il 25 % della popolazione, quindi come possiamo vedere non costituisce un’eccezione, ma coinvolge una gran fetta dell’umanità.

Quando la pigrizia si può considerare un “problema” e quindi va etichettata come patologia? Quando quest’arte del rimandare condiziona la vita sociale e lavorativa dell’individuo, facendolo diventare un grattacapo per se e per gli altri, in questa fascia rientrano circa il 5-10 % della popolazione.

Spesso la procrastinazione o pigrizia è associata ad uno stato di depressione più o meno latente.

Se è vero che la pigrizia esasperata danneggia la vita dell’individuo, è anche vero che in natura gli animali tendono a vivere in uno stato di procrastinazione  o pigrizia costante, facendo solo ciò che gli è strettamente necessario per la sopravvivenza, allo stesso modo alcuni esseri umani tendono ad alleggerire i loro impegni e i loro doveri alla ricerca di una felicità riposta nel “non fare”, diremo anche che, organizzarsi il tempo e le giornate in modo troppo ferreo e auto-disciplinante, potrebbe portarci a risultati ottimi a livello lavorativo, ma spesso non induce felicità, in quanto l’essere umano ha la necessità di rispettare i ritmi personali e naturali che gli provengono dalle sue origini.

Concludendo, diremo che la giusta via per vivere in equilibrio con noi stessi e con gli altri è, come sempre, “la via di mezzo”, gli eccessi sia da un lato (procrastinazione) che dall’altro (eccessiva autodisciplina e programmazione), inducono entrambi a forme patologiche socialmente e individualmente nocive.

 

 

Blog, community, motori di ricerca, parole chiave

Notizie in vetrina Blog di moda
Notizie in vetrina Blog di moda

Molti di noi amano in maniera irrazionale lo scrivere, questa passione ci porta ad aprire dei blog e scriver articoli di ogni genere, il  guadagno molto spesso e specie all’inizio di questa avventura, risulta essere veramente marginale (pochi euro al mese), eppure continuiamo a scrivere. Le motivazioni sono variabili e soggettive, alcuni, i più esperti, hanno trovato il modo nel tempo, di realizzare effettivamente un discreto guadagno, ma per giungere a questo traguardo, bisogna acquisire l’esperienza e la capacità di sapersi muovere nel web.

Blog, community, motori di ricerca, parole chiave

Uno degli elementi fondamentali per dare risalto ad un blog è il tipo di articoli che si scrivono, la frequenza, le immagini che si usano (ma ricordate che queste sono visibili solo dopo che le persone stanno visualizzando il nostro blog), fondamentale secondo me,  è il titolo e la ricerca da parte dei motori di ricerca.

Sperare di far funzionare un blog solo tramite twitter, i sociale e le amicizie comuni non è corretto.  La grande spinta sulla quale si deve puntare è il motore di ricerca. La visibilità cambia le carte in tavola ci premette di guadagnare con le pubblicità e di acquisire clienti che ci chiedono di scrivere per loro.

Le parole chiave o parole comunemente più usate per le ricerche nel web di determinate categorie o settori, sono molto importanti motivo per cui quando state per scrivere un articolo dovete tenerne conto, ed impostate il vostro titolo in base a questi criteri.

Questo non significa che dobbiamo snobbare gli altri sistemi di visibilità, anzi, uno di questo è costituito dalla creazione delle community, forum e quant’altro,

Community forum e social

Le “Community” ed i relativi forum, servono a relazionarsi, risolvere piccoli problemi inerenti la gestione del blog, (soprattutto quando il supporto tecnico scarseggia), inoltre sono un valido strumento per condividere i nostri articoli su varie vetrine, questo non significa cedere diritti d’autore ma semplicemente aprire una porticina in più di visibilità al nostro blog, quindi è molto utile appartenere alle community così come crearle.

Un altro strumento utile è l’iscrizione alle new sletter, queste permettono di ricevere nella posta un link con il nuovo articolo, ogni qualvolta un blog lo pubblica.  Spesso me li vado a leggere e li condivido, un piccolo aiuto gratuito che non costa nulla se non un po’ di tempo, piano piano impareremo ad identificare i blogger che investono maggiormente il loro tempo in questa attività e i prodotti “articoli” che meritano maggiormente la nostra attenzione.

Gli errori, se scriviamo in fretta, ci sono ed è normale, spesso sono di battitura, e non ritengo che influenzino più di tanto la ricerca, mentre i contenuti ed i titoli si! Quindi, mettiamoci al lavoro e un in bocca al lupo a tutti i blogger!

 

Enrico Brignano: breve biografia

Enrico Brignano nasce a Roma il 18 Maggio del 1966, un grande talento rivelatosi sin da bambino nel suo ambiente privato è diventato un gran comico, attore cabarettista, regista e conduttore televisivo. Dopo una lunga gavetta e studi specifici per apprendere le tecniche di recitazione il giovane ragazzo brillante e divertente riesce a sfondare meritatamente nl mondo dello spettacolo.

Enrico Brignano: breve biografia

La sua carriera, pochi lo sanno, inizia nell’ambito domestico, tra amici e parenti amava cimentarsi in imitazioni, barzellette piccoli spettacoli improvvisati in maniera estemporanea, la sua comicità innata e la sua gran passione per il mondo dello spettacolo lo hanno portato, con grandi sacrifici e fatica, ad essere ciò che tutti conosciamo.

Ho avuto il piacere di conoscerlo in giovane età per via di amicizie e parentele comuni e sono sinceramente molto fiera di vedere la strada che è riuscito a percorrere, il suo talento, sebbene abbia ricevuto una notevole impronta derivante dalla scuola di Gigi Proietti, dove è iniziata la sua “gavetta” artistica, è naturale spontanea ed innata. Ho passato pomeriggi interi a contorcermi dalle risate quando ancora era un giovane 15 enne simpatico e spiritoso, non conosceva scuole ne maestri, era semplicemente lui Enrico, già unico e bravissimo.

Studi e percorso artistico Brignano

In seguito i suoi studi e il suo perfezionamento artistico lo porteranno a girare dal 1998 al 2000, la serie televisiva “Un medico in famiglia”, nel 2000 gira il film “Si fa presto a dire amore” in cui lo vediamo come regista e protagonista.

La sua vera ascesa nel mondo dello spettacolo inizia in questi anni, in cui si propone al pubblico in un vasto numero di tournee estive di teatro e cabaret, nel 2001 gira un altro film per la regia di Carlo  Vanzina South Kensington.

Ben presto dirigerà le sue forze ed il suo talento verso ciò che realmente lo appassiona: il teatro. Scrive ed interpreta numerosi spettacoli di grande successo.

Nel 2007 lo vediamo approdare in TV come conduttore televisivo del programma intitolato Pyramid, contemporaneamente farà parte del casting di Zelig.

Nel 2008 si sposa è al suo primo matrimonio che finirà dopo appena 4 anni.

Nel 2010 lo vediamo nuovamente a teatro dove interpreterà il ruolo di Rugantino, continuano intanto le sue tournèe come cabarettista e comico.

Recentemente ha perso il padre, nell’Agosto 2011, durante una tournee a Termoli.

Prossimamente apparirà nella serie televisiva “I Cesaroni”.

Ultimamente è stato ospite nel programma televisivo delle Iene dove in uno splendido monologo ispirato ai fatti recenti dei ” Black Block ha riaffermato in una satira pungente le sue grandi doti di attore comico.

In anni più recenti è convolato a nozze dal 2008 al 2013 con Bianca Pazzaglia. Il secondo matrimonio, più felice, arriva dopo alcuni anni di convivenza (dal 2014) è avvenuto nel 2022 con Flora Canto, attualmente è padre di due bellissimi bambini.

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Enrico Brignano

Parole e pensieri

Vitamina D alleata del cuore della pelle, delle ossa e dell'intestino
Vitamina D alleata del cuore della pelle, delle ossa e dell'intestino

Nella nostra vita le parole si affollano

si affollano e se ne vanno

come acqua che scorre in un fiume impetuoso,

altre volte ci bagnano la pelle

per rimanere con noi per sempre.

Qualche volta sono le parole che ci hanno ferito,

a divenire spine nel cuore,

ma spesso sono quelle che ci hanno reso felici

a tramutarsi in perle d’acqua in un deserto,

sono queste le parole che appartengono ai nostri ricordi ,

quelle che rimangono parte di noi per sempre

quelle che ascoltiamo e rievochiamo ricordandole per sempre

con un sorriso sulle labbra.

 

  Mara Mencarelli**

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Alessitimia: quando mancano le emozioni

 

 

L’uomo nell’evoluzione della specie ha mantenuto uno spiccato istinto di conservazione, che in alcuni casi come ad esempio, nel tentativo di salvare un  figlio in pericolo o una persona cara, può essere soppiantato dalle emozioni e dall’amore, dando spazio a ciò che il cuore dice di fare a discapito anche della propria vita. E’ il caso di dire che in determinate circostanze il cuore supera la razionalità e l’istinto di sopravvivenza.

Alessitimia: quando mancano le emozioni

 Le nostre emozioni ci guidano talvolta nell’affrontare situazioni o compiti troppo difficili ed importanti in questi casi non si può contare solo sulla mente e l’intelletto, basti pensare ad un momento di grande pericolo, alla capacità di perseverare quando ci si propone un obbiettivo difficile, ai rapporti famigliari e di coppia, noteremo che ogni emozione che proviamo ci predispone automaticamente all’azione.

Una concezione della natura umana basata solo sulla razionalità ignorando il potere delle emozioni risulterebbe limitativa e squallida. Quando è il momento di prendere decisioni importanti, i sentimenti e le emozioni rivestono un ruolo fondamentale alla stessa stregua del raziocinio.
In alcuni individui queste capacità emozionali sono vissute in maniera eccessiva dando meno risalto al lato razionale, si tratta delle persone molto sensibili che presentano forti capacità empatiche, ma in altri casi potrebbe accadere l’esatto contrario.

Esistono individui che hanno una ridotta capacità emozionale, questi soggetti presentano una marcata difficoltà nel riconoscere, esplorare ed esprimere i propri vissuti interiori, inoltre  i soggetti affetti da questa problematica hanno una estrema difficoltà nel riuscire a discriminare fra stati emotivi e sensazioni provenienti dal proprio corpo tendendo a privilegiare l’agire per esprimere le proprie emozioni, sono frequenti manifestazioni  di stati di collera talvolta non giustificata.

La causa che favoriscano l’insorgere di questa patologia non sono ancora molto chiare, si presume  che rivesta una notevole importanza l’accudimento materno nei confronti del bambino nel far acquisire a quest’ultimo la capacità di riconoscere ed esprimere le emozioni e di modularsi con quelle materne, molto negativo per un bimbo l’invito da parte della madre a non vivere le proprie emozioni e la propria affettività (magari perché maschi).

Esistono casi di “alessitimia indotta”, presente in soggetti che sono stati sottoposti ad interventi chirurgici sul cervello in cui siano state interrotte le connessioni tra il sistema limbico e la neocorteccia in particolar modo nella sfera del linguaggio, in base a questo si presume che la stessa interruzione si possa verificare per cause psicologiche indotte, motivo per cui in questi soggetti la neuro-corteccia non è più in grado di codificare e classificare le emozioni.

Le persone alessitimiche sono apparentemente dei soggetti normali, prevalentemente di sesso maschile, il loro limite nasce dall’incapacità di provare e saper vivere le emozioni, e tradurle in linguaggio, il quale funge da veicolo, le emozioni fanno parte della nostra vita e della quotidianità, tendenzialmente scegliamo quelle che ci fanno star bene e rifuggiamo quelle che ci creano malessere o disagio.

Una terapia utile atta al “recupero delle emozioni” deve essere   mirata a favorire l’educazione emotiva dei pazienti cercando di rendere la persona consapevole delle proprie reazioni emotive e della relazione esistente tra pensieri e stati d’animo.

Convivere con persone affette da questa patologia è faticoso e talvolta avvilente, questi soggetti oltre a presentare una forte carenza emotiva sono incapaci di prendere decisioni più o meno importanti, come ad esempio quale carriera intraprendere, se cambiare o no un posto di lavoro, quale posizione assumere di fronte ad una problematica lavorativa familiare o affettiva, se comprare o no una casa a che ora prendere un certo impegno, tutto è influenzato dalle piccole alle grandi decisioni dal potere razionale della ragione unito a quello emozionale, ma se quest’ultimo è carente o  assente subentra una grande difficoltà di scelta proprio perché vengono a mancare tutti quei segnali intuitivi ed emozionali necessari per la giusta scelta.

 

 

 

 

Il caffè: una carica di energia, origini e storia

Caffè
Caffè

Questa gustosa bevanda scura dal gusto inconfondibile, accompagna le nostre giornate rendendoci piacevole la sua degustazione, e dandoci una bella carica di energia, accompagnato da un pezzetto di cioccolato che ne esalta il sapore, costituisce un ottimo alleato nei momenti di stanchezza, pausa e relax. Vediamo il caffè,  la storia e le origini.

Il caffè
Il caffè

Il caffè

La pianta del caffè appartiene alla famiglia delle Rubiaceae, di cui fanno parte numerose specie, la pianta del caffè è in realtà un albero tropicale del genere “Coffea“, che comprende a sua volta circa 100 specie diverse, che danno vita a miscele di caffè dal nome e gusto caratteristico, le più conosciute sono Coffea arabica, e Coffea canephora, e in modo minore Coffea liberica.

Le specie differiscono l’una dall’altra per colore profumo e gusto, influenzati dal clima e dal tipo di terreno in cui vengono coltivate, anche se è bene ricordare che  tutte le specie coltivate esistono ancora, nelle zone d’origine, allo stato selvatico. È però anche vero che sono state create artificialmente molte nuove varietà.

  • Le origine del caffè vengono fatte risalire allo Yemen ed esattamente ad una città Mocha, anche se esistono varie teorie e leggende in merito.
  • Le zone di produzione sono numerose, i maggiori produttori  ed esportatori di caffè a livello mondiale risultano essere:
  • il Brasile, il Vietnam, la Colombia, l’Indonesia, in maniera minore troviamo il Messico, Guatemala, Hondura, Perù, Etiopia, India e infine Ecuador.
  • I processi che influiscono enormemente sulla qulità del caffè sono la tostatura e la conservazione che deve avvenire in mancanza di aria, difatti, l’aria tende ad alterarne il gusto nel giro di 2 massimo 3 settimane, è quindi buona norma conservare il caffè in sacchetti sottovuoto e in seguito in barattoli  che presentano una buona chiusura.
  • Proprietà del caffè

E’ risaputo che il caffè contiene caffeina, una sostanza eccitante che favorisce lo stato di veglia e contrasta la fase energetica discendente pomeridiana postprandiale, favorendo la digestione grazie alla stimolazione della produzione dei succhi gastrici, per lo stesso motivo è sconsigliato a chi soffre di gastrite o ulcera. Ci sono casi in cui l’uso del caffè provoca troppo eccitamento ad esempio in soggetti predisposti puo’ dar luogo ad episodi di tachicardia sinusale, quindi cardiopalmo, oppure provocare insonnia, per ovviare a quest’ultimo problema e sufficiente astenersi dal prendere il caffè nelle ore pomeridiane e serali, oppure vertere la scelta su di un buon decaffeinato.

 

Come preparare il caffè

 I modi per preparare un buon caffè sono molti, i più comuni e conosciuti  sono:

  • Caffè espresso, lungo o corto, caffè decaffeinato, caffè macchiato o con panna, caffè schiumato, caffè corretto con l’aggiunta di alcool, caffè al ginseng, altamente corroborante, caffè in ghiaccio con latte di mandorla, caffè all’americana servito lungo in tazze grandi, caffè alla turca, e così via, qualunque sia il modo in cui ci piace consumare questa bevanda i suoi benefici ed il suo gusto rimangono comunque unici e inconfondibili.

 

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Fobie: cure convenzionali e cure alternative

 

Le fobie sono in realtà semplicemente delle paure profonde irrazionali, generalmente vengono classificate come disturbi d’ansia, nei casi più gravi possono generare depressione, stati ansiosi di varia entità e attacchi di panico.

Fobie: cure convenzionali e cure alternative

Si possono manifestare in vario modo e assumere diverse forme, come ad esempio la paura di spazi aperti “agrofobia”, o al contrario la più comune paura di spazio chiusi o ristretti “claustrofobia”, in altri casi si manifesta una paura o fastidio di forte entità ad interagire con gli altri anche in situazioni di totale normalità “fobia sociale”, un’altra patologia molto conosciuta e comune anche a livelli lievi è determinata dalla paura degli animali soprattutto ragni, serpenti, topi, formiche.

Generalmente si somministrano ai pazienti tranquillanti e antidepressivi che tendono ad alleviare il disturbo ma non a risolverlo e che per contro tendono a produrre assuefazione, molto utile in questi casi è il supporto psicologico di un professionista.

Una tecnica atta a ridurre questi sintomi è la desensibilizzazione che consiste nel esporre il paziente con tempi via via più lunghi alla situazione o oggetto che causa paura ed ansia, in questo modo si impara in maniera graduale a vincere le proprie paure ed attenuare o eliminare la paura fobica.

In altri casi è necessario individuare la motivazione che genera un attacco di panico, in questo caso l’aiuto di un bravo terapeuta puo’ far riemergere situazioni complesse risalenti con molta probabilità all’infanzia o a fatti traumatici che hanno determinato la patologia.

Si ritiene che le fobie siano causate da un’associazione di fattori psicologici ed esperienze personali avute nel corso della vita.

Nelle terapie alternative risultano utili il massaggio aromaterapico, le tecniche di rilassamento e respirazione, l’ipnoterapia, l’arte-terapia, la psicoterapia e sostegno psicologico che in maniera simile alla “desensibilizzazione” incoraggia lo sviluppo di pensieri e comportamenti positivi.