Medioevo, nuove tecniche agricole e le curtis

Medioevo, nuove tecniche agricole e le curtis
Medioevo, nuove tecniche agricole e le curtis

Nel Medioevo l’uomo coltivava la terra e, grazie al suo lavoro, agli strumenti tecnici e alle sue decisioni, riesce a modificarne l’aspetto dei paesaggi agrari.

I contadini del medioevo erano protagonisti di una vita incerta, minacciata costantemente dalle carestie e dalla mancanza di cibo, dunque, il problema più imminente, era quello di far fronte a tutto ciò aumentando la produzione dei cereali e sfruttando al meglio le possibilità che i campi e l’agricoltura, erano in grado di offrire. I progressi iin tal senso furono molteplici.

Medioevo, nuove tecniche agricole e le curtis

Le produzione agricole dell’alto medioevo diedero vita alle curtis. Si trattava di un metodo di ripartizione dei terreni dei feudatari e dei signori, in vari apprezzamenti coltivati dai contadini e sottoposti alla giurisdizione dei padroni. Si adottava l’usufrutto da parte dei contadini, o si affidava il terreno ad un massaro che produceva per il proprio padrone.

La vita dei padroni, dei servi o dei comuni cittadini era molto diversa a secondo del ceto sociale, le differenze si evincevano nello stile di vita, nelle mansioni e nell’ abbigliamento del basso e alto medioevo. Lo sviluppo dell’agricoltura e la sua rivoluzione, cambiò la vita e le abitudini delle fasce medio povere.

Nelle curtis i contadini o servi, denominati anche “servi della gleba”, erano legati a vita al terreno e con loro, anche le generazioni future discendenti. Se il terreno veniva venduto il contadino passava al servizio del nuovo padrone.

I proprietari, oltre a detenere il potere economico, avevano anche la giurisdizione e l’autorità su chi lo abitava, in sostanza, “dettavano legge”, ed offrivano una sorta di protezione. I contadini che vivevano nelle curtis erano uomini liberi, ma che di fatto non lo erano.

Medioevo e i cambiamenti in agricoltura: il mulino ad acqua

Tra i cambiamenti che diedero una spinta verso la crescita agraria del medioevo troviamo il mulino ad acqua e la sua grande diffusione. I mulini ad acqua consentirono di utilizzare, per la prima volta nella storia, l’energia idrica per fini pratici. Un esempio di borgo medioevale con mulino ad acqua è l’isola Farnese con i suoi resti.

Laddove, nelle proprietà dei feudatari o dei vari signori non esistevano i corsi d’acqua, si svilupparono i mulini a vento che sfruttavano l’energia eolica. Il vento venne visto come una fonte di energia libera di cui tutti si potevano appropriare (a differenza dei corsi d’acqua).

I mulini consentirono la trasformazione più rapida dei cereali come il grano in farina, in maniera anche più economica rispetto ai periodi precedenti.

Mulino ad acqua isola farnese veio
Mulino ad acqua medioevale, isola Farnese – Veio

La coltivazione a rotazione: il maggese

Nel medioevo si comprese che lo sfruttamento continuato di un terreno, portava inevitabilmente, al suo esaurimento produttivo, e che la natura aveva la necessità di riposare. Fu così che per alcune coltivazioni si passò alla “rotazione agraria di coltivazione“, ossia al maggese.

Il maggese consisteva nell’avvicendamento di un anno di risposo, seguito da due anni di raccolto per il medesimo apprezzamento di terra. Questa tecnica, insieme ad una maggior resa della semina, aumentò notevolmente la quantità e la qualità del raccolto.

L’uso dell’aratro nel medioevo

La coltivazione agraria non aveva carenza di spazi, in quanto l’Italia era ricca di boschi e praterie e. per questo, il sistema di rotazione non creava problemi. Ciò che fu necessario, invece, fu come trovare un modo per sfruttare al meglio gli spazi da coltivare. L’aratro, ereditato dagli antichi romani, permise questo processo.

L’aratro, rimase per secoli il medesimo che i romani l’asciarono in eredità: uno strumento leggero che affondava poco nel terreno ma che si dimostrava poco idoneo per dissodare terreni incolti ed aridi.

Nel medioevo si trovò il modo di renderlo più fruibile anche da questo punto di vista, attraverso l’inserimento di due ruote anteriori che divennero il fulcro dell’aratro permettendo al vomere di scendere più in profondità sfruttando la maggiore fertilità del terreno.

Struttura dell’aratro nel medioevo: dal legno al metallo

Nel medioevo l’aratro era dotato di due ruote, e del vomere, una lama che penetrava il terreno verticalmente, mentre un’altra lama, lo tagliava in maniera orizzontale a livello delle radici delle’erba. Dietro a queste due lame si trovava un versoio, costituito da una superficie metallica di forma concava che serviva a spostare le zolle da un lato.

La costruzione di questi aratri era costosa, e dunque, si costituirono dei veri e propri consorzi che ne consentivano la proprietà collettiva.

Struttura dell’aratro in metallo

Le nuove tecniche di coltivazioni e l’allevamento: buoi e cavalli

Le nuove tecniche di coltivazione nel medioevo che si avvalsero dell’uso dei mulini e dell’utilizzo di un nuovo aratro più efficiente, non solo incisero sulla produttività agricola, ma anche sull’allevamento e l’utilizzo degli animali. Alcuni contadini preferivano utilizzare i cavalli, altri invece, i buoi.

Mentre il bue si rivelava più solido e resistente, il cavallo si dimostrò molto più agile e veloce. L’introduzione del ferro di cavallo chiodato allo zoccolo dell’animale, fece si che il cavallo, fu preferito per l’agricoltura in molte parti dell’Europa. Altra miglioria introdotta fu un nuovo tipo di collare e di morso che quadruplicarono la capacità lavorativa degli animali da tiro.

Cosa coltivavano i contadini nel medioevo?

Tra i prodotti di maggior uso e coltivazione nel medioevo si collocano i cerali come il grano, segale ed orzo, ma anche legumi come fave, ceci e piselli ed ortaggi come zucchine, zucche, lattuga cipolle, cavoli e zape. Inoltre anche il bosco e le praterie assunsero grande rilievo: nel bosco e nelle praterie si trovava il nutrimento per il bestiame, si raccoglievano le ghiande ed i frutti di bosco inoltre era fonte di cacciagione.

Cosa mangiavano nel medioevo?

Nel periodo medioevale l’alimentazione era abbastanza varia ma dipendeva anche dal ceto sociale di appartenenza. I cereali erano consumati abbondantemente, sotto forma di pane, zuppe, pasta, farinate d’avena e polenta.

Le verdure ed i legumi rappresentavano una valida integrazione alimentare, seguite da cacciagione, ma anche da carne di allevamento come, maiale, pollo e manzo, servite prevalentemente sulle tavole dei ricchi. Inoltre, venivano consumate ampie varietà di pesci d’acqua dolce, insieme ad aringhe e merluzzo.

Le trasformazioni agroalimentari erano scarse, ed i trasporti molto lenti, motivo per cui le popolazioni si nutrivano prevalentemente delle produzioni locali. Ma, con lo sviluppo del commercio internazionale, le classi sociali copiarono, la classe superiore a quella di appartenenza, sia nell’abbigliamento che nell’alimentazione.

Furono dunque emessi dei decreti locali che vietavano il consumo di determinati prodotti ad alcune classi sociali, o ne limitavano la quantità fruibile.

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9 COMMENTS

  1. […] Ninfa era in realtà, una antica cittadina medioevale al cui interno si trovavano 7 chiese. La più importante di tutte, era Santa Maria Maggiore. Le costruzioni presenti a Ninfa costituivano un villaggio di cui oggi rimane ben poco. Il corso d’acqua sorgivo ed il lago, tutt’ora esistenti, permisero, un tempo l’insediamento di vari mulini ad acqua edifici che nel medioevo permettevano nelle curtis le coltivazioni. […]

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