Il lavoro e l’organizzazione domestica di Elsa: conflitti

Il lavoro e l'organizzazione domestica di Elsa: conflitti
Il lavoro e l'organizzazione domestica di Elsa: conflitti

I giorni erano trascorsi veloci ed il giorno dell’inizio del nuovo lavoro si stava avvicinando: l’indomani avrebbe cominciato questa nuova avventura nella galleria d’arte del suo amico Stefano, e ne era felice. Poteva esprimersi come sognava da tempo, essere indipendente e fare il lavoro per cui aveva studiato tanti anni.

Riassunto…[Ripensava al giorno seguente: eh si, Aveva un bel sorriso Stefano, sapeva ascoltare le persone, dire la cosa giusta, al momento giusto. Elsa pensò che era molto fortunata ad avere un amico / datore di lavoro così, e aveva capito che nella vita “chi fa da se fa per tre”], ed aveva deciso di fare da sola.

Dopo aver parlato con lui si sentiva più tranquilla. Elsa aveva trovato un accordo che le permetteva di avere un orario di lavoro elastico, alternandosi con l’altra ragazza della galleria che era decisamente più libera di lei.

Il lavoro e l’organizzazione domestica di Elsa

Margherita viveva in famiglia, non aveva figli, ne impegni legati ad una famiglia sua, e questo le permetteva tranquillamente di andarle incontro in base alle sue esigenze “anche momentanee”. Stefano le aveva parlato, chiamandola al telefono quel giorno del loro incontro al bar, è lei era stata gentile e si era resa disponibile subito.

Certo, questa disponibilità le avrebbe permesso di guadagnare un po’ di più, rispetto a lei, ma tutto sommato le andava più che bene, l’orario in galleria non era pesante, la chiusura era alle 18:00, mentre l’apertura alle 10:00 e questo le consentiva di accompagnare la bimba a scuola per poi farla riprendere alla baby sitter a giorni alterni.

Il primo giorno di lavoro in arrivo: conflitti

Stefano conosceva Marco da anni, e non voleva certo che i due litigassero per non essere riusciti ad organizzarsi con la piccola Angelica. Marco si era dato alla fuga: comportamento davvero immaturo non in linea con un uomo della sua età.

Ora, il primo giorno di lavoro era davvero arrivato: la mattina seguente avrebbe accompagnato Angelica a scuola per calarsi finalmente nel mondo magico della galleria d’arte. Aveva sognato questo momento per mesi, aveva affrontato decine di colloqui, subito umiliazioni, perso tempo inutilmente correndo da una parte dall’altra della città ma ora, finalmente, era arrivato il suo momento.

Sorrise.

Arrivò la sera, Marco, come sempre, tornò a casa con un po’ di ritardo rispetto al solito orario. Si sedettero a tavola per cenare. Era tardi, ed Angelica non poteva andare a dormire troppo tardi. Era piccola e la mattina seguente doveva alzarsi presto per andare a scuola.

Elsa fisso a lungo Marco mentre mangiavano, aspettando una sua parola. Poi, rupe il silenzio e annunciò che l’indomani avrebbe iniziato il suo lavoro in galleria. Marco la guardo, abbozzò un sorriso e disse: “me ne ero quasi dimenticato“!.

Tu te ne sarai pure dimenticato, ma Angelica? Hai pensato ad Angelica? Per me è una cosa importante questo lavoro.

Angelica? Mah, non saprei… (rispose)

Non ti preoccupare Marco, la porto a scuola prima di andare al lavoro, poi il pomeriggio la riprenderà Marta.

Chi è questa Marta?

Marco, tranquillo, è una brava ragazza, una compaesana, una ragazza di provincia come me, che ho assunto per badare ad Angelica quando non ci siamo... Quando non ci sono! aggiunse con decisione.

Beh ma potevi almeno dirmelo! Bofonchiò con un tono tra l’incredulo e l’aggressivo.

Elsa divenne rossa in volto e alzò un po’ la voce:

Dirtelo? Ci ho provato in tutti i modi a farti capire che era necessario trovare una soluzione ma tu avevi sempre altro da fare…

Marco sbuffò. Ripose il tovagliolo sul tavolo e aggiunse: “sono stanco vado a letto”

Anche questa volta aveva aggirato il problema. La irritava questa sua incapacità di agire. Non le piacque ritrovarsi a pensare male di lui, perché lo amava, ma si rendeva conto sempre di più che non si era certo mostrato all’altezza della situazione.

Angelica era prima di tutto sua figlia, e lui avrebbe dovuto occuparsene e trovare la soluzione più idonea senza spingerla, inevitabilmente, a fare di testa sua. Non si sentiva considerata. E questo non le piaceva affatto.

Pensieri

Chissà se tutti gli uomini sono così (pensò Elsa). Certo, non ricordava in suo padre, comportamenti così, da “struzzo”, con “la testa sotto la sabbia”. Come le disse, sorridendo, Stefano.

Suo padre era stato sempre responsabile e propositivo. Aveva condiviso tutto con sua mamma, responsabilità e incombenze. Specie nelle decisioni importanti. Non l’aveva mai lasciata sola in questo modo, come Marco aveva fatto con lei, e con Angelica.

Improvvisamente si sentì triste!

Il giorno seguente sarebbe stato davvero molto importante per lei, un giorno da ricordare: quello del suo primo vero lavoro, ed era lì, da sola a gioirne…gioirne?

No, non stava gioendo, era triste, si sentiva non considerata, non supportata, non capita: sola!

Anche questo episodio si chiude con una domanda rivolta alle lettrici:

Quante volte vi è capitato di sentirvi sole e incomprese in “una situazione che avrebbe dovuto essere supportata e gestita in due e magari, come in questo caso, anche festeggiata?”

Episodi precedenti

  1. ELSA LA RAGAZZA DI PROVINCIA
  2. ELSA LA RAGAZZA DI PROVINCIA TROVA LAVORO
  3. ELSA TORNA IN PROVINCIA LA VISITA A NINFA
  4. ELSA TORNA A CASA UNA SETTIMANA DA ORGANIZZARE
  5. ELSA VITA DI COPPIA E RESPONSABILITA’
  6. PUNTI DI VISTA E RESPONSABILITA’: ELSA ALLA RICERCA DELLA SOLUZIONE
  7. CHI FA DA SE FA PER TRE: ELSA VERSO L’INDIPENDENZA

Il resto a domenica prossima: buona lettura!

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4 COMMENTS

  1. Ciao una sensazione che provo fin troppo spesso e fa molto male. Meglio non contare sul giudizio e sostegno degli altri

  2. Eh già, vero! è una sensazione che capita spesso di avere per noi donne…ma sì, invece, creo che in una coppia il sostegno reciproco e la condivisione siano un tassello troppo importante nella vita a due.

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