Elsa in gita all’antica Norba e la leggenda della gallina d’oro

Elsa in gita all'antica Norba e la leggenda della gallina d'oro
Elsa in gita all'antica Norba e la leggenda della gallina d'oro

Aveva messo giù il telefono senza pensarci troppo. Non gli andava di discutere davanti a sua madre e, tantomeno, non voleva giustificarsi per cose di cui lei non aveva nessuna responsabilità. Marco doveva capire che il suo comportamento degli ultimi mesi non era stato corretto nei sui confronti, e nei confronti di Angelica.

Elsa aveva bisogno di “staccare la spina”. A cena con i suoi genitori, avevano chiacchierato del più e del meno. Aveva raccontato con entusiasmo del suo nuovo lavoro alla galleria d’arte. Su consiglio del padre, aveva programmato una gita per la mattina seguente: avrebbe potato Angelica a vedere l’antica Norba.

[Riassunto puntata precedente: Marco non c’è mamma, aveva del lavoro da sbrigare, io ed Angelica abbiamo pensato di svagarci un po’ e di venirvi a trovare.

Squillò il telefono: era Marco. Si mostro perplesso e seccato rispetto alla decisione di Elsa di andarsene per il weekend. Si lamentò del fatto che era dovuto andare a fare la spesa, senza preavviso.…etc].

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Elsa in gita all’antica Norba

La mattina presto Elsa si alzò allegra e piena di energie, pronta a vivere una giornata all’aria aperta. Aveva pensato di portare Angelica a vedere le mura ciclopiche che caratterizzavano i resti dell’antica Norba. Per secoli gli uomini si erano domandati in che modo fosse stato possibile edificare delle mura con pietre così gigantesche, grandi tanto da lasciare senza fiato alla sola vista. Elsa si emozionava ogni volta che si recava in quel luogo.

Norba antica, aveva un suo fascino speciale, una città che si rivelò nel corso delle più importanti guerre combattute dai romani sul suolo italico, una vera e propria rocca inespugnabile, così come testimoniavano le sue mura a distanza di secoli.

Un centro di grande importanza, specie tra il I e il II secolo a. C. ma, tutto sommato, di breve vita. Ora ne rimanevano solo alcuni resti e le mura imponenti; pensò Elsa varcando la soglia della Porta Maggiore. Si fermò a far riposare Angelica perché la strada fin li era un po’ in salita e l’aria era calda. Mangiarono un frutto, e bevvero un po’ di acqua fresca contenuta nelle loro borracce.

Chissà cosa sarebbe stato di quella città se non fosse avvenuto lo scontro tra Mario e Sila a decretarne la fine per la relativa sconfitta di Mario con il quale i cittadini ebbero la “colpa” di schierarsi. Lo scontro si concluse con la conquista e la distruzione della cittadina da parte di Sila. La popolazione fu uccisa, costretta a fuggire e alcuni, pur di non cadere prigionieri, si suicidarono. Dei fuggiaschi si rifugiarono nell’attuale Norma, altri a Ninfa, luogo incantato dove Elsa aveva portato anche Marco a subire il fascino.

Nonostante i racconti tramandati nel tempo, non si sapeva bene se qualche abitante riuscì a ritornarvi successivamente. Ma, quel che è certo è che nel II secolo, la malaria rese Norba un paese fantasma: completamente abbandonato. Norba si estendeva per circa 40 ettari ma solo 2 di questi erano stati ripotati alla luce: un vero peccato, pensò. Forse prima o poi, qualcuno avrebbe investito in nuovi scavi.

Tra erba, arbusti, qualche albero, svettano le mura e le architetture dell’acropoli antica. Il vento che soffiava tra i rami e le pietre, sembrava raccontare una storia: aveva sempre la sensazione che li vi fossero tante anime, ed un strana energia.

Antica Norba

Elsa, che sapeva bene la storia dell’antica acropoli, la raccontò alla bambina con termini semplici.

Le grandi mura ciclopiche perimetrali sorgevano al di sopra di pareti rocciose a picco. Norba antica era caratterizzata da 4 porte principali strategiche che permettevano l’accesso alla città. I grandi blocchi monumentali che costituivano le mura sono tutt’oggi ben visibili, e comprendono la porta di accesso Maggiore, e la torre quadrata alta 15 metri.

L’interno della città presenta due acropoli, dette rispettivamente acropoli maggiore e acropoli minore, dove sono presenti i resti di due templi, uno dedicato alla Dea Diana e l’altro al Giunone Licina.

Vi sono altri due templi nell’acropoli minore, ma purtroppo, non si conosce a chi furono dedicati. Quanta vita era passata nei sette secoli in cui l’antica Norba conobbe splendore e declino? Tanta! Angelica l’ascoltava con attenzione arricciando naso e fronte quando il racconto si faceva più interessante.

Altre strutture architettoniche fondamentali dell’antica Norba sono il foro, il complesso termale e le strade principali della città, ancora ben conservate e lastricate. La vista, ed il panorama che si stagliano dall’alto dell’antica Norba, lasciano vedere Norma, piccolo paese in provincia di Latina, il promontorio del Circeo e la Pianura Pontina: uno splendido panorama mozzafiato che si estende da ogni lato con forme e colori diversi.

Norba e la leggenda della gallina d’oro

Elsa e Angelica passeggiarono nella campagna norbense osservando gli edifici e le strutture. Elsa, spiegò ad Angelica, che in tempi antichi, alcuni popoli avevano vissuto in quel luogo. Lì c’erano i resti dei luoghi che frequentavano, le loro case, le chiese, le terme dove le persone della città antica andavano a fare il bagno, ed i loro pensieri così come le loro energie.

Al di sotto dell’acropoli, nel sottosuolo, si dice che vi fosse una fitta rete di cunicoli e, una leggenda racconta che in uno di quei cunicoli vi fu anticamente seppellito un tesoro. Concluse Elsa accarezzando la bambina.

Un tesoro? esclamò la bimba spalancando gli occhi pieni di curiosità, “che tipo di tesoro?”.

Mentre un gruppo di turisti avanzava con una guida al seguito, Elsa e Angelica si fermarono ad ascoltare…

“Antichi racconti diventati leggenda narrano che, tra i tortuosi sotterranei dell’Antica Norba, si trovi nascosto un tesoro di grande valore, composto da una chioccia con alcuni pulcini d’oro di rara bellezza e alcune gemme preziose. Molte le leggende che narrano la presenza, in luoghi segreti, di chiocce e pulcini in oro. Questo, spigò la guida, perché gli animali rientravano tra i soggetti principali dell’oreficeria longobarda.

Teodolinda regina dei Longobardi e d'Italia, nota anche con il nome dell Dama di Ferro
Teodolinda regina dei Longobardi e d’Italia, nota anche con il nome dell Dama di Ferro

Quel che è certo è che Teodolinda, denominata anche la Dama di ferro, regina dei Longobardi e d’Italia (589 – 616), celava nella sua sepoltura un gruppo scultore in argento dorato e gemme di una chioccia con i suoi pulcini, simbolo di rinascita della vita e della prosecuzione della stessa. Per la chiesa invece, la chioccia rappresenta la madre protettrice, colei che si prende cura dei propri figli”.

Già proprio come lei, “una chioccia protettrice di una bimba”. Guardò Angelica e sospirò…

Una bimba che amava ogni giorno di più ma che non era neanche sua figlia. Sì! Si sentiva sempre più la madre di Angelica.

Cosa sarebbe accaduto se un giorno lei e Marco si fossero lasciati? Giuridicamente sapeva di non avere nessun diritto sulla bambina.

Angelica la distolse dai suoi cupi pensieri con una fragorosa risata. Un piccolo leprotto era uscito allo scoperto tra le rocce e Angelica rideva divertita guardandolo saltellare.

Com’era bella quando rideva! Quella bambina riusciva a metterla sempre di buon umore. Sorrise, e per un attimo senti la felicità invadergli l’animo: bastava poco!

“La felicità non esiste essa è composta da attimi fugaci”

E dopo la citazione, chiudiamo il racconto di oggi con una domanda davvero semplice:

Cosa vi rende felici in questo momento della vostra vita?

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16 COMMENTS

  1. È una storia raccontata con la giusta attenzione rivolta verso la psicologia dei personaggi che risultano così ben caratterizzati.
    Maria Domenica

  2. Carinissimo questo racconto con l’inserimento di una parte storica e la leggenda. La mia felicità oggi come oggi è vedere mia figlia serena.

  3. Propio ciò che mi chiedo, cosa accadrà se un giorno lei e Marco si dovessero lasciare? Questo mi mette molta tristezza…

  4. Essere dove volevo essere, e’ stato un lungo percorso e sono felice di essere qui, nei miei panni. 🙂 Bel racconto!

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