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sabato, Ottobre 4, 2025
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Come fare la pizza bianca o pizza focaccia

Pizza bianca o focaccia
Pizza bianca o focaccia

La base di ogni prodotto da forno è costituita dalla scelta delle farine e dei lieviti. Da diverso tempo ho scoperto il lievito madre fresco che rinnovo più volte alla settimana ed ho ottenuto pane e pizza gustosi, focacce farcite e soprattutto, molto digeribili. La ricetta del lievito madre richiede tempo per la preparazione, ma si può trovare il lievito anche in vendita online, o da un amico, o dal vostro panettiere di fiducia. In rinfresco invece, richiede costanza ma lo si effettua in pochi minuti.

Come fare la pizza bianca o pizza focaccia con lievito madre

In un articolo recente vi ho parlato di come ottenere una focaccia con olive e pomodorini, in questo post, invece, vedremo come ottenere una focaccia semplice o una pizza bianca. Come premesso, non uso lievito diverso dal lievito madre fresco, ma posso consigliarvi, se non ne avete, di usare anche del lievito secco o del lievito di birra.

Impasto pizza
Impasto pizza lievitato

Ingredienti pizza bianca

Per fare una teglia di pizza bianca o una focaccia semplice con rosmarino, servono pochi ingredienti. Calcolate di usare 150 grammi di lievito di pasta madre per circa 500 grammi di farina. Se avete il lievito di birra considerate che un cubetto di lievito da 25 grammi, corrisponde a 300 gr di pasta madre.

  • 200 gr di farina 0 o doppio 0
  • 150 gr di fecola
  • 150 gr di farina di forza Manitoba
  • 150 – 180 gr di lievito madre
  • 300 gr di acqua naturale in bottiglia
  • 1 cucchiaio di miele o di zucchero
  • 1 cucchiaino di sale
  • 3 cucchiai di olio extra vergine (più olio per le pieghe)
  • rosmarino

Preparazione pizza bianca

Tra le pizze che preparo in casa, questa semplice bianca, è una di quelle che piace di più per via del sapore ma anche dell’impasto che viene ben alveolato e con una crosticina croccante. Una focaccia bianca davvero molto buona che potrete mangiare così com’è o farcire, tagliandola in due e riempiendola con affettati e formaggi, ma anche con verdure di vario genere o carne.

Una volta rinfrescato il lievito che vi occorre, ponetelo in un contenitore. Aggiungetevi l’acqua tiepida con il miele disciolto all’interno. Amalgamante bene, e fate sciogliere il lievito che dovrà riposare 5 minuti. Ora possiamo procedere alla preparazione dell’impasto, aggiungendo altra acqua, la fecola e le farine mescolate insieme, e per ultimo, dopo aver impastato, aggiungete due dita di acqua in cui avrete disciolto il sale. Considerate che un bicchiere colmo di acqua, equivale circa a 150 grammi.

Impastate con la forchetta e poi con le mani. Non uso planetaria. Quando l’impasto e abbastanza morbido e compatto, fatene una palla che ungerete sulla superficie per poi coprirla con la pellicola. Ponete il tutto al riparo da correnti d’aria, preferibilmente nel forno con luce accesa, o sotto la cappa con luce accesa.

Dopo 30 minuti fate le prime pieghe: ungetevi le mani e piegate il lembo dell’impasto da un lato all’altro più volte. Ungete la superficie e coprite. Lasciate riposare 30 minuti e ripetete le pieghe, questo lavoro andrebbe fatto 3 o 4 volte ma ho appurato che è sufficiente fare le pieghe anche solo 2 volte l’importante è che l’impato per la pizza raggiunga una certa elasticità. La lievitazione con lievito madre è lunga. Io preparo l’impasto il giorno prima e lo lascio riposare 24 – 48 ore (bastano però 6-8 ore). Con il lievito di birra occorre molto meno.

Come fare la pizza bianca o pizza focaccia

Cottura pizza bianca e focaccia

Per la cottura utilizzo il forno statico a 230 – 250 gradi programma pizza. Ma, mentre per le pizze condite uso prima la temperatura di 250 gradi e poi rinforno con il condimento a temperatura inferiore, ho visto che per la pizza bianca va bene anche una temperatura di 220 – 230 gradi. Ungete la teglia stendete con le mani senza usare il mattarello l’impasto, allargandolo con la punta delle dita.

L’impasto dovrebbe rimanere di un certo spessore e non troppo sottile. Ungete la superficie con un filo d’olio (usate il pennello). Lasciate riposare dieci minuti. Condite con un pizzico di sale e un po’ di rosmarino e infornate. Controllate la cottura. Dopo circa 20 minuti la focaccia è pronta. Deve essere ben dorata. Se il vostro forno (come molti), non cuoce in maniera uniforme, dopo 15 minuti girate la teglia cambiandole lato.

Una volta sfornata lasciate raffreddare un paio di minuti, tagliatela e servitela calda. ottima semplice, perfetta farcita.

Buon appetito!

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Condizionatori e caldaie per il migliore comfort in casa

Caldo e freddo vanno combattuti con gli strumenti appositi: condizionatori e caldaie per il migliore comfort in casa; sicuramente i prodotti più adatti per vivere in un ambiente confortevole sia d’estate che d’inverno. Il fatto è che debbono essere  di buona qualità, avere un’ottima resa, essere adeguati all’ambiente in termini di dimensioni, tutto questo in modo da poter garantire la condizione climatica ottimale di caldo e  freddo.

 

Condizionatori e caldaie per il migliore comfort in casa
Condizionatori e caldaie per il migliore comfort in casa

 

Condizionatori e caldaie per il migliore comfort in casa

Un’attenzione particolare va rivolta dunque, alla scelta delle tecnologie. Ottime quelle che ricavano energia da fonti rinnovabili rispettando l’ambiente e l’ecosistema. Climanet, azienda leader nel settore è dotata e supportata di uno staff di Energy Manager che è in grado di progettare e pianifica ottimi impianti in grado di garantire un elevata efficienza energetica, tarati in base alla tipologia di edificio che li ospita. Un buon impianto è in grado di aumentare notevolmente il comfort all’interno di ogni abitazione.

 

Settori di specializzazione dell’azienda e certificazioni

L’azienda è attiva sul mercato dal 1994. Lo Show room si trova a Roma in viale Canaro A/F. Le qualifiche e le certificazione garantiscono il TOP per ogni impianto: certificata iso 9001, effettua installazioni con manodopera altamente specializzata provvista del patentino  F-GAS CERTIFICATION NUMERO IT255097, nel pieno rispetto dei requisiti richiesti dalla norma sui gas refrigeranti. L’azienda si avvale di personale specializzato ed agenti tecnico-commerciali qualificati in grado di suggerire le installazioni più idonee, le modalità ed i prodotti, personale che sa pianificar e progettare  impianti ad alta efficienza energetica sia che si tratti di un piccolo o grande appartamento che di edifici industriali, garantendo qualità e tempestività di preventivi ed interventi.

 

Condizionatori, Caldaie, fotovoltaico, geotermico: prodotti ed assistenza

 

Condizionatori e caldaie per il migliore comfort in casa
Condizionatori e caldaie per il migliore comfort in casa: Climanet

Azienda leader  nel mondo dei condizionatori e delle caldaie, presente a Roma. Climanet è specializzata in ambito progettazione, fornitura e messa in opera degli impianti in grado di aumentare il comfort delle case e degli edifici: climatizzatori e caldaie ma anche scaldabagni, termostufe a pellet, il combustibile del momento, con ottima resa e buon rapporto costo efficienza.

L’azienda si occupa anche di impianti di riscaldamento autonomi tradizionali e a pavimento, pannelli solari, solare termodinamico, impianti fotovoltaici, geotermici, e impianti di contabilizzazione, infine di pompe di calore aria ed acqua, il tutto per uso sia residenziale che commerciale e  regolato da alta tecnologia e sistemi di domotica.

 L’aziende offre i suoi servizi sia su Roma, dove ha sede che su tutto il Centro Italia. L’azienda è attenta al cliente e alle sue esigenze incluse le agevolazioni e degli incentivi previsti dalla legge occupandosi personalmente delle pratiche per il cliente.

Per avere ulteriori informazioni in merito all’azienda visitare il SITO CLIMANET.

 

 

Giappone: la Gheisa o Geisha, tradizione e abbigliamento

Popolo giapponese: la Gheisa o Geisha, tradizione e abbigliamento
Popolo giapponese: la Gheisa o Geisha, tradizione e abbigliamento

Il popolo Giapponese ha origini contrastate, ma nonostante ciò, ha tradizioni radicate come quella dei Samurai e quella ancor attuale, della gheisa o geisha. La figura della gheisa subirà nei secoli, varie evoluzioni che determineranno, alla fine dell’800, la nascita delle attuali geishe: donne eleganti, raffinate, talentuose nelle arti. Geisha significa “persona d’arte” infatti arte da “gei” e “sha” che significa persona.

Johann Nawrocki, esperto di storia giapponese, presume che il popolo del Giappone ha origini in Corea, cosa che i giapponesi rifiutano in modo inequivocabile e deciso, in quanto non ci sono mai stati buoni rapporti tra questi 2 paesi. Altri studiosi asiatici ritengono che il popolo giapponese nacque nel Paleolitico grazie all’ unione di uno dei popoli antichi al mondo: quello cinese, insieme al popolo Ainu, gruppo etnico che abitava nel nord dell’isola di Hokkaidō e sull’isola di Sakhalin, ad est della Russia. Per quel che riguarda la lingua, non esiste una propria Aimu, ma vari dialetti che presentano influssi sia giapponesi che russi.

La tradizione della Gheisa in Giappone

Quando pensiamo al popolo giapponese ci vengono in mente due figure in particolare, quella del samurai e quella della gheisa. I samurai erano dei militari del Giappone feudale al servizio dell’aristocrazia giapponese; mentre le gheisce erano, e sono, figure femminili dedite all’arte e all’intrattenimento.

Tra le arti praticate si annoverano la musica, il canto e la danza. Attualmente per diventare gheisa si deve frequentare una scuola e si seguono lezioni specifiche formative e varie limitazioni. Diventare gheisa richiede molto sacrificio, ed è per questo motivo che il loro numero in Giappone è in netta diminuzione rispetto al passato.

Giappone: la Gheisa o Geisha, tradizione e abbigliamento

La nascita delle prime Geisha

Molto frequenti nel XIII e XIV secolo queste donne e artiste, si ritrovano già in tempi precedenti sotto il nome di saburuko. All’epoca le saburuko erano in realtà delle cortigiane che si occupavano di intrattenere la classe nobile. Dopo il VII secolo furono soppiantate dalle juuyo che altro non erano che delle prostitute di alto bordo. Intorno al 1600 le juuyo divennero delle figure per allietare le feste come dei giullari e spesso, si trattava per lo più di uomini che si esibivano in danze e canti.

Verso il 1700 comparvero le prime vere gheisa che, per eleganza e bravura, si sovrapposero fino a soppiantare le figure maschili di giullari. Contemporaneamente però sorsero e si svilupparono nel 1600 molti bordelli in virtù del fatto che fu resa legale la prostituzione dal secondo shougun. Quindi, per un periodo storico, le due figure, quella della prostituta e della gheisa, si sovrapposero e si confusero, anche se in realtà, la gheisa, non poteva acquisire la licenza di prostituta ed esercitare in tal senso.

La Gheisa e l’emanazione delle leggi del XIX secolo

Nel XIX secolo vennero emanate le prime leggi a cominciare da città come Tokyo e Kyoto nelle quali si crearono dei quartieri denominati hanamachi in cui sorsero le case da tè (ochaya). Nacquero anche le case delle geisha (gheisca) denominate okiya, le quali si distinsero rispetto ai bordelli, e in cui le giovani donne imparavano le arti per allietare gli ospiti con canti e balli.

All’epoca le giovani venivano arruolate sin da bambine e spesso vendute dalle loro famiglie. L’apprendistato di queste fanciulle bambine denominate shikomi, era molto duro e da principio le nuove arrivate, le più piccole, avevano il compito di attendere il rientro delle gheise per accudirle e rassettare. Svolgevano questo compito, anche fino a tarda notte.

Verso la fine del secolo la cultura del Giappone denominatagiapponesimo, con stile arredamento e abitudini, (insieme al ruolo della gheisa), si diffusero in tutto il mondo. Artisti dell’epoca, come pittori e musicisti, raffigurarono queste donne in immagini ed opere. Ad esempio, è nota la Madama Butterfly di Puccini, mentre pittori come Van Gogh e Cloude Monet, dipinsero donne con ventaglio e kimono.

La gheisa incarnava l’immagine della donna servizievole, elegante e raffinata. Questo stereotipo di donna sottomessa fu usato nel dopoguerra per contrastare a livello cinematografico, il femminismo.

La Geisha o Gheisa e le Maiko: l’abbigliamento

La Geisha, Gheisa o Maiko: l’abbigliamento in Giappone

Allora come oggi, queste donne indossano kimono raffinati in seta dipinti con colori e disegni vivaci, chiusi in vita da una cinta con fiocco denominata obi (legato con fiocco sul dietro). Usano variopinti ventagli, portano un trucco curato e si tingono il viso di bianco. Hanno acconciature complesse che spesso le costringono a dormire in maniera poco consona e scomoda.

Le Maiko o “fanciulle danzanti sono delle giovani apprendiste che frequentano la scuola che gli insegnerà tale professione. In molti distretti, incluso quello di Tokio, la parola Maiko è ormai associato a quella di geisha. Un tempo il periodo di apprendistato, poteva durare anche fino a 5 anni e prevedeva vari passaggi e diversi esami. Attualmente un albo professionale denominato Kenban determina le regole da seguire in termini di moralità, estetica, abbigliamento e trucco, nonché stile di vita.

Il salario di una Geisha

Questa professione, prevede come molte altre, un salario fissato dagli organi statali. Lo stipendio varia in relazione al numero di incontri e di clienti, ma anche in virtù del numero di bastoncini di incenso bruciati durante l’intrattenimento. Sono infatti i bastoncini di incenso a funzionare come una clessidra, ed il tempo così calcolato viene denominato senkòdai.

Queste figure artistiche e professionali sono in via di estinzione in molte parti del Giappone. Resistono ancora alcune comunità: Tokyo conta 7 hanamachi, mentre Kyoto ne conta 5. Le giovani donne che decidono di intraprendere questa professione, iniziano il loro addestramento intorno ai 15 anni di età o talvolta, all’università. Sono donne nubili e possono decidere di sposarsi ma per farlo devono obbligatoriamente abbandonare la professione. Posso avere relazioni.

Tra confusione e realtà la figura della Geisha

Contrariamente a quel si crede nel mondo occidentale, la figura delle geisha attuale non è legata al mondo della prostituzione, come abbiamo visto, ma solo al mondo delle arti. L’equivoco nasce anche dal fatto che in lingua cinese la traduzione del nome significa similmente “prostituta”.

Inoltre, va detto che vi sono delle geishe che non rispondono alle regole del kenban e non vi sono iscritte, e quindi, corrispondono ad esse solo per l’abbigliamento, ma in genere indossano l’obi (la cintura) legata sul davanti. Si tratta di donne denominate onsen geisha o geisha delle terme che lavorano in alberghi e stabilimenti balneari e intrattengono i clienti in vari modi…

Curiosità: il “danna” o patrono

Nel passato, quando nel Giappone si contavano circa 80.000 donne dedite a questa attività (anni ’20), e dato che le geishe non potevano sposarsi, ma avevano necessità di sostenere grandi spese per esercitare la professione, sceglievano un ricco uomo denominato “danna”, spesso si trattava di un uomo sposato.

Talvolta accadeva che, l’uomo e la geisha si innamoravano, ma nonostante ciò il sesso non era previsto come pagamento del sostegno economico ricevuto. Ancor oggi, alcune di loro scelgono un patrono che sia disposto ad elargire un supporto economico. Un rapporto intricato fatto di rispetto e prestigio difficile da comprendere al mondo occidentale, ma anche a molte persone del mondo orientale.

Una figura dunque, che richiede preparazione, spirito di sacrificio e acquisizione di molte competenze, una tradizione che si sta perdendo, ma che tradizionalmente ancora si mantiene in poche città.

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Come indossare abiti e capi floreali per la primavera estate

abiti floreali
Vestiti floreali

Quante volte abbiamo indossato un vestito a fiori durante la nostra vita? Un bel po’, chi più chi meno. Gli abiti floreali sono sempre stati presenti nel guardaroba delle donne di ogni età e vengono indossati soprattutto in primavera e in estate, quando la stagione è nostra complice e ci fa sentire un po’ più libere e spensierate, anche senza ragione! Senza dubbio i vestiti floreali sono ottimi alleati per il buon umore, soprattutto se sono molto colorati e con grandi fiori!

Abiti floreali: Il look perfetto per rinascere dopo un periodo di crisi

Perchè indossiamo la fantasia floreale solo con l’arrivo della bella stagione e solo sui vestiti? Una blusa a fiori da indossare sotto ad una giacca per l’outfit da ufficio, o una camicia blu a fiori da abbinare con i nuovissimi balloon jeans, fanno la loro bellissima figura anche d’inverno, e ci rallegrano la giornata già dalla mattina! Ecco perché in un periodo di crisi, un outfit energizzante migliora positivamente il nostro umore, mentre i modi per indossarlo, sono davvero molteplici!

Come indossare abiti e capi floreali per la primavera estate

Abiti floreali estivi e primaverili: look classici e rivisitazioni alla moda

I vestiti con fantasia a fiori sono oggettivamente molto belli, ma ancora ci sono alcune donne che non hanno imparato ad indossarli perché non sanno come abbinarli o valorizzarli al meglio. In effetti si tratta di capi d’abbigliamento moda molto classici, tornano in auge ogni primavera come gli short e le gonne midi! Sotto questo punto di vista ci sono dei lati positivi, ad esempio quello di poter acquistare un abito lungo floreale e di poterlo sfruttare anche negli anni a venire perché… non passa mai di moda! Tra gli stili di moda più usati, i capi d’abbigliamento con stampa a fiori tornano periodicamente di tendenza ed incontrano i gusti di donne mature, giovani e giovanissime.

Fantasia floreale

Abiti floreali da cerimonia

Se d’estate gli abiti floreali lunghi risultano perfetti per il nostro tempo libero, possiamo dire la stessa cosa anche per gli abiti da cerimonia floreali lunghi: non c’è niente di più gradito di un abito a fiori per gli eventi della bella stagione in cui c’è bisogno di vestirsi in modo formale e piacevole! Questi super femminili capi d’abbigliamento sono il top di ogni stagione, e si possono indossare sia di giorno che di sera, ovviamente con le dovute differenze!

Abito floreali elegante e romantico

Gli abiti con stampa a fiori più adatti per la sera sono quelli con base nera e maxi stampe di fiori bianchi, mentre per una cerimonia di giorno possiamo optare per un maxi dress bianco o rosa con micro stampe. Per un look alla moda ma non troppo sofisticato, quest’anno non può mancare un abito lungo dai colori tenui, che scende giù a cascata grazie ad una gonna plissé e con un bellissimo scollo all’americana. Questo vestito si adatta molto bene sia alle donne molto magre con poco seno, sia alle donne robuste che vogliono nascondere il décolleté.

Abito lungo a fiori con scollo all’americana

Abito nero floreale Guess: un must di eleganza

Se siete alla ricerca di un abito chic, che abbia dei fiori e si presenti comunque elegante nello stile, potrete puntare su un colore di tendenza classico: il nero. Sebbene per l’estate si tenda a prediligere colori pastello e tinte chiare, il color nero è, come sempre, sinonimo di eleganza. Una soluzione piacevole ce la propone Guess nell’abito floreale nero in foto. Fiori grandi in viola su sfondo nero per un abito elegante da sfoggiare sia per il giorno che per la sera.

Guess vestito floreale nero e viola

Gli abiti floreali di tendenza da comprare

Abbiamo visto che si tratta di abiti che hanno un grande potenziale da saper sfruttare al meglio: ma come fare? Scegliendo il modello giusto per il nostro fisico, scegliendo la fantasia giusta per diverse situazioni, scegliendo i giusti abbinamenti e i colori che ci donano di più. Le varianti che si intersecano tra loro sono tantissime, ma con un po’ di pazienza e con tanta pratica, possiamo davvero cambiare il modo di vestire e magari, vederci un po’ più carine!

Abiti floreali Desigual colori vivaci e giovanili

Non solo classicismo e cerimonie, ma anche tante proposte giovanili, estive, dinamiche e fresche. Per chi ama i colori vivaci e le fantasia estrose, o comunque non classiche, il brand Desigual propone abiti di tendenza con fiori, modelli corti e lunghi, un tripudio di colori che rappresentano il preludio di primavera dipinto su una tavolozza tessile, in cui, fiori di ogni tipologia, dimensione e colore, si stagliano su un tessuto bianco. Giovane e piacevole per un look fashion jungle che osa con allegria.

Desigual abito floreale lungo – Goccia.clothing (63,95 euro)

Vestiti lunghi di Goccia.clothing per la primavera – estate

Dal punto di vista psicologico questo periodo si sta rivelando faticoso per tutti. Sicuramente non ci farebbe male riposarci un po’ e svagarci, magari dando un’occhiata ai vestiti lunghi di Goccia.clothing da indossare questa primaveraestate, periodo in cui potremo uscire di casa più o meno liberamente! La bella stagione è alle porte, e indossare un bell’abito nuovo di zecca per rinascere con grinta e vitalità, può aiutare l’umore in modo considerevole.

Vestito lungo floreale Emme Marella in celeste – Goccia.clothing (119,95 euro).

Tutti gli abiti a fiori presenti nelle foto di questo articolo, e che personalmente trovo davvero molto belli, si possono acquistare su Goccia.clothing, un sito nuovo ma autorevole che vende abbigliamento di marca da donna e da uomo. Le marche di tendenza sono Guess, Emme Marella, Akè, Desigual, Vila Clothes, Only, Please e tantissime altre! Oltre all’ abbigliamento, su questo sito si trovano borse e scarpe di marca per avere un total look perfetto per ogni evenienza! La consegna è garantita anche in questo periodo e il reso è sempre gratuito! L’assistenza clienti è strepitosa e non ti lascia mai sola!

Vuoi conoscere un altro stile molto femminile? Leggi il prossimo articolo:

Lo stile bon ton uno stile moda di tendenza

5 grandi assurdità e carenze da Coronavirus

Le 5 grandi assurdità e carenze da Coronavirus
Le 5 grandi assurdità e carenze da Coronavirus

Come alcuni di voi sanno sto tenendo una sorta di diario di questo tragico evento, ma ogni tanto faccio uscire anche dei post specifici, per snellire la pagina in questione. Se è vero che l’Italia si stai dando molto da fare, anche facendo i confronti con altre nazioni è innegabile che si sarebbe potuto fare molto di più: ed i numeri lo testimoniano. Anche se di bufale sul coronavirus ne sono state dette molte, rimane il fatto che nel sistema sanitario vi siano delle grosse falle in tutto questo sistema, per combattere il Coronavirus, alcune dichiarate, altre no: vediamole!

I 5 grandi errori dell’intervento per combattere il Coronavirus

Possiamo parlare di errori, di sviste, di mancanze dovute a carenze, e si perché le carenze sono quelle che poi, sostanzialmente determinano molti errori. Probabilmente se si fosse intervenuti prima ed in modo serio la situazione avrebbe avuto una evoluzione ben diversa e molti meno morti, come è accaduto ala Cina, alla Corea e al Giappone. Ad oggi si registrano oltre 85 mila infetti e oltre 9000 morti. Solo ieri si sono avuti quasi 1000 morti e tempo che queste cifre siano destinata a moltiplicarsi.

Sistema sanitario carente #1

In primo luogo, i tagli alla sanità che sono stai effettuati sulla sanità nell’ultimo decennio, hanno reso il servizio insufficiente per le patologie, gli esami, gli interventi e così via. A maggior ragione, in un emergenza sanitaria globale il sistema sanitario, nonostante chiusure e blocchi commerciali non è riuscita a tamponare, come avrebbe dovuto, la situazione.

Mancanza di informazione e di appositi sistemi di protezione #2

Non parlo per sentito dire, ma per esperienza. Mi sono recata in ospedale, conosco medici ed infermieri e so che già in piena emergenza negli ospedali gli operatori sanitari, medici e infermieri, erano a corto o, completamente sprovvisti, di mascherine protettive ed altri dispositivi necessari.

Questo ha portato ad infettare molti medici e infermieri, a causare ad oggi, il decesso di circa 50 di loro e a propagare il virus. Non a caso tra le strutture più colpite, troviamo proprio le comunità: istituti di suore, istituti di anziani, completamente decimati e, persino l’ospedale in cui fu ricevuto in pronto occorso il paziente n. 1 Mattia che fu successivamente chiuso e disinfettato.

Ciò testimonia che queste strutture, se non operano nei tempi e nei modi dovuti, sono in grado di diventare dei veri focolai del virus che accogliendo molte persone possono divenire uno strumento infinito di divulgazione dello stesso. E ne ho la prova concreta!

Il reparto infetto #3

Da tempo sono stata sottoposta a terapia con biologico, un farmaco per curare il morbo di Crohn, sono dunque, “una persona a rischio”per il Coronavirus in quanto immunodepressa. Mi sono recata al San Camillo di Roma per fare le mie terapie l’11 di Marzo. Prima di fare il farmaco biologico in vena, ci vengono somministrati altri due farmaci: antistminico e cortisone.

Mentre attendiamo che il farmaco biologico arrivi dosato per noi dalla farmacia interna, ci rechiamo (flebo attaccata) a fare la visita. Il medico ci controlla le analisi, chiede come stiamo, se abbiamo avuto raffreddore, tosse od altro, perché in questo caso il farmaco biologico non può essere somministrato. L’11 marzo, il medico che mi ha visitata, aveva la tosse. Tutti avevamo la mascherina, io la FFP2 loro le semplici chirurgiche. Per fare le terapie hanno attuato un protocollo ottimo: Ci hanno diviso e messi solo in 2 per stanza, e si sono preoccupati di areare spesso l’ambiente. A mio marito e tutti i familiari non è stato permesso di entrare neanche nel portone del reparto.

Torno a casa. Dopo 14 giorni mi arriva la telefonata della ASL per sapere se stavo bene. Nel reparto di DH il medico che mi aveva visitato, solo 3 giorni dopo è stato sottoposto a tampone risultando positivo e con lui sono state messe in quarantena anche le infermiere. Oggi, 30 Marzo ricevo di nuovo il controllo telefonico dalla ASL.

Ora, la domanda nasce spontanea: perché chiamarmi dalla ASL ha quarantena finita?

Io sono stata a casa, ma avrei potuto infettare i miei, e mio marito che sta attualmente lavorando 6 giorni su 7. L’operatore mi ha riferito che ben 80 persone dovevano essere informate per lo stesso motivo e che al momento i 40 contattati stavano “tutti bene”. CREDO CHE QUESTO RITARDO NELL’INFORMARE METTERE IN QUARANTENA COSTITUISCA UN ENORME FALLA!.

Quando i pazienti chiamano il 118: che succede poi? #4

Una mio parente ha avuto un caso in famiglia: febbre, tosse etc. ed ha dunque chiamato il 118. Hanno prelevato il marito e lo hanno portato al Gemelli. Gli hanno fatto il tampone per poi rimandarlo a casa, pregandogli di sottoporsi a quarantena. Arrivato il responso del tampone, è risultato positivo. Vive in casa con moglie e 4 figli che non sono stati sottoposti a tampone. Dunque, si comprende come, in una situazione del genere allo scadere dei 14 giorni, anche dopo che il paziente abbia fatto un nuovo tampone, che ne attesti la negatività, potrebbero esserci tra i familiari persone positive e asintomatiche in grado di infettarne altre.

I tamponi e l’isolamento sono fondamentali #5

Mancano i tamponi effettuati nei luoghi e nei modi giusti, manca un isolamento serio di tutti coloro che siano sospettati di poter aver contratto il virus. Sapendo che circa il 50 % degli individui risulta asintomatico, o con lievi sintomi, è ovvio che senza tamponi a tappeto, la situazione non è facile da arginare. Comunità come ospedali, istituti di suore, collegi, case di riposo, dovrebbero poter fare i tamponi su tutte le persone che vi sono all’interno, e poi periodicamente agli operatori sanitari che entrano ed escono dall’istituto.

Gli operatori sanitari di questi ed altri istituti dovrebbero fare il tampone almeno 2 volte alla settimana per essere sicuri che non portino il virus nelle strutture in cui operano e lavorano ogni giorno al contatto con numerose persone. Stesso discorso per coloro che lavorano al pubblico, nelle farmacie e nei supermercati. Oltre a dover disinfettare le strutture in modo appropriato.

Coronavirus: non eravamo pronti e non lo siamo

La nostra sanità ha subito dei tagli ingenti, e di questo, ne stiamo pagando il conto da anni. Ma c’è anche disorganizzazione. Perché se non possiamo “creare dal nulla” medici ed infermieri, possiamo però far lavorare persone anche medici in pensione DA CASA e non in ospedale, facendoli diventare “probabili nuove vittime” per fare il lavoro di informazione, smistamento dei positivi e diagnosi telefonica, ed informare, sin da subito, i possibili contatti a rischio che li hanno visti o frequentati, e non dopo 14 giorni.

Perché Cina, Giappone e Corea cel’ hanno fatta?

E’ semplici e visibile. Ognuno di voi lo può vedere. Andando ad analizzare la cartina che si aggiorna ogni giorno, e che segna e cataloga i positivi, i ricoveri e di decessi, salta all’occhio un dato: la Cina ha ricoverato ogni positivo non ha permesso il ricovero domiciliare. Tutti dovevano stare chiusi in casa, 1 sola persona poteva uscire 1 sola volta alla settimana per fare la spesa.

Tutti coloro che sono risultati positivi sono stati messi in quarantena in ospedali o in alberghi requisiti togliendogli la possibilità di infettare altre persone, inclusi i membri della propria famiglia. I tamponi, in paesi come la Corea sono stati fatti a tappeto, anche in strada in questo modo sono riusciti ad isolare da subito tutti i casi presenti.

Questo è e rimane l’unico modo per isolare il virus e mettere fine a questa ecatombe che stra uccidendo molte persone e la nostra economia. Ad oggi, in Italia abbiamo 86.498 positivi, 10.950 guariti e 9.134 decessi. Calcolando il numero di tamponi fatto davvero esiguo rispetto alla popolazione avremo, o abbiamo avuto, almeno altri 200/300 mila positivi asintomatici, forse anche molti di più.

Conclusione

I politici ogni giorno fanno un enorme quantità di chiacchiere. I fatti poi sono ben altri e, in un emergenza come questa, servono i fatti per tutelare le persone, e difendere la categoria dei medici e degli infermieri!!! Trovo VERGOGNOSO il richiamo “alle armi” dei pensionati medici quando si dice ai 65enni di non uscire di casa… Trovo vergognoso che si informi la gente “soggetti immunodepressi” della positività dei contatti avuti, a quarantena finita, trovo vergognoso che le case di cura non siano sottoposte TUTTE a tamponi a tappeto.

E se alla fine di tutto ciò e a confronto con altri paesi ci stiamo anche operando discretamente, mi chiedo: ma quanti morti farà in Italia e nel mondo il Coronavirus?

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Come fare pane, pizza e dolci senza lievito: 3 metodi

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In questo momento in cui il lievito scarseggia, o semplicemente non vi va di uscire di casa per andare a comprare del lievito, sappiate che potete panificare, fare focacce, pizza e dolci senza lievito utilizzando al loro posto altre sostanze che, in genere, abbiamo in casa o che sono comunque di facile reperibilità. Personalmente non ho questo problema, in quanto ho del lievito madre fresco che rinfresco ogni 2 giorni per preparare pane pizza e dolci, se non lo avete, provate a farlo, vi ci vorrà un po’ ma poi avrete un bel “tesoro” da custodire.

La panificazione e i dolci: il bicarbonato di sodio #1

La panificazione ed i dolci danno molta soddisfazione e sono utili per chi come me, ha voglia di mangiare cibi lievitati in modo naturale per oltre 24 ore e dunque ben digeribili. Qui trovate la ricetta della focaccia con olive e pomodori con pasta madre che potrete realizzare sostituendo il lievito madre con lievito di birra, o in mancanza di quest’ultimo, con bicarbonato e lunga lievitazione. Fate riposare l’impasto anche mentre lo preparate, aggiungendo metà dell’acqua, riposo e poi altra metà.

Soda brad pane irlandese senza lievito

La dose è di 1 cucchiaino di bicarbonato per 500 grammi di farina. Si chiama soda bread e si tratta di una ricetta per fare il pane di origini irlandesi, che usa come ingredienti oltre al bicarbonato, anche il latte:

FARINA DI MANITOBA 180 GR; FARINA INTEGRALE 180 GR; 1 BICCHIERE DI LATTE; BICARBONATO 6 GR; SALE 9 GR; SONO GLI INGREDIENTI. l’IMPASTO VA LAVORATO VELOCEMENTE. Cuocere per 40 minuti in forno statico preriscaldato a 200 gradi.

Cos’è la lievitazione?

La lievitazione è un processo che permette alla farina ed al glutine in essa contenuto, di fermentare grazie alla produzione di batteri (funghi microscopici monocellulari), che servono a raddoppiare la sua struttura dando vita gli alveoli. Una maggior idratazione (acqua) dell’impasto, garantisce migliore l’aveolatura. Ma molto importante è anche il tipo di lievito e la durata della lievitazione. Alcuni cibi lievitati, specie la pizza, ci risultano di difficile digestione, questo dipende dal tipo di lievito utilizzato e dal tempo dedicato alla lievitazione.

Impasto lievitato elastico ed aleveolato

Favorire la lievitazione: i 4 elementi

Per favorire la lievitazione sono necessari 4 elementi:

  • Il calore che serve a far moltiplicare i microrganismi (23-24 gradi)
  • L’acqua che permette ai funghi e ai batteri di idratarsi
  • Gli zuccheri (miele o zucchero) che nutrono funghi e microrganismi
  • L’aria che occorre ai microrganismi per respirare

Quali sono le sostanze che possono dare lievitazione 2#

La prima, è senza dubbio la stessa farina, che se ben idratata e lasciata riposare 24 ore lievita e raddoppia anche in modo autonomo. Il pane azzimo e il pane arabo si ottengono con un impasto semplice a base di acqua, sale e farina, e viene cotto in forno o in padella.

Non vi darà un pane con ampia alveolatura ma, comunque, un buon pane. Poi ci sono i fermentati che si ottengono come frutta e yogurt utilizzati anche per dar vita agli starter per il lievito madre. La birra ed il bicarbonato sono due ottimi prodotti per far lievitare pane e dolci. Se non avete il lievito di birra ma avete della birra potrete preparare in casa il lievito di birra.

Lievito di birra fatto in casa #3

Inutile dirlo, ma l’emergenza ci riporta indietro nel tempo e alcune abitudini contadine vengono recuperate, tra esse, l’uso del lievito madre fatto in casa ed il lievito di birra fatto in casa che lo si può preparare in solo 12 ore e un po’ di pazienza, ma poi avrete del lievito da poter usare a vostro piacimento. Le dosi indicate danno vita a 100 gr di prodotto che potrete dividere in 5 panetti da 20 gr. 15- 20 gr di lievito di birra sono adatti ad una dose di 500 gr di farina. 5 minuti per la preparazione e 12 ore di attesa per l’utilizzo.

  • Preparazione lievito di birra casalingo, occorrono 3 ingredienti:
  • Birra 200 gr – Temperatura ambiente – Preferibilmente artigianale
  • Zucchero 2 cucchiaini
  • Farina 2 cucchiai
  • La preparazione richiede 5 minuti ma poi dovrete far riposare il tutto per 12 ore.

Preparazione lievito di birra casalingo

In una ciotola, amalgamate tutti gli ingredienti, poi coprite il tutto con una pellicola per alimenti e forate in più punti. Trascorse 12 ore dividete il lievito di birra così preparato, in parti uguali che avvolgerete nella pellicola facendo dei panetti. In frigo dura due giorni, quindi, il consiglio è di congelarlo e tirarlo fuori quando vi occorre.

Tenete conto che ogni lievito fa la sua funzione se utilizzato e disciolto in acqua tiepida (30 gradi) e MAI FREDDA o di frigorifero. Per aiutare la lievitazione dei lieviti è molto utile aggiungere 1 cucchiaino di zucchero, miele o malto d’orzo. La temperatura dell’ambiente in cui panificate deve essere accogliente e non fredda.

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Disinfettanti e detergenti tossici per cani e gatti

Disinfettanti e detergenti tossici per cani e gatti
Disinfettanti e detergenti tossici per cani e gatti

In questo periodo di allerta mondiale per il Coronavirus molte persone adattano misure igieniche accurate adoperando disinfettanti e detergenti atti a pulire pavimenti e superfici per disinfettarle, ma che possono però, risultare dannosi e tossici per i nostri amici a quattro zampe.

Cani e gatti sono i più colpiti in questi incidenti domestici e, si verificano sempre più frequentemente le corse al pronto-soccorso per poter capire cosa ha il nostro cane o il nostro gatto. Come difendersi dalle infezioni da virus senza danneggiare i nostri animali domestici? Scopriamolo insieme!

Disinfettanti tossici per cani e gatti

Si deve pensare al fatto che gli animali come cani e gatti hanno un olfatto molto sensibile e più delicato del nostro. Inoltre, la loro struttura fisica e la scarsa altezza, li tiene con il musetto molto vicino al pavimento. Per questo motivo ammoniaca e varechina vengono inalati in quantità elevata e possono causare problemi alle vie respiratorie e agli occhi. Ma non finisce qui. Non solo i polmoni del nostro cane o gatto possono essere danneggiati, c’è un altro veicolo importante: le zampe.

Cani e gatti zampe e assorbimento detergenti e disinfettanti

Le zampe ed i polpastrelli degli animali (cani, gatti, conigli, furetti etc.) non sono protetti da scarpe e dunque, quando laviamo il pavimento con prodotti di vario genere, ma soprattutto con detergenti come alcol, varechina, ammoniaca, lisoformio od altro, quest’ultimi lasciano sostanze nocive nell’aria e sul pavimento. Quindi, la prima cosa necessaria da fare, è quella di arieggiare gli ambienti per preservare i nostri polmoni, e quelli dei nostri cari pelosetti.

Proteggere le zampe

In secondo luogo, è importante proteggere le loro zampe che, a contatto del pavimento assorbono, attraverso i polpastrelli, grandi quantità di sostanza nocive presenti nei disinfettanti e detergenti. Il risultato è una grave intossicazione e il dover ricorrere alle cure del veterinario.

gatto
Gatto sdraiato sul tappeto

Come evitare di intossicarli e come intervenire

Come evitare di intossicarli? Intanto consideriamo che anche una volta asciutta la superficie pulita, la sostanza nociva rimane sul pavimento. Quindi non è sufficiente fare attenzione nel momento in cui si detergono e disinfettano le superfici. E’ buona norma lavare accuratamente zampe e polpastrelli dei nostri amici animali e proteggerli passando sulla pianta della zampa una crema grassa ed idratante.

Oltre a a questo, evitiamo di tenerli nella stanza che stiamo lavando, e cambiamo l’aria più volte al giorno, specie nelle ore successive alle pulizie. Evitiamo anche di farli sdraiare sul pavimento e dotiamoli di tappeti e cucce morbide e confortevoli in tessuto.

Come lavare e disinfettare

Non eccediamo nell’uso di questi prodotti che oltre ad essere nocivi per gli animali, lo sono anche per l’uomo e per l’ambiente, quindi adoperiamoli ben diluiti. Ad esempio per disinfettare con la candeggina usiamo 2 cucchiai di prodotto disciolti in 1 litro di acqua. Stesso discorso per l’uso di altri detergenti da non usare mai puri, ma bensì ben diluiti, disciolti quindi in molta acqua, e dissolti in piccola quantità. Proteggiamo i nostri amici animali!!! 🙂

#nonliabbandonate perché non contraggono e non diffondono il virus!

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A spasso per Bologna: cosa vedere in città

Bologna
Bologna

Bologna, capoluogo dell’Emilia Romagna e dell’omonima provincia, è una città che, da sempre, trasuda fascino e cultura da ogni sua pietra. Non a caso uno dei suoi soprannomi più celebri è “La Dotta”, dovuto principalmente alla sua Università, la prima d’Europa. Bologna è anche un importante polo economico e gastronomico (ricordiamo sempre che uno dei nomi con cui è conosciuta la città è “La Grassa”), forte delle molte eccellenze conosciute a livello internazionale. Ma soprattutto Bologna è una città bellissima, dalla lunga storia e ricca di siti di grande interesse, dal punto di vista architettonico, religioso e culturale, ma non solo.

La Rossa”, così detta per il colore tipico dei suoi tetti, di chiara origine medievale, è una città assolutamente da visitare e godere in tutto e per tutto: le vie, le piazze, i monumenti, persino le tipiche osterie… insomma, ogni angolo ha la sua storia e un fascino tutto particolare che vi farà innamorare della città. Aggiungeteci anche un pizzico di mistero e una spruzzata di folklore e il gioco è fatto: arriverete a Bologna e non vorrete più lasciarla!

Prima di andare a scoprire i principali luoghi d’interesse bolognese e i segreti della città, vediamo come organizzare il miglior soggiorno a Bologna.

Vacanza a Bologna

Partiamo da due presupposti:

  1. L’Emilia Romagna è una regione interamente da visitare, prima o poi, dunque partire dal suo capoluogo è senz’altro logico;
  2. La durata del soggiorno, dipende dalle aspettative: se siete interessati solo a Bologna città, un weekend a ritmo medio-serrato vi basterà per visitare le principali attrazioni bolognesi; se invece volete approfondire la conoscenza non solo del centro cittadino, ma anche dei borghi e paesi limitrofi e dei famosi colli bolognesi, allora 4-5 giorni, sono necessari.
  3. Non temete per l’alloggio: tanto nei quartieri centrali, quanto in quelli che circondano il centro storico, sono molti gli hotel, i B&B e le case in affitto a Bologna città in cui poter passare le notti. Chi ha la possibilità di muoversi con un mezzo personale, allora potrà anche valutare le zone più esterne: si sarà a qualche chilometro dal centro, certo, ma immersi nella pace e nella natura.
Bologna dall'alto
Bologna dall’alto

Cosa visitare a Bologna

Per visitare con coscienza di causa una città è necessario informarsi su quali siano i suoi principali luoghi d’interesse. A Bologna è bellissimo anche gironzolare per il centro senza una meta, ma abbiamo selezionato 7 attrazioni assolutamente da imperdibili.

Piazza Maggiore #1

La prima tappa a Bologna non può che essere la principale piazza cittadina, ossia Piazza Maggiore. Un ampio spazio centrale è circondato da palazzi ed edifici medievali di assoluta importanza per la storia bolognese. Il più antico è il Palazzo del Podestà, sormontato dalla Torre dell’Arengo, la cui campana in passato richiamava il popolo in piazza, qualora l’amministrazione cittadina lo ritenesse necessario. Al suo fianco troviamo il Palazzo di Re Enzo, edificio storico edificato nel XIII secolo, molto interessante dal punto di vista architettonico.

Sotto di esso una volta a crociera dà inizio ad un lungo passaggio pedonale. Di fronte al Palazzo del Podestà, troviamo la facciata gotica incompiuta della Basilica di San Petronio, quarta per dimensioni in Italia e tra le più importanti di Bologna. Qui avvenne l’incoronazione di Carlo V come imperatore del Sacro Romano Impero, nel 1530. In Piazza Maggiore troviamo poi il Palazzo dei Bianchi, il portico dell’Archiginnasio e il Palazzo dei Notai.


A fianco di Piazza Maggiore, ecco Piazza del Nettuno, famosa per la sua fontana e per la statua raffigurante il Dio del mare. Il monumento, realizzato da diversi artisti, presenta interessanti elementi artistici come a foggia, gli emblemi pontifici, le nereidi, i putti e i delfini, e la ritroveremo più tardi.

Cattedrale di San Pietro #2

A pochi passi da Piazza Maggiore, ecco la chiesa principale di Bologna, ossia la Cattedrale di San Pietro, realizzata in stile barocco e caratterizzata dal paramento murario in mattoncini rossi, dalle decorazioni in marmo e dalla struttura a salienti. Molto apprezzate sono le sculture di San Pietro e San Paolo, realizzate da Corsini la prima e dallo scultore fiammingo Verschaf la seconda.

Biblioteca Salaborsa #3

Di fronte alla statua del Nettuno, il Palazzo d’Accursio ospita oggi la vivace Biblioteca Salaborsa, che al suo interno ospita innumerevoli libri, giornali, fumetti, audiolibri, e strumenti di diffusione multimediale. Negli ultimi anni, la biblioteca si è distinta per aver ospitato diversi eventi culturali e mostre spesso e volentieri visitabili gratuitamente.

Mercato delle Erbe #4

Spostiamoci ora da Piazza Maggiore: muovendo pochi passi lungo Via Ugo Bassi, troveremo così il Mercato delle Erbe. Realizzato negli anni ’10 del ‘900 e ristrutturato durante la seconda guerra mondiale, il mercato è oggi un’interessante spaccato della vivacità e della vita bolognese. Qui possiamo trovare non solo un mercato ortofrutticolo, ma anche altre attività legate alla ricca gastronomia locale, come paninoteche, pizzerie, ristoranti e friggitorie in cui gustare una (o più) delle tante gioie culinarie di Bologna.

Le due torri #5

Tornando a ritroso sui nostri passi e proseguendo lungo via Rizzoli, già da lontano il nostro sguardo non potrà che posarsi sul principale simbolo di Bologna: le due torri, quella degli Asinelli (la maggiore) e quella della Garisenda (ovviamente, la minore delle due). La prima, con i suoi 97,2 metri, è la più alta di Bologna: per giungere in cima, infatti, occorre affrontare una scalinata di ben 487 gradini, ma il panorama che si potrà ammirare dalla sommità degli Asinelli, vale la fatica (e il prezzo del biglietto d’ingresso). La torre della Garisenda, invece, raggiunge “appena” i 47,5 metri, ma gode di un fascino particolare già dai tempi antichi, non a caso Dante Aligheri la citerà sia nel suo capolavoro, La Divina Commedia, che in una poesia contenuta nelle Rime.

Bologna le due torri: Torre degli Asinelli e Torre dei Garisenda

I portici bolognesi 6#

In pochi sanno che i portici di Bologna sono un vero e proprio monumento artistico per il capoluogo emiliano. Per la loro rilevanza a livello storico e architettonico, infatti sono sono stati candidati anche come Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Il porticato bolognese si snoda per tutto il centro storico cittadino per ben 38 chilometri, che diventano addirittura 53 chilometri se si considerano anche le arcate “fuoriporta”. In particolare, il portico di San Luca che porta al meraviglioso santuario della Madonna di San Luca (che merita decisamente una bella visita), con i suoi 3.796 metri di lunghezza, è il portico più lungo al mondo.

Bologna: edifici urbani

I 7 segreti di Bologna

Si parlava in apertura di folklore bolognese, eccoci dunque giunta alla parte più misteriosa de “La Dotta”. Sono 7 i segreti di Bologna, da scoprire girovagando per la città:

  1. Le frecce sul soffitto: alzando lo sguardo all’ingresso di Corte Isolani si possono scorgere conficcate sull’alto soffitto in legno delle frecce: la leggenda racconta di tre briganti intenzionati a colpire un signorotto, ma distratti poi da una bella fanciulla senza veli alla finestra, sbagliarono mira, e le frecce si conficcarono proprio dove sono ancora oggi;
  2. Il telefono senza fili: disponetevi sugli angoli opposti del voltone di Palazzo del Podestà e provate a parlare, anche sottovoce… Sorpresa! Chi si trova dall’altra parte risponderà: la volta, infatti, è costruita in modo tale che i suoni emessi in un angolo si sentano distintamente in quello opposto, ma solo in quel preciso punto;
  3. “Panis vita, canabis protectio, vinum laetitia”: la frase latina “Il pane è vita, il vino è allegria, la cannabis è protezione” è incisa sulla volta del Canton de’ Fiori. La parte sulla cannabis è omaggio alla coltivazione della canapa, che ai tempi offriva grandi occasioni di guadagno ai cittadini di Bologna;
  4. La piccola Venezia: in via Piella si trova una piccola finestrella che affaccia su un canale risalente al XII secolo, guardando l’inaspettato e affascinante panorama attraverso questa apertura, si può facilmente fantasticare di essere a Venezia;
  5. La fontana del Nettuno: la leggenda narra che il Giambologna, lo scultore principale, volesse realizzare il Nettuno con i genitali molto, ma molto più grandi, ma la Chiesa glielo proibì. Quindi lui la progettò in modo che, da una particolare angolazione, l’indice della mano sinistra del Dio sembri spuntare direttamente dal basso ventre, assomigliando a tutt’altro che un dito! A prova di ciò, una pietra pavimentale di colore più scuro rispetto alle altre, detta anche “della vergogna”, è posta in un punto ben preciso della Piazza, che agevola la visione a sostegno del racconto;
  6. Qualcuno mi sta osservando: se avete avuto questa impressione passeggiando per Bologna, probabilmente è perché siete passati per piazza Santo Stefano, dove si trova scolpita la beffarda testa di un satiro che guarda i passanti con un sorriso sarcastico e canzonatore;
  7. Il vaso rotto sulla torre: in cima alla Torre degli Asinelli, si dice esserci un vaso rotto che simboleggia le buone qualità di Bologna nella risoluzione dei problemi. Salite sulla torre e scoprite da voi se il vaso esiste davvero o è solo una leggenda.