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martedì, Settembre 30, 2025
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Costo piercing in base al tipo: guida piercing prezzo

Costo piercing in base al tipo: guida piercing prezzo
Costo piercing in base al tipo: guida piercing prezzo

Piercing, tatuaggi, body art in genere: quanti si avvicinano a questo mondo o sono semplicemente curiosi? Ma quando si è inesperti non si ha idea del prezzo di un piercing.

In base alla zona e al tipo di piercing, il costo del piercing varia anche di molto, partendo dai 30 – 50 euro per un piercing semplice; dai 50 ai 75 euro per piercing alla lingua, ombelico o septum, fino a raggiungere i 100 – 120 euro per piercing da realizzare in zone intime o per piercing doppi.

Ogni piercing ha il suo costo, e tra tutti, i fori alle orecchie sono quelli che costano meno, anche solo 10 – 15 euro o poco più. Vediamo i prezzi dei piercing in base al tipo.

Piercing costo in base al tipo

Quanto costa un piercing? Volete sapere il costo di un piercing al naso? O il prezzo di un piercing lingua o labbro? Sappiate che il prezzo dipende dal punto e dal piercing scelto, lo vedremo in questa guida; ma quel che è certo, è che quando si decide di farsi fare un piercing o un tatuaggio portafortuna, è bene rivolgersi sempre a centri seri e specializzati, luoghi in cui le norme igieniche non vengano prese sotto gamba.

E’ frequente infatti, che sia nei microdermal che piercing e buchi alle orecchie le infezioni facciano capolino, creando disagio e problemi di vario genere che vanno accuratamente tamponati una volta verificatisi, e se possibile, evitati all’origine. No ai piercing fai da te o ai piercer a domicilio, evitare anche i piercing in vacanza ed affidatevi, nella vostra città, a piercer esperti e professionali.

Piercing orecchio punti e prezzo
Piercing orecchio punti e prezzo

Il costo del piercing da cosa è influenzato

In effetti il prezzo di un piercing o costo, non è solo influenzato dal punto in cui lo si realizza, per quanto, in base all’area, l’operatore potrà riscontrare minore difficoltà o viceversa. Anche la struttura stessa, la qualità del servizio ma, soprattutto, il tipo di materiali utilizzati possono modificare il costo di un piercing sebbene il prezzo si mantenga in un range che va dai 40 euro, o poco meno, fino ai 100 euro o poco più.

Il gioiello per piercing

Quando si opta per un piercing all’orecchio o per un finger piercing magari al dito, o in zone del corpo incluso ombelico o parti intime, si dovrà anche acquistare un gioiello da potervi collocare.

Alcuni studi offrono di default barrette semplici o palline in acciaio, ma se si vuole optare per qualcosa di più gradevole e sofistico, lo si può fare sin da subito, purché il materiale risponda agli standard igienici indicati per la lega, in modo tale da evitare ritardi cicatriziali ed infezioni.

Piercing labbro, bocca, lingua prezzo
Piercing labbro, bocca, lingua prezzo

I piercing più richiesti

Generalmente le aree in cui i piercing vengono più richiesti sono quelle dell’orecchio nelle sue varie zone del lobo, l’ombelico, il sopracciglio, il naso ed il labbro. Molto richiesto è anche il piercing alla lingua, fermo restando che, anche altre zone del corpo vengono praticati piercing di diverso tipo.

Tipi di piercing e prezzi

Vediamo tutti i prezzi piercing zone più comuni richieste, listini medi degli ultimi anni, considerando che possono oscillare di poco, in relazione alla struttura in cui ci si reca, ma anche alla città:

  • Lobo foro all’orecchio comune, è il più economico cosa circa 15 – 20 euro o anche meno.
  • Piercing con foro sulla cartilagine Helix prezzo medio dai 30 ai 40 euro.
  • Piercing al Trago prezzo medio 35 – 45 euro.
  • Forward helix 35 euro.
  • Piercing Rook (parte alta e interna orecchio) circa 40 euro.
  • Piercing Daith sempre intorno ai 40 euro.
  • Piercing Snug e piercing industrial si attestano invece tra i 50 e i 70 euro.
  • Piercing naso: Septum, Nostril, Bridge circa 30 – 35 euro.
  • Piercing sopracciglio “eyebrow” circa 40 – 45 euro.
  • Piercing esterno bocca 50 – 70 euro.
  • Labret: euro 50.
  • Monroe: euro 50.
  • Medusa: euro 50 – 60 euro.
  • Vertical labret: euro 55.
  • Jestrum: euro 50 euro.
  • Spider Bites: euro 50.
  • Snake bites: euro 50.
  • Shark bites: euro 50.
  • Piercing Surface euro 65 euro.
  • Piercing smile 50 – 65 euro.
  • Dahlia: euro 50 o poco più.
  • Cyber bites: euro 55.
  • Angel bites: euro 50 circa.
  • Dolphin bites: euro 55.
  • Piercing lingua 70 euro.
  • Capezzolo e ombelico 75 euro.

Difficilmente si spende più di 80 euro per un piercing, tranne che per quelli richiesti in alcune zone del corpo e per i microdermal. Vi sono poi dei piercing che vengono fatti in coppia e in questo caso il prezzo si raddoppia scendendo però un poco. Mediamente i piercing doppi si aggirano dagli 80 ai 120 euro.

Per scegliere il tuo piercing ti consiglio di leggere anche questo articolo: Piercing uomo quali sono quelli più sexy e quelli più belli

Questi dunque, i prezzi dei piercing per il 2021 che più o meno sono i medesime del 2020, e non credo che aumenteranno per il 2022.

Ogni piercer ha poi la sua autorevolezza e competenza e di conseguenza il suo listino prezzi per piercing può variare aumentando un poco il prezzo del piercing o diminuendolo anche in relazione a quanti piercing si decide di fare e dove.

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Lana, dalla pecora al tessuto: tosatura e cardatura dall’antichità ad oggi

Lana, dalla pecora al tessuto: tosatura e cardatura dall'antichità ad oggi
Lana, dalla pecora al tessuto: tosatura e cardatura dall'antichità ad oggi

Uno dei filati più usati tra i tessuti di origine animale, sin dai tempi antichi è proprio la lana. Greci e Romani, perfezionarono la tessitura della lana ricavando tessuti caldi ed isolanti, ottimi sia d’inverno che d’estate. La lana oggi, continua ad essere un filato molto usato, suddiviso in varie tipologie più o meno pregiate, mescolate a filati acrilici o lane morbide di capra che danno vita alla lana mohair e cashmere.

Ai tempi dell’antica Roma si accresce la richiesta di stoffe in lana più fini e morbide. Per ottenerle, si selezionarono razze di pecore con velli migliori. Si produsse anche un tipo di lana chiamata pellitu ossia “coperto”, proprio perché durante la crescita, il vello degli animali veniva protetto con pelli per evitare che si rovinasse.

Lana, dalla pecora al tessuto

La lana è ottenuta dalla tosatura di varie specie animali: capre, pecore, camelidi (vigogna, cammello, alpaca). Sicuramente la lana più nota è la lana merino, mentre lane pregiate di capra danno vita alla lana mohair e cashmere, talvolta si mescola anche la pelliccia d’angora che è di coniglio.

Tosatura cardatura o pettinatura della lana

Un bene prezioso, dunque la lana, che si accompagna e si modifica evolvendosi con la storia dei popoli, per divenire nel tempo, un filato ed un tipo di tessuto molto importante per la moda e l’abbigliamento.

Per prima cosa, la lana veniva rimossa dal corpo dell’animale mediante tosatura, ossia asportazione del manto dall’animale, attuata, in tarda epoca romana con le cesoie, ma che, fino ad allora, sembra che il vello venisse strappato in modo rudimentale a mano.

Dopo la tosatura la lana veniva, come oggi, selezionata e lavata, preparata per la lavorazione mediante cardatura e pettinatura, tipiche attività femminili testimoniate sin dall’epoca antica con reperti.

La cardatura della lana

La cardatura deriva il suo nome da quello del cardo selvatico, una pianta con cui si districava la lana, fino ad ottenere un filato soffice con fibre ben separate. Il filato che si otteneva dalla lana cardata era spugnoso e dava stoffe più morbide rispetto a quelle prodotte con la lana pettinata. Già in epoca classica si utilizzarono al posto dei cardi attrezzi rudimentali fabbricati appositamente per cardare la lana.

La pettinatura della lana

La pettinatura, infatti, era un’altra tecnica che tendeva a dividere la lana in fibre lunghe e parallele che, successivamente, venivano ritorte ottenendo un filato compatto e lucido.

“Cardatura”, “pettinatura”, qualunque fosse la tecnica scelta, successivamente la lana veniva filata. Lo strumento più usato fino al XV secolo per filare la lana fu il fuso con la canocchia. Una volta prodotto il filato veniva tessuto a telaio e, la stoffa che ne risultava sottoposta a folatura, ossia messa a bagno con sostanze particolari, (es. urina umana contenente ammoniaca, cenere, succo di saponaria, etc.), veniva poi battuta per far ispessire ed infeltrire le fibre.

La tintura

Un tempo, così come oggi, l’ultimo passaggio della lavorazione della lana era quello di tintura che veniva ottenuta immergendo le stoffe in bagni con coloranti vegetali ed animali. Diverso era invece il procedimento per sbiancare la lana, la quale, veniva candeggiata esponendola ai vapori di zolfo.

Il rosso fu un colore molto difficile da ottenere in tempi antichi, perché tendeva a sbiadire in rosa. I pigmenti si ottenevano attraverso l’uso di insetti coccus, in arabo chiamati kermes dal quale derivano i nomi di rosso carminio e cremisi.

Filatura e tessitura lana - telaio orizzontale
Filatura e tessitura lana – telaio orizzontale

Il telaio e la tessitura

Il filato veniva lavorato a telaio disponendo verticalmente una serie di fili denominati ordito, al quale venivano interposti fili orizzontali che formava la trama. I telai più antichi erano strutturati verticalmente e si tesseva stando in piedi.

Successivamente le strutture vennero modificate fino ad arrivare al telaio orizzontale che permetteva di tessere stando seduti; questo tipo di telai comparve in Europa in epoca medioevale.

Curiosità sulla lana

Sembra che, solo in epoca romana, siano entrate in uso le cesoie per tosare gli animali da lana e che, fino ad allora, il vello venisse strappato dagli animali direttamente a mano.

I primi strumenti costruiti per cardare la lana ed usati al posto dei cardi sono medioevali, ed erano costituiti da asticelle parallele rivestite parzialmente da cuoio per impugnarle e dotate di punte metalliche inclinate.

Storia della moda: tutti gli stili di moda dal medioevo ad oggi

Tante cose da raccontare: Elsa, piccole conquiste e indipendenza

Tante cose da raccontare: Elsa, piccole conquiste e indipendenza
Tante cose da raccontare: Elsa, piccole conquiste e indipendenza

La giornata volò in fretta e, in men che non si dica, per Elsa, era giunta già l’ora di tornare a casa. Era lunedì, l’orario in galleria terminava alle 13:30, per lei. Poteva andare a prendere Angelica che sarebbe uscita di li a pochi minuti dal campo estivo.

Riassunto pruntata precedente

Trovò Stefano e Margherita ad attenderla. Stefano aveva preparato dei bicchieri e una bottiglia di spumante, alcuni pasticcini e dei fiori. Margherita lo aveva aiutato nella preparazione…Elsa si sentì come una bambina viziata. Sorrise ai due che la fissavano. Era felice ma allo stesso tempo un po’ in imbarazzo: non se l’aspettava un’accoglienza così calorosa. Fissò lo striscione con su scritto “Benvenuta Elsa” e le scesero le lacrime…

Primo giorno di lavoro per Elsa: l’inizio di una nuova avventura

Quella sensazione piacevole di euforia non voleva lasciarla andare, era tanto che non si sentiva così bene. Ne era contenta, ma allo stesso tempo era sorpresa dal fatto che poche ore in galleria, potessero averla resa così felice.

“Sicuramente mi ci abituerò, è solo l’effetto della novità”. Pensò

Si probabilmente era la novità, un posto nuovo pieno di bellissime opere, gruppi di persone in visita, e poi la calda accoglienza ricevuta: Stefano e Margherita l’avevano davvero sorpresa con il loro benvenuto inaspettato.

Tutto, di quella giornata, le sembrò fantastico. Come primo giorno di lavoro non poteva davvero lamentarsi di come era andato. Girò la chiave nella serratura del cancello in ferro battuto che chiudeva l’accesso in galleria, e voltò le spalle avviandosi.

Alle 14:00 Stefano e Margherita, già in pausa pranzo da una mezz’ora, avrebbero fatto ritorno per proseguire la giornata lavorativa della galleria, mentre lei poteva tornare a casa ed occuparsi della bambina. Come primo giorno era perfetto in tutti i sensi. Angelica si sarebbe abituata a questo nuovo menage familiare senza risentirne troppo.

Il ritorno alla quotidianità

Arrivò al campo estivo per prendere la bambina in orario. L’orario era elastico e prevedeva l’uscita dato dalle 14:00 alle 16. Per la prima volta, Angelica aveva pranzato al campo estivo. Fino a quel giorno, l’aveva sempre presa alle 12:00. Chissà se le era piaciuto pranzare con suoi compagni?

Era un po’ in ansia.

Ciao Angelica, com’è andata? Chiese sorridendo.

“Bene”! Sfoggiò uno dei suoi sorrisi dolcissimi in cui le comparivano due fossette ai lati della bocca. Le “fossette simpatiche del sorriso”, le chiamava Elsa.

Angelica raccontò la sua giornata in un solo respiro e poche parole. Era contenta di aver pranzato con le sue amichette anche se il cibo che le avevano dato non le era piaciuto poi molto: “cucini meglio tu“, disse con una smorfia.

“Che ne dici di andarci a prendere un bel gelato?” La bambina annuì felice.

Andarono da Malcoln, una gelateria vicino casa. Si presero due coni gelato enormi con tanta panna e granella di nocciole sormontata da uno svettante biscotto triangolare per metà rivestito da cioccolato fondente: una vera delizia che si lasciava mangiare con gli occhi.

Si sedettero su di una panchina ai giardinetti li vicino, e si gustarono il loro bel gelato: un premio per entrambe: la piccola aveva intrapreso un percorso di indipendenza infantile, e lei, invece, un percorso di indipendenza femminile da adulta.

Elsa pensò che, tutto sommato, era stata una giornata ricca di nuove emozioni per entrambe, e che quel bel cono gelato se lo meritavano proprio, oltre al fatto che lei non aveva pranzato, e aveva una certa fame. Quel bel cono gelato goloso, sostituiva il suo pranzo. Non aveva certo voglia di tornare a casa per mettersi a cucinare solo per lei, (dato che la bimba aveva mangiato).

L’aria era tiepida e un leggero venticello le accarezzava il viso. Era caldo. Si poteva stare all’aperto solo se all’ombra di un bel platano come quello che svettava a pochi metri dalla panchina su cui, lei ed Angelica, erano sedute.

Un senso di pace la investì. Assaporò il suo gelato, il profumo estivo nell’aria, e s’incantò a fissare una coppia di passeri alla ricerca di briciole. La fontana al centro del giardinetto scrosciava fragorosamente acqua fresca e alcuni volatili ne approfittarono per bere e farsi il bagno.

Il suo stato di relax fisico e mentale fu turbato da un pensiero: si ricordò di avere la spesa in macchina.

“Andiamo Angelica ho la spesa da portare a casa prima che si rovini per il caldo”. Disse.

Le due “donne”, la prima di un metro e settanta e l’altra di meno di un metro, si diressero verso l’automobile per prendere le loro cose, spesa, borse e zainetti, ed andare a godersi le loro conquiste giornaliere, silenziosamente, dietro l’uscio di casa.

“La vita è anche questo: fatta di piccole e grandi conquiste quotidiane”

Anche oggi vi lascio una domanda:

Quando vi sentite soddisfatte del vostro lavoro, o di qualunque altro vostro successo, che reazioni avete? Vi mettete a stravolgere casa, vi va di festeggiare? O magari vi lasciate andare al pieno relax?

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Aeroporto Bari parcheggio low cost auto: viaggi in Puglia

Aeroporto Bari parcheggio low cost auto: viaggi in Puglia
Aeroporto Bari parcheggio low cost auto: viaggi in Puglia

La Puglia è una terra incantevole con un mare decisamente stupendo, tant’è che molti turisti italiani e stranieri prendono d’assalto questa meta turistica ogni anno, specie alcune zone come Porto Cesareo e d’intorni. Raggiungere la Puglia in auto, specie se si proviene dal Nord d’Italia, può essere faticoso, così come spostarsi da Bari al Nord: ed ecco che allora per lavoro e o per piacere, si opta per un viaggio aereo.

L’aeroporto di Bari è uno dei più gettonati ma dove lasciare l’auto? Sia che partiate da Bari, o al contrario giungiate a Bari per poi spostarvi per la Puglia, l’aeroporto ed i parcheggi auto limitrofi, possono costituire una valida risorsa.

Aeroporto Bari parcheggio low cost auto: viaggi in Puglia

Non c’è nulla di più piacevole di dirigersi in un luogo di vacanza, specie di questi tempi, e concedersi divertimento e relax. Sia che siate orientati per un vacanza al mare, in una delle più belle spiagge della Puglia, come la Baia delle Zagare, sia che siete diretti in Puglia per lavoro, l’aeroporto di Bari diviene un’innegabile risorsa per raggiungere terra pugliese, in breve tempo.

Mentre, se siete in partenza dall’aeroporto di Bari per visitare altre regioni d’Italia o per lavoro, avrete necessità di lasciare la vostra auto e in tal caso, un parcheggio low cost aeroporto Bari farà sicuramente al caso vostro. Se ne trovano molti online e prenotarli è davvero semplice.

Aeroporto di Bari scalo Karol Wojtyła

L’aeroporto di Bari è ben strutturato, si trova nel quartiere Palese – Macchie, situato a nord di Bari e abbastanza vicino al centro della città. Lo scalo Karol Wojtyła di Bari, deve il suo nome al noto Papa.

Non tutti sanno che l’aeroporto di Bari nasce originariamente come aeroporto militare, per poi diventare aeroporto adibito al traffico aereo civile, solo intorno agli anni 60. Sono milioni i passeggeri che ogni anno transitano per l’aeroporto di Bari Karol Wojtyła (o aeroporto Bari Palese nome del quartiere in cui si trova), per motivi di viaggio turistico o di lavoro.

Parcheggiare all’aeroporto di Bari

Viaggiare in sicurezza, organizzando ogni dettaglio, è davvero importante per i turisti e per coloro che si spostano per lavoro, o motivi personali di altro genere. E’ utile, quindi, valutare ogni cosa nel dettaglio, ed avere una panoramica dei prezzi e dei servizi offerti per quel che riguarda gli alberghi, le case vacanze, ed il parcheggio nell‘aeroporto di partenza o arrivo.

Vi sono molti siti online che consentono di prenotare un parcheggio low coast all’aeroporto di Bari, incluso il servizio di navetta da e per l’aeroporto od anche, in alternativa, il car valet. Per ogni esigenza è bene poter scegliere tra un posto auto coperto o scoperto e potersi così spostare serenamente e godersi lavoro o vacanza senza preoccuparsi di dove lasciare l’auto.

Bari vecchia ed il suo porto

Bari, capoluogo della Puglia, è una bella città portuale affacciata sul mar Adriatico, nel Sud Italia. Bari vecchia è caratterizzata da un centro storico labirintico che si estende  tra due porti su un promontorio.

Bari vecchia ed il suo porto
Bari vecchia ed il suo porto

la Basilica di San Nicola, risalente all’XI secolo, è sicuramente una delle mete favorite dai tanti pellegrini che vanno a rendere omaggio ai resti del santo “San Nicola” di Bari. La Basilica del santo, è sicuramente uno dei centri prediletti dalla chiesa ortodossa.

A sud di Bari si trova il quartiere Murat dove, una lunga passeggiata con area pedonale ricca di negozi, consente di fare shopping. 

Altri punti di interesse sono la Cattedrale di San Sabino, il Teatro Petruzzelli, la Pinacoteca Corrado Giaquinto, la Direzione Generale Musei.

Il capoluogo pugliese ha una tradizione mercantile e imprenditoriale molto solida, grazie al suo porto, da sempre prezioso punto nevralgico nell’ambito del commercio e dei contatti politico-culturali con il Medio Oriente, e a tutt’oggi, il maggiore scalo passeggeri italiano del mare Adriatico.

Località di mare da sogno in Italia

La Puglia è sicuramente una meta fantastica ma le località di mare da sogno in Italia sono molteplici. Non da meno altre zone di costa e le varie isole minori e maggiori dello stivale: Sicilia, Sardegna, Ischia, Ponza e Capri con i suoi faraglioni, la piccola Isola d’Elba e l’Isola del Giglio, ma anche tratti di costa mozzafiato come quelli della costiera Amalfitana, gran parte della costa Toscana e Marchigiana. L’Italia è piena di luoghi da esplorare, e non solo per quel che concerne le località di mare, ma anche l’entroterra.

Città e paesi da raggiungere in aereo, treno o automobile, località che racchiudono in se la storia, il passato ed il presente della bella penisola italiana. Firenze, Venezia, Roma, Pisa, sono solo alcune delle città turistiche famose in tutto il mondo.

Tra storia, arte, e bellezze naturali, tra mare, monti e laghi italiani, l’Italia è una paese in grado di offrire moltissimo a livello turistico a tutto il mondo. La rete aeroportuale e tranviaria, nonché la fitta rete autostradale rappresenta un valido supporto al turismo italiano.

Cane e gatto puntura di ape, vespa, vipera sintomi, cosa fare

Cane e gatto puntura di ape e vespa sintomi, cosa fare
Cane e gatto puntura di ape e vespa sintomi, cosa fare

La puntura di un’ape, di una vespa, o il morso di una vipera, non è una cosa piacevole per noi umani tantomeno per i nostri amici a quattro zampe, specie se si tratta di un cane di piccole dimensioni, di un cucciolo, o di un gatto. Il veleno dell’ape e della vespa può causare anche problemi seri e richiedere un intervento d’urgenza. Ancora più grave la situazione se il cane è stato morso da una vipera.

Non si tratta solo del dolore e del bruciore che la puntura dell’insetto “ape”, “vespa”, “vipera” che sia, può causare, ma anche il rischio che l’animale possa manifestare allergia o shock anafilattico, pericoloso per la vita. Altra cosa importante è la sede della puntura dell’ape. Vedremo perché. Vediamo cosa fare se cane o gatto sono stati punti da una vespa o da un’ape.

Cane e gatto puntura di ape o vespa, i sintomi

Talvolta, il proprietario assiste alla puntura del suo cane, operata dall’ape, ma spesso, se ne accorge in un secondo tempo, quando la parte punta inizia a gonfiarsi e il cane, o il gatto, iniziano ad avere i sintomi tipici.

Altre volte il cane guaisce per il dolore e magari, abbiamo la fortuna di vedere il pungiglione che, nel caso dell’ape, rimane infilzato e può essere rimosso evitando così che altro veleno penetri.

Cane e puntura d’ape 3 cosa fare

Se il nostro cane non ha grande dolore e problemi, possiamo utilizzare acqua e bicarbonato per lenire la zona. Ma se compaiono sintomi come vomito e salivazione o, peggio ancora difficoltà di respirazione è bene portare il nostro pelosetto, cane o gatto che sia, velocemente dal veterinario o in una clinica.

I sintomi possono variare in base alla reattività dell’animale, ma anche in virtù della zona in cui è stato punto il cane. Cosa fare:

  1. Estrarre il pungiglione qualora visibile, utilizzando una pinzetta.
  2. Se non vi sono grossi sintomi e la puntura è sul dorso o su una zampa utilizzare un antistaminico per alleviare il dolore.
  3. Monitorare l’animale assicurandosi che non intervengano peggioramenti come vomito, eccessivo gonfiore, difficoltà respiratoriaa e scialorrea; e qualora si verificassero recarsi subito dal veterinario.

Puntura d’ape o vespa in bocca o gola

Si tratta di un’evenienza per nulla rara e piuttosto pericolosa. Il nostro cucciolone vede ronzare un’ape e la prende in bocca, come fa con le mosche, ma in questo caso si ritrova una sorpresa per nulla piacevole, la puntura dell’insetto.

La puntura di api e vespe nel cavo orale, o in gola può essere molto pericolosa, in quanto la zona è delicata e gonfiandosi può compromettere il passaggio dell’aria.

In genere il cane è sofferente, tende a deglutire di continuo come se avesse un sasso o un osso di traverso in gola. La salivazione tende ad aumentare e spesso, compare anche vomito.

Il pericolo di anafilassi è dietro l’angolo, ma anche quello di rimanere soffocato o di disidratarsi per la continua scialorrea (perdita di saliva).

Generalmente, in questi casi si rende necessario il ricorso alla clinica o al veterinario che tempestivamente, metteranno in atto una terapia a base di cortisone e farmaci per attenuare la salivazione e lo stimolo a vomitare.

Di solito, 18 – 24 ore di osservazione possono rimanere utili per scongiurare complicanze e aggravamenti e sincerarsi dell’efficacia della terapia messe in atto. Nei giorni a seguire il nostro cucciolo potrebbe avere meno fame del solito, e sentirsi spossato, ma in breve tempo si rimetterà e tornerà a correre e mangiare come prima.

L’evenienza della puntura d’ape in bocca o sul muso è abbastanza frequente nella bella stagione, per questo se si è in vacanza, è previdente portare con se un kit di pronto soccorso con anche dei famaci cortisonici da usare nel caso si verifichi questa pericolosa evenienza.

La tempestività è infatti un elemento molto importante in caso di puntura d’ape in zone a rischio come bocca, gola, muso, o in soggetti allergici.

Cane morso da vipera cosa fare?

I serpenti possono essere velenosi e letali, tra essi anche la vipera. Il morso di una vipera è molto meno frequente rispetto alla puntura d’ape ma anche il morso di vipera può verificarsi e mettere a rischio il cane o il gatto. Nel caso di morso di vipera dovrete recarvi con urgenza al centro veterinario più vicino dove il vostro amico a quattro zampe ricevere le giuste cure e il siero antivipera.

Cosa fare e cosa non fare

Mentre raggiungete la clinica veterinaria o il veterinario, fate in modo che l’animale si muova il meno possibile e cercate di tenerlo calmo in modo che il veleno vado in circolo più lentamente. Non serve succhiare il veleno, ne mettere un laccio emostatico ne del ghiaccio.

Arrivati presso il centro veterinario, gli somministreranno il siero, e verrà messa in atto una terapia per ripristinare la circolazione in maniera corretta, e diminuire il dolore, monitorando i parametri vitali del cane e la coagulazione del sangue. In genere il cane viene ricoverato per alcuni giorni.

Cane anemico cosa fare

Il recupero

Il recupero del cane potrebbe avvenire in poche settimane o mesi per il morso di una vipera, mentre si tratta di pochi giorni per quello di un’ape. I primi tempi di convalescenza (un paio di settimane per la vipera), va evitato che si affatichi.

Spesso, in ambedue i casi, (vipera e ape), quello che fa la differenza è la tempestività con la quale si interviene.

Miglior tritatutto: consigli

Miglior tritatutto: consigli
Miglior tritatutto: consigli

Tra i tanti attrezzi che possiamo trovare nelle nostre cucine uno di quelli che non può assolutamente mancare è il tritatutto. Questi piccoli ma potenti strumenti ci aiutano a velocizzare, e di molto, tutte le preparazioni necessarie per realizzare le nostre pietanze preferite. Oggi in commercio si possono trovare tantissimi modelli di tritatutto, da quelli manuali a quelli elettrici, da quelli più basilari a quelli più avanzati e, ovviamente, da quelli più economici a quelli più cari.

Con questo nostro articolo vorremmo aiutarti ad individuare il prodotto che più si adatta alle tue esigenze domestiche, consigliandoti cosa valutare al momento dell’acquisto senza spingerti verso strumenti all’avanguardia e magari fuori budget, ma nemmeno senza indirizzarti verso i modelli più economici e meno affidabili.

Di una cosa siamo però certi, se prenderai in considerazione tutti gli aspetti qui da noi trattati che caratterizzano questi particolari strumenti, troverai sicuramente il miglior tritatutto che il mercato odierno può offrirti.

Perché acquistare un tritatutto

Come accennato in precedenza, avere a propria disposizione un ottimo tritatutto significa poter portare a termine ricette più o meno complicate più velocemente, facilmente e in tutta praticità.

Grazie a questo prodotto potrai appunto tritare, sminuzzare, frullare e quant’altro qualsiasi tipo di alimento, realizzando tra le altre cose preparazioni per soffritti, tagliando in piccolissimi pezzi cipolle, sedano e carote, fare dei buonissimi smoothy di frutta fresca, grattugiare il parmigiano e tanto altro ancora.

In questo modo, inoltre, eviterai di utilizzare coltelli affilati e anche molto pericolosi, soprattutto per i meno esperti, nonché ottenere risultati perfetti in molto meno tempo.

Cosa valutare prima dell’acquisto

Nonostante i tritatutto siano strumenti piuttosto semplici e le differenze tra un modello e l’altro possono essere minime, è sempre meglio valutare con attenzione vari modelli e solo alla fine prendere una decisione.

Gli aspetti principali che caratterizzano questi moderni attrezzi da cucina che dovrai prendere in considerazione al momento dell’acquisto sono la presenza o meno di un motore, la potenza che riescono a sprigionare, il numero e la forma delle lame addette alla tritatura degli alimenti, la qualità generale della struttura e del suo sistema elettrico.

Va considerata anche la quantità di cibo massima che può essere lavorato all’interno dell’apposito contenitore e, caratteristica forse più importante, il costo d’acquisto, che può variare da pochi euro a cifre anche a due zeri.

Manuale o elettrico?

Forse non tutti sanno che sul mercato è possibile trovare non solo tantissimi modelli di tritatutto elettrici e, quindi, dotati di motori, ma anche molti tritatutto azionati da un sistema manuale. Quest’ultimi, a differenza di quanto si possa pensare, non solo non temono il confronto con i loro simili tecnologicamente più avanzati, ma in alcuni casi possono anche rilevarsi più funzionali.

Sebbene la potenza generata dalle lame azionate manualmente tramite una cordicella non sia la stessa di quella generata da un modello elettrico, il grande vantaggio di questi strumenti è la possibilità di utilizzarli in qualsiasi circostanza, anche lontano dalla propria abitazione o, comunque, anche in assenza di una presa della corrente nei paraggi.

Inoltre, la sopravvivenza di questi attrezzi è mediamente più lunga, visto che non si ha a che fare con motori che si surriscaldano e che possono smettere di funzionare da un momento all’altro. I modelli di tritatutto elettrici, invece, restano comunque consigliati a tutti coloro che non solo ne fanno un uso costante e prolungato, ma che soprattutto sono soliti preparare grandi quantità di cibo.

Questi apparecchi, infatti, grazie ad una maggiore potenza e ad una superiore velocità di rotazione
delle lame, riescono a tritare con grande facilità anche i cibi più duri, come il parmigiano o la frutta secca.

Potenza, livelli di velocità e numero delle lame

Come detto in precedenza, è sicuramente la potenza del tritatutto a giocare un ruolo fondamentale nella qualità della tritatura finale. I modelli più potenti, infatti, riescono a ridurre in piccolissimi pezzi qualsiasi tipologia di alimento e lo fanno in brevissimo tempo. Ma la potenza non è tutto, visto che è l’insieme dei vari elementi a determinare le prestazioni complessive, tra i quali, i più importanti, sono la presenza di vari livelli di velocità e il numero e la forma delle lame.


Per quanto riguarda la velocità di rotazione delle lame, la possibilità di poterla regolare su diversi step consente di trattare i vari alimenti, da quelli più morbidi a quelli più duri e forti, nel modo migliore. Le lame, invece, in base al loro numero e alla loro particolare forma hanno anch’esse una parte molto importante nel processo di sminuzzamento del cibo.

Nei modelli più economici troviamo, solitamente, appena due lame poste sullo stesso livello, in quelli più cari e performanti, invece, si può arrivare anche alle 6 lame, poste su livelli differenti, studiate nel minimo dettaglio per garantire le massime prestazioni.

Capacità

Un altro aspetto a cui dovrai fare attenzione al momento dell’acquisto del tuo nuovo tritatutto è la sua capacità. La capacità non è altro che il volume di cibo che può essere contenuto all’interno dell’apposita vaschetta dello strumento.

Quindi, maggiore è la capacità del tritatutto e maggiore sarà la quantità di cibo che potrai tritare di volta in volta. Se ti ritrovi spesso a cucinare per più persone potresti necessitare di un tritatutto con un’ampia capacità, che ti permetterebbe di lavorare con ampie dosi di alimenti.

Al contrario, possedere contenitori troppo grandi rispetto alle proprie necessità potrebbe influenzare in maniera negativa la qualità della tritatura, oltre a ritrovarsi con uno strumento più scomodo da utilizzare e da riporre.

Conclusioni

A questo punto dovresti avere le idee un po’ più chiare su come individuare il tritatutto perfetto per le tue necessità domestiche. Però, nel caso in cui volessi approfondire ulteriormente l’argomento e ristringere la tua ricerca su quelli che sono attualmente i migliori prodotti presenti sul mercato, ti consigliamo la lettura di un nostro altro articolo pieno di informazioni e con un bell’elenco di tritatutto.

Simboli e insegne greche e romane

Simboli e insegne greche e romane
Simboli e insegne greche e romane

Tutte le civiltà antiche si identificano in un simbolo o in più simboli che ne racchiudono il mistero delle origini e degli albori. Simbolo che si riallaccia ad un episodio “leggendario” in cui, la storia si intreccia con la leggenda e d il mito greco o romano. La leggenda di Romolo e Remo ne è un esempio.

Il simbolo di Roma: la lupa

Narra la leggenda di Romolo e Remo, che fu proprio una lupa, un animale del bosco, ad allattare i due gemelli e, quando Romolo fondò la città di Roma la lupa ne divenne il simbolo rappresentativo. Moltissime le riproduzioni di statue artistiche, dipinti e bassorilievi che la mostrano ritratta mentre allatta i due gemelli.

Le insegne ed i bassorilievi greci e romani

Non solo i simboli hanno costellato la storia romana e greca, anche le insegne hanno rivestito un ruolo di grande importanza simbolica. Le insegne erano costruzioni dovute all’uomo o semplici segnali di distinzione all’interno di un gruppo sociale.

Le steli funerarie

Le insegne, sono ad esempio, le semplici steli funerarie greche e romane, ossia dei monumenti sepolcrali dotati di iscrizione o, talvolta anche di scene figurate e bassorilievi.

Erme greche

Storicamente nell’antica Grecia anche le erme costituiscono delle insegne. Le erme erano dei pilastri rettangolari sormontati dalla testa del Dio Ermete che venivano posti come indicazione lungo le strade, in quanto, si riteneva che il Dio proteggesse i viandanti. Dalle erme greche deriva il busto-ritratto dei romani e lo sviluppo della ritrattistica privata che ci ha lascito molti reperti.

Le insegne romane: gli animali e l’aquila

In una società così forte, orientata verso la politica di conquista e dominio come fu quella romana, le insegne che rivestono maggior importanza sono proprio insegne di natura militare.

Per molto tempo i vessilli dell’esercito romano portarono disegnate delle figure di animali che successivamente si unificarono in un’unica figura, quella dell’aquila, destinata a divenire il simbolo dell’Impero Romano. Le stesse uniformi dei soldati romani, ricche di accessori, altro non erano che insegne che definivano sia la posizione che il grado sociale.

Ad esempio, gli antichi romani avevano vari tipi di guardie, le guardie d’onore dei Consoli indossavano il simbolo del fascio di verghe avvolto intorno alla scure come simbolo di autorità. Parlando delle armature, prendiamo in esame gli scudi: ogni scudo portava uno stemma che identificava il reparto. L’esercito romano fece ampio uso di insegne, tant’è che ogni legione aveva il proprio, e ogni combattente ne andava fiero.

Altro esempio di stemma è quello del trionfo: quando il condottiero avanzava su un cocchio dorato indossando la veste in porpora rossa adornata da foglie di palma ricamate in oro cingendosi il capo con la corona di alloro; attualmente usata dai laureati e nelle feste di laurea.

Differenze tra simboli e insegne antiche

A differenza del simbolo, che rappresenta un momento unificante di una civiltà e ne rappresenta, spesso, anche l’atmosfera del momento, l’insegna, invece, sottolinea la diversità di ognuno rispetto agli altri, e rappresentando ciò che conferisce forza, e ovviamente, potere. Fa paura ai nemici mentre rassicura coloro che sono alleati.

Simboli, insegne corredate da scritture e geroglifici sono parte dei popoli ed ereditati in varie parti del mondo

Un modo di comunicare uno status, una situazione o un ruolo che si diffuse largamente tra i romani e greci am anche in altre popolazioni e di cui oggi possiamo ammirare alcuni reperti importanti in moltissimi musei.

Il teatro greco origini e grandi autori di commedie, drammi e tragedie satiriche

Tipi di tessuti per abiti ed accessori guida completa

Tipi di tessuti per abiti ed accessori guida completa
Tipi di tessuti per abiti ed accessori guida completa

Le fibre tessili ed i tipi di tessuti per abiti ed accessori presenti sul mercato, sono molteplici. Alcuni tessuti e fibre sono completamente naturali ricavate da piante o animali, altre invece, sono sintetiche o acriliche, altre fibre ancora, invece, sono prodotte dalla cellulosa e per un certo verso sono anch’esse considerabili come naturali. Vediamo quali sono i tessuti naturali, i tessuti misti e quali i loro impieghi per poi andare ad analizzare i tessuti acrilici più noti, inclusa la lycra nata in tempi recenti.

Tipi di tessuti: fibre ed i tessili naturali – artificiali quali sono?

La storia dei tessuti è per alcuni versi antica. Basti pensare alla seta e al cotone, originatisi in diversi paesi millenni or sono, o alla lana, filato utilizzato da secoli. Altri tessuti, invece, come lycra, modal, poliestere, e viscosa, hanno vita recente.

Alcune fibre tessili vengono considerate artificiali, ma in realtà sono naturali in quanto ottenute dalle piante.

Le fibre naturali / artificiali come la viscosa, vengono ricavate in maniera artificiale, utilizzando la cellulosa prodotta da alcuni alberi. Tra queste fibre tessili  troviamo  l’acetato, altre fibre di questa natura sono il cupro ed il modal. La viscosa è di base una fibra naturale molto versatile ed economica. Riassumendo le fibre tessili naturali / artificiali sono:

  • Viscosa
  • Acetato
  • Cupro
  • Modal

La viscosa tessuto naturale e versatile

La viscosa è naturale o sintetica? Come spiegato è ricavata sinteticamente estraendola da piante, ma è naturale.

Fa parte delle fibre tessili definite artificiali ma è sostanzialmente naturale come cotone  e lino. La viscosa viene estratta dalla cellulosa allo stato liquido. Il legno da cui si estrae la cellulosa è generalmente quello di faggio, abete rosso,  bambù.

La viscosa è una fibra che si ottiene attraverso dei processi di filatura definita “filatura a umido“, è relativamente facile da filare, modellare, tingere, e per questo motivo viene usata moltissimo per la realizzazione di capi di abbigliamento. E’ fresca, traspirante, dall’aspetto lucido e setoso.

In tessuto di viscosa si realizzano abiti, camice, gonne, sciarpe e bluse, t-shirt, golfini e simili, ma anche tessuti pregiati come il velluto lucido ed elegante, ed il frusciante taffetà, originariamente prodotto in sola seta.

Acetato tessuto per lo sport

l’acetato, fu inventato in Germania nel 1869. Un tessuto ricavato da cellulosa tessuta con la seta che da vita a un materiale indicatissimo per realizzare le tute e abbigliamento sportivo. I tessuti di acetato vengono utilizzati anche mescolati come cotone, viscosa e seta.  

Si tratta quindi, di una fibra tessile artificiale di origine naturale, definita semi-sintetica che viene utilizzata per dar vita a capi d’abbigliamento morbidi, anallergici e confortevoli.

Cupro o Rayon, tessuto leggero e ipoallergenico

Cupro o Rayon, tessuto leggero e ipoallergenico
Cupro o Rayon, tessuto leggero e ipoallergenico

Un tessuto morbido, leggero, ipoallergenico, antistatico ed elegante il Cupro viene principalmente utilizzato per la creazione di capi di abbigliamento, fodere ed abiti. Viene denominato anche seta vegetale per via della sua lucentezza.

Denominato anche rayon cuproammoniacale, nasce in Germania alla fine dell’800 attraverso l’utilizzo dei linter del cotone, ossia i piccoli filamenti corti che si trovano vicino al seme del cotone.

Un tempo, l’impatto ambientale per la produzione del Cupro era elevato. Tecniche moderne hanno ridotto questo fattore negativo dando vita ad un tessuto 100% biodegradabile.

Modal tessuto resistente

tessuto modal
Tessuto Modal

Che tessuto è il Modal? Una fibra resistente di nascita recente. Prodotta sin dal 1960, il tessuto Modal si ricava dalla polpa del legno di faggio ed è sostanzialmente una varietà del rayon.

I tessuti in modal sono più resistenti del cotone, non scoloriscono facilmente, ne si restringono.

Essendo una fibra più igroscopica del cotone per circa il 50%, viene usata molto nella creazione di tessili per la casa ed il bagno. Spesso il modal viene aggiunto al cotone per aumentarne la resistenza.

Diverse aziende tessili producono il tessuto modal, ma una delle più note è l’azienda austriaca Lezing AG.

Tessuti sintetici quali sono?

Sotto questo nome si collocano i tessuti realizzati con fibre tessili chimiche sintetiche, vengono ricavati generalmente dal petrolio. In questa famiglia di tessili rientrano i seguenti tessuti:

  • Acrilico
  • Poliammide 
  • Polipropilene
  • Poliestere
  • Polietilene
  • Poliuretano

Con queste fibre si realizzano abiti da lavoro, materiali per uso sportivo. Alcuni esempi di fibre sintetiche note e ampiamente utilizzate in ambito tessile e sportivo sono:

  • Nylon
  • Poliestere
  • Spandex o Elastan

Le fibre sintetiche sono economiche e vengono, molto spesso, utilizzate nella tessitura, in associazione ad altre fibre naturali, come ad esempio il cotone, ottenendo così, tipologie di tessuti diverse per consistenza, qualità e costo. Sono le così dette fibre miste, molto utilizzate, facilmente riconoscibili leggendo le etichette degli abiti e dei tessili in genere.

Nylon la prima fibra tessile sintetica

Il Nylon è la prima fibra tessile sintetica della storia, che trova ampia applicazione in molteplici settori, creata nel 1935 dal ricercatore Wallace Hume Carothers. I tessuti in nylon sono resistenti, economici non traspiranti,  composti da una fibra sintetica inserita tra le 49 fibre indicate nella nuova direttiva UE.

Con la denominazione di naylon si indicano alcune poliammidi lineari alifatiche che sono chimicamente molto simili, ma non uguali, a proteine animali come quelle della lana e della seta. Si ottengono attraverso una reazione di polimerizzazione compiuta in diversi stadi.  

Attraverso il nylon si ottengono fibre tessili impermeabili, tessuti adottati sia nei capi di abbigliamento che per gli accessori, nonché per usi sportivi in cui è richiesta resistenza ed impermeabilità, come ad esempio in alcuni tessuti nautici e coperture.

Poliestere

Chimicamente il poliestere è formato da una catena di polimeri, derivanti da materiali di scarto e riciclo o dalla fermentazione batterica. una delle fibre tessili più utilizzata nei tendaggi per esterno. Adottata anche nell’abbigliamento antinfortunistico e tecnico con  tessuti misti, il  più usato è quello misto cotone-poliestere, perché riesce a conferire maggior resistenza al tessuto.

Il Poliestere è stato introdotto in commercio nel 1948 con marchio Terylene. Si tratta del così detto PET (polietilene tereftalato) usato per realizzare materiali noti come il pile,  alcuni tulle, e l’organza.

Il poliestere è un tessuto anti macchia, anti umido, idrorepellente, molto resistente ed elastico. Grazie a queste proprietà viene spesso tessuti insieme ad altri filati come cotone e lana per accrescerne la resistenza o donargli elasticità.

Molto usato nei capi di abbigliamento sportivo ma anche nei tessili della casa come pile, plaid caldi, tovaglie anti macchia.

Spandex o ELastan

Si tratta di una fibra elastica molto nota, chiamata anche elastam, utilizzata per elasticizzare i tessuti. A tutti gli effetti è una fibra sintetica di poliuretano, nata nei laboratori della Bayer nel 1937 nel tentativo di trovare un alternativa alla gomma. 

Fu poi nel 1959 che una multinazionale americana, la DuPont, mise a punto un tessuto con filatura a secco dal nome Lycra il quale verrà commercializzato nel 1962. I primi fili prodotti avevano un titolo grosso che ne limitò l’uso alle sole calze medicali e alla corsetteria. Sarà nel 1964 che nascerà il primo costume da bagno in Lycra dallo stilista fiorentino Emilio Pucci.

Le fibre naturali e tessuti naturali quali sono?

Vi sono differenti tipi di fibre realizzate in fibre naturali e in fibre vegetali, le quali danno vita ai tessuti definiti naturali.  I tessuti naturali si utilizzano moltissimo nella realizzazione di capi di abbigliamento. Possiamo suddividerle in due categorie principali:

  1. Fibre di origine animale che includono lana, seta e pelle
  2. Fibre di origine vegetale naturali che comprendono canapa, lino e cotone.

La lana

La lana è utilizzata per e sue grandi proprietà: assorbe l’umidità, protegge sia dal caldo che dal freddo. E’ resistente ed elastica  adatta a creare capi ed accessori d’abbigliamento durevoli come maglioni, cappotti, cappelli, pantaloni e molto altro. Viene molto utilizzata nell’industria tessili. Si tratta di un filato che da vita a tessuti di ogni genere.

La lana è ottenuta dalla tosatura di diverse specie animali come capre, pecore, camelidi (vigogna, cammello, alpaca). La lana più nota è la lana merino, mentre lane pregiate di capra danno vita alla lana mohair e cashmere.

Infine, i tessili ed i filati morbidi di angora si ottengono dai conigli. Il prezzo dei tessuti in lana può variare anche di molto in relazione alla qualità del filato, alla tipologia e alla percentuale di fibra di lana presente.

Lana tessuto e filato
Lana tessuto e filato

La pelle

Ricavata dagli animali e conciata per poterla utilizzarle, la pelle animale trova largo impiego sia nell’abbigliamento che nell’arredamento. Molto apprezzata per le sue proprietà estetiche, viene usata per borse, scarpe, cinte, cappotti, guanti,  giacche e molti altri capi ed accessori moda.

Il suo impatto etico ed ambientale va considerato ed è proprio in virtù di questi due fattori che le fibre in pelle sintetica in PU o finta pelle si stanno diffondendo sempre di più.

Seta tessuto pregiato

La seta è originaria della Cina  tra il 3000 ed il 6000 A.C.  La  leggenda sulla seta più nota attribuisce la sua nascita all’Imperatrice Xi Ling Shi che scoprì le qualità del bozzolo dei bachi da seta. Infatti la seta è ed ottenuta grazie all’allevamento del baco venne lavorata originariamente in Cina, per poi diffondersi in gran parte del mondo per la sua bellezza ed i suoi pregi. 

La canapa

Per molto tempo accantonata, la canapa sta attualmente riscuotendo molto successo sia in ambito tessile che cosmetico. La fibra ricavata dalle piante di canapa sativa è robusta per cui si utilizza per borse, capelli e affini. Adottata anche per alcuni indumenti e capi moda.

Il tessuto in lino

Il lino è una fibra tessile ricavata anch’essa da una pianta. La pianta di lino viene utilizzata nell’industria tessile trasformando i fusti, attraverso un processo di macerazione, in fibre tessili che verranno filate e tessute.

Un tessuto abbastanza costoso, dall’aspetto naturale, il lino è apprezzato per la leggerezza, la freschezza e la facilità di lavorazione. Facile da cucire, viene utilizzato per i capi d’abbigliamento primaverili ed estivi di ogni genere, ma anche in casa per il corredo e la biancheria.

Si realizzano in lino preziosi asciugamani, tovaglie, e lenzuola. Adatto a tutti in quanto il lino è un tessuto anallergico e naturale.

Il tessuto in cotone

Il cotone si ricava dalle vaste fioriture dei campi di cotone. Si utilizza la peluria bianca denominata “cotone” che si forma sui semi della pianta. La fibra di cotone ed i tessili in cotone sono molto usati nell’abbigliamento e nell’arredamento.

Si tratta di una tipologia di tessuto che si presta a molteplici utilizzi grazie alle sue proprietà: è naturale, traspirante, ha una buona qualità, si tinge con facilità, è durevole e non si rovina con il lavaggio. È un tessuto fresco e molto igienico adattissimo ad essere usato per i bambini di ogni età.

In relazione al tipo di tessitura si avranno cotoni più pesanti e robusti o maggiormente leggeri e freschi:

La gabardina, popelin, cotone biologico, tela canvas, ed infine il noto denim (jeans) o twill.

Il cotone è utilizzato sia nell’abbigliamento che nei tessili della casa, inclusa la biancheria ed i coordinati da cucina.

Storia del cotone, il tessuto antico

Il cotone è una delle fibre tessili più versatili ed utilizzate. Ritrovamenti storici e reperti datano l’origine del cotone a circa 12.000 anni fa in Egitto, ma ne sono stati identificati frammenti anche in Messico risalenti a 7000 anni or sono. Certa è la sua presenza ed utilizzo in India circa 3000 anni fa. 

Il termine “cotone indiano” è usato ancora oggi. In America, la storia del cotone è legata anche alla tragica storia della schiavitù e delle piantagioni di cotone, risalente al XVII secolo.

Nel XIV secolo in tutta Europa l’industria del cotone ebbe un grande sviluppo, infatti, fu proprio nel 1664 che nacque e si sviluppò una nota compagnia tessile “Le compagnie Française des Indes”, che commerciava in tessili indiani, ossia tessuti di cotone lavorati e tinti con maestria provenienti dall’India.

Cos’è la tessitura, tipi di tessuto: differenze trama piatta e maglia

Abbiamo visto in questa guida tutti i tipi di tessuti presenti in commercio ma, va detto che anche il modo di tessere ed usare i filati può diversificare di molto il prodotto finale. Nella tessitura i filati vengono intrecciati tra loro creando tessuti di due tipi:

  1. Tessuti a trama piatta: i fili che compongono l’ordito si intrecciano con la larghezza del tessuto (trama) dando vita al tessuto. Sono realizzati così i tessuti comuni.
  2. Tessuti a maglia: non esistono intrecci tra ordito e trama ma un solo filo che si intreccia a formare una sorta di rete un esempio sono il jersey e la maglina.

Considerazioni: riconoscere tutti i tipi di tessuto

Imparare a riconoscere tutti i tipi di tessuto non è impresa facile ma, leggendo le etichette, si prende via, via, confidenza con le caratteristiche e le proprietà dei tessuti. In questo modo, in breve tempo si imparano a riconoscere i tessuti naturali da quelli sintetici, quelli semi naturali come acetato e viscosa, che sono comunque freschi e di qualità, rispetto altri tessuti che invece, per loro natura, non sono adatti più di tanto alla creazione di abiti ed indumenti intimi, ma risultano perfetti per tende, accessori sportivi, ed altro.

Il tipo di tessuto e la composizione del tessuto conferiscono minore o maggior pregio ad un indumento. Ad esempio, un misto lana con lana 30 % non è di gran qualità rispetto ad un golfino 80 % lana. Un abito 100 % seta sarà più pregiato di un misto cotone.

Leggere le etichette e avere curiosità, ci insegnerà a conoscere i tessuti, la loro composizione, ed il valore di ognuno magari per comprare stoffe e cucire amano capi e tessuti, o per fare degli acquisti con maggior consapevolezza.

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