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Reggio Emilia visitare e vivere la città con i bambini

Reggio Emilia piazza Prampolini
Reggio Emilia piazza Prampolini

Reggio Emilia è una cittadina dell’ Emilia Romagna nota per l’approccio educativo scolastico dedicato ai bambini. Città del tricolore che vanta la nascita e l’esposizione della bandiera italiana avvenuta il 7 gennaio del 1797, Reggio Emilia ha una storia antica che la rende una cittadina ricca di arte, divertimento, ma anche dedita alla buona cucina e ai suoi piatti e prodotti tipici della tradizione culinaria, tra i quali ricordiamo il Parmigiano Reggiano ed il Pan del Re. Il centro storico della città è la parte più interessante da vedere: vi segnaliamo 10 luoghi da non perdere, attività ricreative all’aperto per grandi e piccini, e alcuni prodotti tipici di Reggio Emilia.

Cosa vedere a Reggio Emilia : 10 luoghi da non perdere

La cittadina si snoda tra chiostri, botteghe artigiane, edifici antichi ed architetture moderne. Tra essi, meritano una visita alcune delle piazze più belle della città, site nel centro storico di Reggio Emilia, molte delle quali, si trovano vicine tra di loro e visitabili nel raggio di appena un chilometro.

  1. Tra le piazze che meritano una visita partiamo dalla più grande della città, Piazza della Vittoria. Molto vicina ad essa, troviamo un’altra grande piazza, quella dei Martiri del 7 Luglio, dove il martedì, si svolge il mercato rionale. Continuando la passeggiata, si giunge a Piazza Cesare Battista, è possibile fare una sosta, e visitare il Palazzo del Monte di Pietà. Proseguendo per via Reggio Emilia si giunge a Piazza Prampolini dove si trova il centro nevralgico di intrattenimento. Sulla piazza si trovano edifici importanti, alcuni da vistare anche internamente: vediamoli insieme!
  2. Battistero – Un edificio singolare del XII secolo San Giovanni Battista, trasformato nel XIV secolo dal Vescovo Arlotti in stile rinascimentale ma la sua struttura originaria è medioevale. Caratterizzato da una pianta a croce latina.
  3. Palazzo Vescovile – La costruzione originaria del Palazzo sembra risalire alla fondazione del Castrum Vescovile (Vescovo Azzo), del 900 edificato per difendersi dalla invasioni barbariche.
  4. La Cattedrale – Poco distante dal palazzo, svetta la cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta, chiesa madre della diocesi di reggio Emilia. E’ in stile romanico e conserva al suo interno numerosi mosaici.
  5. Palazzo dei Canonici è visitabile solo dall’esterno. Eretto nel 1445 da Antonio Casotti, ospita al suo interno l’archivio capitolare.
  6. Palazzo del Comune – Edificio storico di Reggio Emilia, sormontato da un campanile con orologio, ospita al suo interno la sala tricolore dove nacque la bandiera italiana, nel 7 Gennaio del 1797.
  7. Palazzo delle Notarie – Si trova sul alto occidentale di Piazza Camillo Prampolini o Piazza Grande. Di struttura romanica, fu restaurato in epoca rinascimentale modificando la sua estetica, ed è attualmente caratterizzato da un vasto portico ad archi.
  8. Continuando la passeggiata, si giunge a Piazza San Prospero, la piazza prende il nome dall’omonima basilica; conosciuta anche con il nome di “Piazza Piccola” e collegata da (il Broletto), una strada porticata a Piazza del Duomo o “Piazza Grande”.
  9. Piazza Fontanesi un luogo ricco di atmosfera in cui vi si trovano note caffetterie, locali per l’happy hour numerosi alberi alto fusto e dimore eleganti.
  10. Calatrava invece, si trova appena fuori città, a qualche chilometro dal centro, in piena campagna. Nel mezzo sorge un struttura futuristica dal design moderno il complesso ondulato della nuova stazione dell’alta velocità Mediopadana.

Battistero San Giovanni Battista di Reggio Emilia

Reggio Emilia ed i bambini: divertimento e cultura

Reggio Emilia si è data molto da fare negli ultimi decenni per rivalutare il suo territorio, allo stesso modo, si è distinta anche per quel che concerne l’educazione e la formazione scolastica. A Reggio Emilia si trovano gli asili nido migliori al mondo, ma oltre a questo, è famosa in tutto il mondo per la sua filosofia educativa che si basa sul metodo pedagogico ideato nel secondo dopoguerra dal pedagogista Loris Malaguzzi e riconosciuto come uno dei migliori metodi educativi esistenti (tra i primi 10 al mondo). Se si ha in progetto di spostarsi e di cambiare città mettere su famiglia e acquistare casa a Reggio Emilia, siate certi di poter contare su ottime strutture formative per i vostri figli. Oltre a questo, Reggio Emilia ospita diversi parchi idonei al divertimento di grandi e piccini:

  • Parco Matildico, una località collinare sita a pochi chilometri dalla città, un’ oasi immersa nel verde in un parco di 400mila metri quadrati nel quale è possibile soggiorna grazie alla presenza di bungalows e di alcune stanze. All’interno del parco, vi si trovano varie specie botaniche, animali, e un piccolo museo civico, il museo della civiltà contadina. Nel parco vi sono sentieri, giochi, e attività da svolgere all’aria aperta, inclusa una gita in barca sul lago. Purtroppo, il parco sta rischiando la chiusura, e potrebbe diventare solo una location per matrimoni, cerimonie ed eventi.
  • Parco Acquatico di Reggio Emilia, un luogo dove intrattenersi coni bambini grazie ai numerosi giochi acquatici presenti nel parco.
Parco Matildico

Reggio Emilia i 7 e più prodotti tipici

  1. Tra i prodotti tipici della gastronomia di Reggio Emilia troviamo il buon Parmigiano Reggiano, formaggio a pasta dura di lunga stagionatura noto in tutto il mondo.
  2. Il Pane del Re, un pane realizzato tracciandolo in modo tale che il consumatore possa conoscere il luogo di coltivazione dei cereali, il luogo di macina e di panificazione un marchio che suggella la qualità della filiera di produzione.
  3. L’aceto balsamico di reggio Emilia si ottiene grazie ad un processo di invecchiamento molto lungo che può durare anche 12 anni e che da vita, attraverso a fasi di lavorazione specifiche ad un aceto bruno molto profumato dal gusto agrodolce.
  4. Il vino Lambrusco uno vino frizzante rosso amabile, molto piacevole da gustare, sottoposto a rifermentazione spontanea primaverile.
  5. Acqua d’Orcio, una specialità liquorosa di Reggio Emilia dal gusto inconfondibile di liquirizia e anice.
  6. I savoiardi dei biscotti soffici ricchi di sapore che rientrano tra le ricette ed i prodotti tipici della tradizione locale.
  7. Altri prodotti tipici sono i salumi in tutte le loro varietà, la cipolla borettana, i ciccioli ottenuti dal grasso del maiale, il nocino e l’anguria locale.

Look estivo come scegliere colori e fantasie moda 2020

Look estivo: come scegliere colori e fantasie moda 2020
Look estivo: come scegliere colori e fantasie moda 2020

Nonostante le limitazioni ad uscire di casa che in questo periodo hanno coinvolto la popolazione, l’estate è alle porte e, oltre alle vacanze in regione, si pensa anche a cosa indossare sia per la città che per spostamenti verso mete vacanziere. Come vestirsi e cosa indossare per l’estate? Un ‘estate che inneggia ai colori e all’allegria, utile per contrapporsi ad un periodo per nulla facile. Ma vediamo per un Look estivo come scegliere colori e fantasie, e quali sono i colori out proprio da evitare per l’estate 2020.

Look estivo come scegliere colori e fantasie moda 2020 tendenze allegre

Voglia di aria, di sole e di verde, voglia di ritornare alla vita di un tempo in cui la libertà ci permetteva di trascorrere le giornate ed i weekend in modo completamente diverso, e di condividere luoghi e location cittadini insieme a paesaggi naturalistici e mete vacanziere di ogni genere, mare montagna, lago etc. Una delle fantasie che interpreta meglio questa necessità è senza dubbio quella floreale che, non a caso, è un vero must per l’estate in arrivo. Abiti, magliette camice floreali da sfoggiare per ogni occasioni in alternanza a fantasie giungle, accessori e capi tribal, molto adatte anche per l’abbigliamento uomo, specie per quel che concerne camice e costumi da mare. Come indossarli? Ne abbiamo parlato nel post che segue.

I colori prediletti dell’estate: tinte vivaci e colori pastello

Oltre alle fantasie a fiori anche i colori assumo un ruolo davvero importante nel ristabilire il buon umore e la voglia di vivere. No al nero che in questo periodo, già scuro di per se, è davvero out, ma essendo un colore intramontabile, releghiamolo solo ad occasioni davvero importanti e di una certa tipologia. Anche il rosso perde un po’ di mordente per questa estate, scivolando in tinte più chiare, mentre troneggiano colori vividi e brillanti come il giallo, il verde, il rosa pastello, fino al viola, recuperato in linea quasi etnica da Vittoria Beckhan e da Missoni.

Estate 2020 tinte vivaci e colori pastello

L’arancio il colore del buon umore

Quale colore è più energetico dell’arancio? Si all’arancione, colore del buon umore e dell’ottimismo, non sempre facile da coniugare con il proprio incarnato, mentre sta bene sulle pelli abbronzate. Ampiamente ritenuto un colore energizzante da indossare quando ci sentiamo giù con l’umore. Da indossare anche con sfumature che virano al rosso corallo o al rosa salmone.

Verde colore della serenità

Trova una sua collocazione anche il verde in tutte le sue tonalità, da molto chiaro o pastello fino ad un verde scuro ed intenso. Un colore elegante che si presta moltissimo ad essere indossato in capi di valore per eventi importanti sia in tinta unita che in fantasie floreali.

Verde colore moda estate. Abito 1 e 2 Giambattista Vlli- Abito 3 Gucci – Abito 4 Michael Kors

Il bianco e il colore safari: beige e marrone

Come ogni estate il bianco non abbandona le passerelle e torna troneggiante insieme alle tinte chiare in genere: si al sabbia ai colori safari proposti in abiti da lavoro ma anche in capi sensuali alternati ad indumenti comodi. Il colore safari è perfetto per lei e per lui in tutte le se sfumature che virano dal sabbia chiaro fino al marrone. Una proposta interessante per lei, in questo colore, arriva da Dolce & Gabbana con tailleur fascianti che delineano il punto vita ed i fianchi.

Il blue per le cerimonie

Per le cerimonie e gli eventi importanti i due colori che trovano la loro massima collocazione sono il verde scuro ed il blu. Il blu colore del cielo e del mare ci si presenta in moltissime nuance diverse, da coniugare con facilità in linee eleganti, sia per lei che per lui. Tailleur rigorosi o moderni, abiti lunghi, completi giacca e pantaloni, trovano ampio campo di applicazione per la sera ed il pomeriggio, interpretati abilmente nelle scelte stilistiche di Valentino, e nelle jumpsuit di Luisa Spagnoli (in foto).

jumpsuit di Luisa Spagnoli

Colori pastello ed il giallo colore dell’allegria e della solarità

I colori pastello, come abbiamo visto, tornano alla ribalta anche per questa estate 2020, si al rosa, al verde acqua, al celestino, ma si anche al giallo. Non sta bene a tutte, ma dona molto quando si è abbronzata, il giallo è il colore estivo che cattura l’attenzione. La tonalità più facile da indossare di giallo è sicuramente quella meno vistosa, il giallo pastello, chiaro, delicato e tenue offre solarità senza eccessi. Ma anche le tinte più accese si lasciano amare, e diventano solari specie in abiti lunghi.

I colori fluo protagonisti del colore

Per nulla facili da indossare, non sono adatti a tutti, ma lasciano sicuramente il segno. Si tratta dei colori vivaci, luminosi, accesi, come lo sono da sempre i colori fluo: giallo, arancio, rosa, viola, verde, non importa quale sia la tinta, queste nuance sgargianti sono le vere protagoniste dell’estate, quindi, se siete giovani e volte osare fatelo con disinvoltura. Dagli abiti lunghi, agli short, t-shirt colorate, scarpe luminose e fluo: osate!

I colori fluo protagonisti del colore

Moda estate: gli outfit e la cromoterapia

Praticamente per l’estate, oltre ad un ritorno alle linee moda degli anni 90, e alla rivalutazione di alcuni capi vintage, i colori che sono i protagonisti e le fantasie più amate riequilibrano un poco la nostra situazione “mentale” offrendoci uno spunto per una cromoterapia di massa di facile attuazione in perfetta linea con le tendenze moda che hanno sfilato sulle passerelle.

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Come riprodurre le ortensie: come, quando e coltivazione ortensia

Ortensie
Ortensie

L’ ortensia è una bellissime piante che regala fioriture abbondanti e tanti piccoli fiori riuniti in mazzetti che formano “palle fiorifere” molto decorative. Una specie che si resta bene ad essere coltivata in casa, nei giardini, sui terrazzi e ad adornare i balconi. Non ama molto il sole ed ha esigenze specifiche in termini di terriccio, acqua e concimazione ma, allo stesso tempo, è molto facile da far fiorire abbondantemente e da riprodurre tramite, talea, propaggine, margotta e volendo, anche per seme. Vediamo insieme come riprodurre le ortensie: come, quando e coltivazione di questa splendida pianta dai fiori romantici e decorativi.

Come e quando riprodurre le ortensie

Le ortensie appartengono alla famiglia delle Hidrangea che racchiude al su interno circa 80 specie di cui alcune arbustive altre rampicanti, alcune a foglia caduca ed altre a foglia semi-persistente. Le specie di ortensia rampicante raggiungono anche i 10 metri di altezza. Se avete delle piante di ortensie e vi state chiedendo come riprodurle, sappiate che esistono diversi metodi validi. Alcuni davvero semplici da attuare e di facile attecchimento, come quello da talea. Ma l’ortensia può essere riprodotta anche per propaggine o seme: vediamo le tecniche più usate.

Come riprodurre le piante di ortensia

Come visto, i metodi sono molteplici. La talea permette di ottenere, come la propaggine, una nuova pianta con le stesse caratteristiche della pianta madre. La propagazione per seme, invece, oltre ad essere più difficoltosa non sempre da vita ad esemplari belli e portentosi come la pianta madre. La margotta è poco usata per questo genere ma valida per le specie rampicanti.

Riproduzione ortensia da talea

Tra tutti i metodi di propagazione dell’ortensia, quello per talea è sicuramente il più diffuso e quello da preferire. Le talee possono essere tagliate e trapiantate per la moltiplicazione sia in primavera (verso aprile o maggio), od anche nel periodo di fine estate inizio autunno. Si otterranno delle piante con caratteristiche medesime della pianta madre originaria. La talea va ed effettuata recidendo un ramo di almeno due anni con qualche gemma laterale (con 2 coppie laterali 4 gemme o poco più). Interrato in terriccio soffice dopo avere pestato appena, e tenuto all’ombra umidificandolo spesso. Se il clima è instabile porvi sopra, un sacchetto di plastica o una bottiglia tagliata.

Come riprodurre le ortensie: come, quando e coltivazione

Riproduzione ortensia da propaggine

La propaggine in botanica viene utilizzata per riprodurre piante utilizzando un ramo che viene forzatamente introdotto nel terreno e costretto a radicare. Moltiplicare per propaggine non è difficile, ma è necessario utilizzare un terriccio soffice e mantenere umido il terriccio. Si effettua sul ramo del secondo anno, e viene definita talea assistita. Questa tecnica si adotta in special modo in autunno per piante rampicanti di ortensia, o anche per lamponi, rovi di more etc, e può essere sostituita dalla talea o dalla margotta.

Riproduzione per margotta

La margotta consiste nel creare, ad un certo punto del fusto di un ramo della pianta, una sacca contenente terriccio per stimolare la radicazione del ramo. Il ramo non va staccato. Molto utilizzata nelle specie ficus, trova impiego anche per altre specie come gli agrumi ed altri alberi da frutto come il ciliegio, il pero.

Riproduzione ortensia da seme

Dopo la fioritura le piante di ortensia matureranno i fiori, producendo delle capsule che contengono i loro semi. Vanno raccolti e conservati in barattoli al buio, fino alla primavera (marzo / aprile). Utilizzando un apposito terriccio di semina, si piantano i semi di ortensia. Le piantine andranno tenute umidificate e al riparo dal sole diretto. Poste all’aperto nel mese di maggio, quando il tempo e le temperature si sono stabilizzate al di sopra dei 18 gradi (circa). Le piante riprodotte da seme possono avere colorazioni ed aspetto differente tra loro. Questo tipo di propagazione è indicata per i vivaisti che sperimentano incroci e nascite di nuovi esemplari.

Quando riprodurre le piante di ortensia

I periodi indicati per la propagazione delle pianta di ortensia sono diversi e variano anche in virtù della tecnica adottata. Si tratta di una pianta a foglia caduca che ha ripresa vegetativa in primavera. Quando si procede alle potature, a fine febbraio si ricavano delle talee che radicheranno bene con l’arrivo della primavera, meglio ancora se poste in luogo luminosi umido a circa 15 – 18 gradi.

  • Talea: febbraio (riparata) marzo e aprile all’aperto – settembre ottobre, all’aperto.
  • Propaggine: in primavera
  • Margotta: tecnica poco utilizzata per le ortensie la si può effettuare da aprile / maggio fino all’estate inoltrata.
  • Seme: in semenzaio a marzo o aprile- Porre all’aperto a fine aprile inzio maggio (15/ 20 gradi)

Fioriture di ortensia e coltivazione pianta

Una pianta, l’ortensia, che regala abbondanti e suggestive fioriture dai vari colori: bianche, viola, rossicce, rosa, celesti e lilla. L’ortensia necessita di norme di coltivazioni specifiche. In febbraio va potata drasticamente accorciando tutti i rami e lasciando, su di essi, 2 o 3 gemme laterali ossia circa 4 o 6 gemme, se volete una pianta più alta lasciate qualche gemma in più. Fioriscono per lunghi periodi anche per più di due mesi sui rami vecchi che hanno prodotti nuove gemme.

Ortensie alcune specie e colori

Norme di coltivazione

  • ESPOSIZIONE Ama posizioni in ombra o semi ombra, non sole diretto, quindi, perfetta sarà un’ esposizione a nord/est, o nord/ovest. In alternativa, su terrazzi e balconi potrete porle in zone ombreggiate da grigliati, teli, vele, tende e cannucce di bambù.
  • INNAFFIATURE – Necessita di innaffiature abbondanti e frequenti specie in estate periodo in cui vi regalerà splendide fioriture. E’ preferibile usare acqua piovane o comunque non calcarea in quanto il calcare rende l’acqua basica. Si tratta di una pianta acidofila quindi è bene utilizzare concimi liquidi specifici o acidificare l’acqua per innaffiarla con 2 cucchiai di aceto lascito riposare in 5 litri di acqua per qualche ora.
  • TERRICCIO: sempre trattandosi di acidofile è opportuno praticare i rinvasi delle ortensie in primavera con terriccio specifico e soffice per acidofile come azalee, ortensie etc. Il terreno di bosco ricco di sostanza organico è il più indicato e deve essere ben drenato.
  • COLTIVAZIONE: posso essere coltivate in cespugli, per ornare giardini come elemento isolato o bordare viali. Perfette anche in vaso, in aiuole per colorare giardini, terrazzi e balconi. Possono essere riposte in casa ed esposte durante la fioritura per poi riporle all’esterno. Resistono anche a basse temperature fino a sotto lo zero.
  • POTATURA da effettuare quando la pianta è a riposo, non appena cominciano a gonfiarsi le prime gemme (gennaio / febbraio). Questa situazione può variare in base alle aree geografiche considerando poi che le ortensie si coltivano bene anche fino a 1000 metri di altezza. Nella potatura rimuovere i rami secchi ed accorciare i rami legnosi lasciando circa 3 gemme per lato ossia 6 gemme. Potature troppo tardive e fatte senza criterio, possono compromettere la fioritura perché agiscono rimuovendo rami in fase di preparazione dei fiori.
Coltivazione ortensie in giardino – Ortensia bianca

Come proteggere le ortensie dal freddo?

Alcune qualità sono più soggette al freddo come l’hidrogea serrata e la macrophilla, ma a parte queste tipologia d’ortensia, è sufficiente pacciamare il terreno e, in caso di forti gelate coprire la pianta con un telo trasparente o, se possibile, riporla in androni, stanze, terrazzi riparati o in casa. Sono proprio le piante in vaso a rischiare il gelo che comprometterebbe le radici, oltre che i fusti.

Le ortensie essiccate in composizioni

Questa bellissima specie fiorifera si presta anche all’utilizzo in composizioni floreali sia fresche che essiccate. Talvolta il loro colore può essere mantenuto o rinforzato in fase di essiccazione e lavorazione. Andranno colti i fiori anche in fase di inizio “sfioritura” e fatti essiccare appesi all’ombra a testa in giù. Si possono realizzare piacevoli composizioni e nature morte molto suggestive.

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Carlino cane: costo, caratteristiche razza e cura

carlino cane
Carlino cane

I Carlino sono dei cani di razza molossoide originaria della Cina. Considerato un cane da compagnia, presenta tratti somatici molto particolari che lo rendono unico nel suo genere. Il costo di un cucciolo di carlino con pedegree di alta genealogia, si aggira intorno ai 1500 – 2000 euro, ma se ne trovano anche a meno. Per decidere di acquistare un carlino è bene conoscere le caratteristiche della razza, dove comprarlo e come prendersene cura.

Carattere carlino cane: costo, caratteristiche razza e cura

Prima di acquistare qualsiasi cuccioli di cane è necessario fare i conti con le proprie esigenze di tempo e spazio. Ci sono cani che vivono bene in casa, ed altri che necessitano di un grande spazio esterno. Alcune razze di cani vivono bene in casa, ma magari non amano stare sole per molte ore al giorno. Il Carlino è un piccolo molossoide molto esuberante ed affettuoso che ama la compagnia.

Si rivela molto fedele al suo padrone e si attacca moltissimo a tutti i membri della famiglia. Se in casa vi sono altri cani può essere molto geloso delle coccole del suo padrone rivolte ad altri che non siano lui. Comunica con sbuffi, grugniti ed altri versetti nasali. Non ama molto stare solo e, per questo, è adatto a chi sta molto in casa, alle persone anziane e per chi vuole molto affetto da un cane.

Carlino cane: costo, caratteristiche razza e cura

Carlino Corporatura e salute

Si tratta di una razza piuttosto tozza come struttura. Presentano corpo tozzo e gambe corte, musetto schiacciato. Le femmine sono leggermente più piccole dei maschi. La loro costituzione li porta a poter soffrire di displasia dell’anca. Tende ad ingrassare e per questo va aiutato portandolo fuori a passeggio e controllando l’alimentazione. Il carlino è un cane di razza definita brachicefala quindi può soffrire di problemi ai bronchi e ai polmoni, ha una ridotta capacità respiratoria rispetto ad altre razze, per cui soffre il caldo e l’umidità.

Possono presentare problemi cardio-respiratori. Come i cani di razza maltese, seppur raramente, possono essere colpiti da meningoencefalite. Può soffrire di congiuntivite e problemi della pelle che si arginano con una buona e costante pulizia, problematiche che si originano dal fatto che nelle pieghe si annidano batteri e funghi, mentre gli occhi hanno le palpebre che non si chiudono completamente causando secchezza e problemi alla congiuntiva, ulcere incluse.

Storia ed origini del carlino

Il Carlino, razza di antica nascita, proviene dalla Cina ed è giunto in Europa intorno al 1500 attraverso la venuta in Europa dei cavalieri di Gengis Kan. Alcuni reperti archeologici fanno pensare alla sua presenza in Cina già dal 400 a.C. Il suo nome varia a seconda dei paesi (Inghilterra, Olanda) si chiama sia Pug che Mops, (pugs ossia pugno e musetto), in Giappone è chiamato Chin mentre, in Cina, prende il nome di Ha Ba Gou. In Italia eredita il nome da una commedia dell’attore Carlo Bettinazzi, mentre in Francia lo si chiama Carlin. Nel 1885 in America, viene riconosciuto come cane toy ed inserito nel quinto gruppo.

Carlino colori del manto

Carlino scheda tecnica

  • Longevità – E’ un cane abbastanza longevo vive dai 12 ai 15 anni, un po’ meno rispetto ad altri cani del quinto gruppo, alcuni dei quali arrivano fino ai 17 / 20 anni.
  • Carattere – Si tratta di un cane da compagnia socievole, attivo, vivace ed allegro adatto alle famiglie e alle persone anziane. E’ puntiglioso e se si mette in testa una cosa demorde con difficoltà. Le femmine sono più facili da gestire. Tende ad essere un po’ pigro specie in età adulta e se ingrassa, perché si affatica di più. Sicuramente un fedele compagno che ama molto il suo padrone, la sua compagna, ed il contatto fisico. Può essere considerato, malgrado la sua stazza ridotta, un cane da guardia.
  • Peso – Il suo peso può variare in relazione all’età e al sesso. Un adulto in salute senza problemi di obesità dovrebbe pesare dai 6 agli 8,3 chili. Ricordiamo che le femmine sono più piccole, anche se di poco.
  • Corporatura – Testa grande rotonda massiccia, muso tondo con varie rughe, schiacciato con tartufo grande e sporgente. Presenta occhi grandi rotondi, molto scuri ed espressivi. Corpo tozzo, gambe corte con altezza al garrese tra i 25 ed i 30/33 centimetri. La coda è piccola e arricciata sul dorso. Un piccolo simpaticone dal muso grazioso!
  • Colori – Il carlino ha diversi manti dal colore più o meno vivace: nero, fulvo, marrone, focato, albicocca, crema chiaro con musetto fulvo. I Carlino color argento sono molto rari da trovare. La federazione riconosce solo 4 calori: fulvo, albicocca, nero ed argento.
  • Prezzo – Il carlino, così come altre razze, ha un prezzo variabile. Si trovano esemplari introno ai 600 / 700 euro e cuccioli di alta genealogia con costi che arrivano anche ai 2000 euro.

Come prendersi cura del Carlino

Come abbiamo visto si tratta di un piccolo cane da compagnia affettuoso e socievole ma dalla salute non proprio resistente. Per cui è necessario prendersene cura in modo appropriato per farlo star bene.

  • Per prima cosa, avendo una capacità respiratoria ridotta, è necessario non farlo ingrassare sollecitandolo al movimento e alle passeggiate e sottoponendolo ad una dieta bilanciata senza eccessi.
  • Evitare di farlo uscire in estate nelle ore più calde o in inverno con pioggia ed eccessiva umidità dell’aria.
  • Altro problema sono gli occhi e le pieghe che possono infettarsi, e rispondere male a fenomeni allergici. La pulizia gioca un ruolo molto importante nella prevenzione di molte problematiche a cui il carlino e soggetto. E’ importante dedicare tempo alla sua igiene e pulizia, curando e pulendo occhi, naso, orecchie, cute e spazzolandolo spesso, anche perché perde pelo. Adottare sempre prodotti specifici e delicati.

Consigli per comprare un Carlino

I carlino sono dei cani sul quale si specula molto, e dunque vi sono allevatori non seri che commerciano esemplari incrociati che si ammalano più di frequente. E’ bene dunque acquistare da allevatori seri Italiani o da privati e si conoscono e di cui si ha certezza della salute dei genitori.

Come combattere il polline e le allergie

Come combattere il polline e le allergie
Come combattere il polline e le allergie

La natura ci offre uno spettacolo quotidiano nella sua bellezza composta da cielo, mare e piante, ma sebbene le piante siano delle creature viventi di indubbia bellezza possono causare, non pochi problemi, a tutti quei soggetti che soffrono di allergie dovute ai pollini. Vediamo come combattere le allergie da polline.

Come combattere il polline e le allergie

In primavera arrivano le fantastiche fioriture multicolori, piante ed alberi si riempiono di profumo inebriante mentre, molte persone, cominciano ad accusare dei problemi: asma, bronchite, congiuntivite e rinite allergica (raffreddore), sono tra i disturbi più comuni e noti che il polline possa causare. Sebbene non ci si può rinchiudersi in casa,  è evidente che si dovranno  attuare alcuni accorgimenti per attenuare questo fastidioso problema. Vediamo insieme come fare e da cosa sono causate le allergie, insieme ad alcuni accorgimenti pratici utili.

Polline: cosa fare all’aperto

  1. USCIRE POCO – Sebbene tutti abbiano una vita sociale e lavorativa, quando è possibile, si dovrà cercare di non uscire di casa, specie nelle giornate di vento, momento in cui il polline disperso nel’aria tende ad aumentare considerevolmente.
  2. EVITARE PARCHI – Secondo suggerimento: evitare di recarsi in parchi, boschi e prati, ossia in tutti quei luoghi in cui la concentrazione di polline presente, aumenta notevolmente.
  3. FINESTRINI E FINESTRE CHIUSE – Se si viaggia in auto tenere i finestrini chiusi, accendere l’aria condizionata e far istallare un buon filtro antipolline che andrà mantenuto pulito ed in ottima forma. Anche in casa far installare dei filtri anti polline nei condizionatori o acquistare dei purificatori d’aria può aiutare moltissimo.
  4. FAZZOLETTO UMIDO – Se accusate dei disturbi mentre vi trovate all’aperto, lavate il viso, inumidite un fazzoletto e poggiatelo sul viso coprendo bocca e naso.

Pollini cosa fare in casa

  1. TENERE LE FINESTRE CHIUSE – La prima cosa da fare in casa per combattere il polline, è quella di tenere le finestre delle stanze, ben chiuse, istallare un condizionatore per refrigerare gli ambienti e farlo dotare di un buon filtro antipolline che andrà tenuto pulito.
  2. LAVARE SPESSO E SPOLVERARE – Lavare spesso i pavimenti e rimuovere la polvere ogni giorno da ogni superficie può aiutare molto. Se l’allergico siete voi indossa la mascherina filtrante.
  3. FARMACI – Sia in casa che fuori di casa, portate con voi un antistaminico ed un cortisonico, ciò in relazione al tipo di reazione allergica a cui siete soggetti, l’asma, tra le tante, è la più insidiosa.
  4. GIARDINAGGIO DELEGATO – Avete un giardino od un terrazzo fiorito? Incaricate qualcuno di falciare spesso il prato, evitate di piantarvi delle graminacee, e fate innaffiare frequentemente, le corolle fiorifere, causando l’appesantimento e la caduta del polline. Attendete fiduciosi un bell’acquazzone che lavi via più polline possibile!!!

Sebbene le allergie ai pollini siano un problema prevalentemente stagionale possono causare problematiche anche serie, ma con alcuni semplici accorgimenti si può cercare di attenuare il disturbo e vivere meglio anche in primavera. Alcune erbacee e piante fioriscono in periodi diversi, anche più volte l’anno, una di questi, ad esempio è  la parietaria, nota anche come muraiola che fiorisce da marzo fine a settembre, ottobre. Se ne avete degli esemplari in giardino e in prossimità delle recinzioni d casa fatela rimuovere.

Microdermal, piercing e buchi alle orecchie le infezioni e i rimedi

Piercing microdermal infezioni
Piercing microdermal infezioni

I buchi alle orecchie, cosi come i piercing ed i microdermal sono di tendenza, decisamente molto di moda, come anche i tatuaggi ma, sia i primi che quest’ultimi, possono causare reazioni allergiche, rigetto del microdermal o infezioni di varia entità. In alcuni casi, la rimozione costituisce l’unica soluzione, in altri invece, la prevenzione, l’igiene e l’attenzione all’utilizzo di orecchini e piercing di qualità, possono scongiurare queste problematiche. Vediamo insieme l’argomento relativo ai Microdermal, piercing e buchi alle orecchie le infezioni e i rimedi possibili per correre ai ripari.

Differenza tra infezione microdermal e piercing

Mentre l’infezione in se è dovuta a batteri che hanno proliferato sulla superficie del piercing, generalmente superabile con un’accurata disinfezione giornaliera e, talvolta, con l’uso di antibiotici, quella da microdermal può nascondere un problema più serio. Il microdermal si attua attraverso l’inserimento di una placca metallica; l’organismo potrebbe reagire alla presenza di un corpo estraneo, rifiutandolo. Lo stesso problema lo si ha con il fisher piercing (anello di fidanzamento), che sostanzialmente è un microdermal.

1) Microdermal rigetto

In caso di rigetto del microdermal, l’organismo ha reagito eccessivamente al corpo estraneo, la zona si gonfia e diviene rossa. La disinfezione c’entra ben poco, quando l’organismo rigetta un corpo estraneo, lo fa indipendentemente dall’igiene pratica che può essere stata anche scrupolosa. Alle volte il microdermal viene espulso pian piano da solo, altre volte è necessario farlo rimuovere. In alcuni casi questa evoluzione può lasciare delle piccole cicatrici.

2) Infezione Microdermal

Trattandosi di un dispositivo che viene applicato sotto cute è necessario operare in ambienti sterili e con guanti e strumenti sterilizzati accuratamente. Nei giorni a seguire l’impianto, è necessario disinfettare la zona e tenerla pulita e protetta. In caso di infezione riconoscibile da prurito e arrossamento, perdita di siero e pus, è bene applicare prodotti disinfettanti e pomate specifiche antibiotiche. Nei casi più gravi è bene rivolgersi al medico.

3) Infezione Piercing Ombelico

Per quanto il piercing all’ombelico rappresenta uno dei punti più graziosi e sensuali in cui applicare un “orecchino” piercing, è opportuna sapere che questa zona è sottoposta a rischi, specie se non si attuano norme di sicurezza specifiche. Il Piercing all’ombelico è soggetto a micro traumi e talvolta a strappo vero e proprio: basta un bracciale che accidentalmente si incaglia, un abbraccio in cui la cinta dell’altro si appiglia o talvolta anche solo la trama di un maglione a poter causare micro traumi al piercing.

In questi, od altri casi, la zona del piercing subisce una piccola o media lesione e dunque la si espone automaticamente al rischio di infezione. Il piercing all’ombelico andrà controllato spesso, disinfettato, specie se ha subito anche piccoli traumi, o lo si vede arrossato.

4) Infezione Piercing Naso

Anche in questo caso problemi cartilaginei dovuti a un non adattamento del corpo “all’intruso piercing”, possono dar vita a fenomeni fastidiosi come rossore, prurito, secchezza, alterazione delle mucose, piccole crosticine interne ed esterne. Se notate fenomeni strani, non manifestati in precedenza nella zona del naso interna o esterna, molto probabilmente significa che sono determinati da una reazione organica al piercing applicato. Provate a sostituirlo. In questa zona, come in altre del corpo, è opportuno utilizzare solo prodotti di estrema qualità in oro o acciaio chirurgico.

5) Infezione Piercing Orecchio

La zona dell’orecchio prevede un’infinità di tipologie di piercing. Quelli meno a rischio sono i classici fori nel lobo. Il buco alle orecchie, una volta fatto e tenuto pulito, difficilmente da reazioni allergiche e va incontro ad infezione. I soggetti predisposti ad allergie da metallo faranno bene ad utilizzare solo orecchini in oro o in acciaio chirurgico. Altre zone cartilaginee dell’orecchio potrebbero manifestare reazioni avverse dovute ad una iper-produzione di tessuto da parte della zona come ad esempio quella del trago o nella cartilagine alta dell’orecchio.

Punti di foro per piercing all’orecchio

Alcune alterazioni eccessive richiederanno l’intervento di rimozione dell’orecchino e del tessuto in eccesso creatosi. Le infezioni al piercing dell’orecchio possono essere dovute a batteri. Spesso la causa è un capello che si annoda accidentalmente sull’orecchino. Una disinfezione e l’applicazione di pomate specifiche, risolveranno il problema in pochi giorni.

6) Infezione Piercing Sopracciglio

Un punto delicato. Può trattarsi di due situazioni ricorrenti: rigetto o semplicemente di scarsa igiene. Considerate poi che la zona di applicazione è vicinissima ai “peli” del sopracciglio. Provate a sostituire il piercing con uno di qualità e a disinfettare la zona. Applicante pomate e creme antibatteriche. Consultate il medico. Rimuovete il piercing.

7) Piercing Lingua rischi

Per quanto riguarda il piercing alla lingua le problematica riguardano l’apparato oro digestivo. Modificando il Ph della bocca e, nello specifico, della saliva, attraverso la collocazione di un piercing in metallo, si può andrà incontro ad infezioni del cavo oro faringeo ma anche di problematiche più serie riguardanti l’apparato digestivo. La soluzione consiste nell’asportazione del piercing alla lingua.

Microdermal, piercing e buchi alle orecchie le infezioni e i rimedi

Body art e tatuaggi: infezioni e reazioni allergiche

Ogni qual volta si attuano delle manipolazioni corporee, attraverso l’introduzione di metalli e colori contenti metalli (tatuaggi) si potranno avere delle reazioni allergiche. I tatuaggi hanno effetti nocivi e causano intossicazioni organiche. Il sistema immunitario potrebbe ricevere eccessiva stimolazione da un corpo tatuato in forma lieve o grave, e mettere in atto azioni di difesa stimolando il sistema immunitario. Reazioni locali come, allergia nella zona di un tatuaggio o di un piercing, o reazioni più ampie, potrebbero insorgere sia a breve che a lungo termine.

Questa sorta di, rovescio della medaglia, può innescare e dar origine a malattie auto immuni di varia gravità, specie in soggetti predisposti. Senza scendere in particolari, le malattie auto immuni riguardano il corpo nella sua interezza, organi interni, tessuti, pelle, possono esserne interessati. Lo stesso sistema nervoso potrebbe subire un attacco demienilizzante da parte del proprio organismo.

Tatuaggi, piercing, microdermal, pro e contro

Se la moda e le tendenze spingono alla ricerca di pratiche di questo genere: piercing, tatuaggi, microdermal ed altro, è bene essere consapevoli, e sapere che il nostro organismo potrebbe non gradirle. Il consiglio è quello di testare se stessi, e non eccedere mai in queste pratiche. Un piccolo tatuaggio ha i suoi pro ed i suoi contro, ma non ha di sicuro, un’effetto devastante come quello di un corpo completamente tatuato ma, è altresì vero, che le reazioni sono molto soggettive e imprevedibili.

Quali sono le 30 bacche commestibili e quelle tossiche

Bacche di sambuco
Bacche di sambuco

Bacche commestibili ce ne sono molte, ma non sempre è facile riconoscerle. La natura ci regala un paniere pieno di frutti: bacche, verdure, germogli da gustare in insalate fresche, cotte, o come frutta e bacche di stagione. Tra i doni della natura ci sono anche i funghi, alcuni buoni, altri tossici, altri ancora, velenosi. Le stesse piante fitoterapiche di cui parliamo molto spesso, possono essere terapeutiche ma se ingerite in modo improprio risultano tossiche e, talvolta, mortali. Le bacche non sono da meno. Alcune ottime, altre tossiche, altre utilizzate come fitoterapico da personale esperto.

Come riconoscere bacche commestibili e bacche tossiche

Alcuni frutti o drupe, come fragole, more e lamponi, sono ben noti e conosciuti, per gusto e bontà ma altri molto meno. Vediamo quali sono le bacche commestibili e alcune di quelle tossiche che invece andranno evitate accuratamente.

Mirtilli: Bacche commestibili del bosco e il falso mirtillo

Mirtillo e falso mirtillo
Bacche di mirtillo e bacche di falso mirtillo (Vaccinium gaultherioides Bigelow).

I mirtilli sono molto noti per la loro bontà, sia quelli coltivati, che i mirtilli selvatici. Ma se li vogliamo raccogliere nel bosco è utile sapere che i loro frutti sono simili anche ad altre bacche, come ad esempio al “falso mirtillo”. Come vedere al differenza tra mirtillo e falso mirtillo? Lo si riconosce rompendo il frutto.

Il falso mirtillo non commestibile ha all’interno la polpa bianca, il sapore non è buono, ma non è velenoso, mentre il vero mirtillo ha la polpa che macchia di rosso scuro.

I mirtilli sono frutti ma anche un vero medicamento: ottimi per la vista, le infezioni urinarie. Adottati per la preparazioni di marmellate e dolci, perfetti consumati freschi. Esiste poi anche la qualità di mirtilli rossi molto grandi chiamato anche mirtillo americano perché proviene dai terreni paludosi di questa terra (non è nostrano).

Sambuco bacche nere commestibili e falso sambuco

Della pianta del sambuco si utilizzano non solo le bacche ma anche le foglie ed i fiori. Il colore delle bacche sferiche, è viola scuro. Buone di sapore, adatte per marmellate, le bacche di sambuco hanno proprietà antibiotiche, ricche di vitamina C e Vitamina A si rivela un ottimo anti-ossidante, anti-infiammatorio, ed aiuta ad eliminare gli acidi urici in eccesso; è anche lassativo.

Fiorisce da aprile a giugno, mentre le bacche maturano a fine estate. E’ un arbusto che cresce fino a diventare un alberello. Molto gradevole anche per il suo aspetto decorativo.

Bacche si sambuco
Fioritura di Sambuco bacche di Sambuco e a destra bacche di Ebio

Falso Sambuco L’Ebio

L’Ebio è una pianta che produce bacche con azione tossica e velenosa a differenza del sambuco. La differenza di base sta nella pianta: il sanbuco è un alberello con rami legnosi, mentre l’ebio è un erbacea con fusto centrale verde. A

ltro elemento per riconoscere le due piante sta nelle bacche: quelle di sambuco sono ricadenti mentre l’Ebio ha ombrelli eretti con gruppi di bacche.

Bacche di Mirto o Myrtus communis

Le bacche di mirto si originano da piccoli e graziosi fiori bianchi. Le bacche mature sono di colore viola scuro, vengono utilizzate per cucinare ed insaporire primi e secondi, preparare confetture ma anche per la preparazione di un noto liquore: il liquore di mirto.

Sono commestibili sia le bacche, che le foglie, ma possono dar vita, nelle persone sensibili, a reazioni allergiche. Si possono consumare fresche, o in preparazioni culinarie di vario genere.

Hanno proprietà digestive, e sono ricche di flavonoli utili per la mente, e capaci di contrastare alcuni sintomi della demenza e dell’Alzheimer.

Bacche di ginepro (Juniperus communis)

Pianta e bacche di ginepro
Pianta e bacche di ginepro

Sono facilmente riconoscibili le bacche di ginepro, per via della pianta che le ospita. Sono verdi e, dopo due anni circa, maturano diventando violacee blu, mentre diventano marroni seccandosi. La pianta del ginepro è ben riconoscibile perché le sue foglie aghiformi ricordano le tuie (Thuja) infatti fa parte della stessa famiglia del Cipresso.

Hanno un gusto zuccherino, contengono calcio, gineprina, resina acetato di potassio. Costituiscono l’ingrediente principale del liquore Gin, ma vi si preparano anche oli essenziali. Vi sono diverse varietà: ginepro rosso, ginepro fenico, ginepro sabina ed infine ginepro liscio e il virginia. Attenzione però NON TUTTE LE SPECIE sono commestibili, il ginepro sabina ad esempio non lo è.

Biancospino fiori e bacche

Oltre ad essere noto per la bella fioritura a mazzetti di piccoli fiori banchi, il biancospino in autunno dopo la fioritura, colora le sue bacche di verde per pi virare pian piano al rosso arancione. Gli uccelli ne sono ghiotti. In casa si possono preparare delle confetture. Le bacche di biancospino sono ricche di flavonoidi e di zuccheri, ed hanno azione rinforzante per il sistema cardiocircolatorio.

Corniolo dai grandi frutti rossi

Corniolo dai grandi frutti rossi
Corniolo dai grandi frutti rossi

Si tratta di bacche rosse grandi come un oliva dal sapore acidulo ma zuccherino. Per maturare impiegano ben 7 mesi e, come altre tipologie di bacche (ma non tutte), hanno maturazione lenta.

Il momento migliore per raccoglierle e consumare è quando il loro colore vira dal rosso al vinaccia. La pianta è un arbusto, o un piccolo alberello con foglie appuntite la cui fioritura genera fiori gialli a partire da febbraio.

Si usa nella preparazione di confetture, gelatine, liquori ed aceto. Perfetta per i dolori articolari, dermatiti e disturbi del metabolismo.

Bacche di rosa canina

Bacche di rosa canina
Bacche di rosa canina

Simili alle bacche di corniolo sono dei falsi frutti, di coloro rosso con punta nera. Sono comunque delle bacche selvatiche commestibili, utili per preparare confetture, intrecciare ghirlande o per la decorazione in cucina di numerosi piatti. Vanno raccolte mature.

Sono ricche di vitamine B, C e K, rinforzano il sistema immunitario, prevengono influenza, tosse e raffreddore. Essiccate, spezzettate e rinchiuse in barattoli, possono essere utilizzate per infusi e tisane depuranti e benefiche.

Aronia con bacche nere

Bacche di Aronia scure

Appartiene alla famiglia delle rosacee. Presenta foglie caduche e bacche scure, quasi nere, di forma tondeggiante. Le foglie di aronia sono di forma ovale di medie dimensioni in autunno, prima di cadere virano al rosso. La pianta raggiunge i due metri e diviene un alberello. I fiori sono raggruppati in grappoli di circa 25 capolini.

La pianta fiorisce in primavera, ed i frutti maturano dopo circa 3 mesi, in estate. Il sapore delle bacche di Aronia, come frutto, fresco è tannico e dunque non gradevole.

Ottime queste bacche di aronia, invece, per preparare sciroppi, marmellate e succhi. Ha proprietà terapeutiche elevate, è un ottimo antiossidante, contiene vitamina C, K ferro e antociani in elevata quantità. Aiuta l’efficienza psico-fisica, la pelle, le gengive, i capillari e le ossa.

Fragoline di bosco e false fragole

Fragoline di bosco e more sono facili da riconoscere e non hanno frutti simili con cui confonderle. Le fragoline di bosco sono piccole, morbide e profumate dal gusto intenso e dal frutto leggermente allungato. Di colore rosso vivono in montagna e fruttificano abbondantemente in tarda primavera ed estate.

Fragoline di bosco

Duchesnea Indica; falsa fragola

Tra le fragole false invece, ricordo la duchesnea indica che ha foglie molto più piccole e scure delle piante di fragola, è tappezzante, produce dei fiori gialli e piccole drupe simili alla fragola, ma di consistenza soda, senza sapore e, non tossici. Si tratta di un pianta perenne della famiglia delle rosacee, molto graziosa ma ingannevole.

Alcune piante con bacche non commestibili

Piante con bacche o drupe commestibili

Vi sono molte altre piante con frutti, bacche e drupe commestibili che non abbiamo citato. Ne elenchiamo alcune.

  • Uva spina
  • Pomodoro – Peperone – Melanzana
  • Alloro
  • Corbezzolo
  • Nespolo selvatico
  • Nespolo del Giappone
  • Sorbo domestico
  • Prugnolo
  • Pyricanta (semi velenosi)

Alcune bacche tra quelle citate, non vanno ingerite in quanto tossiche, ma vengono utilizzate in farmacologia e per i preparati fitoterapici. quel che è certo è che la natura ci ha dotato di tutto il necessario per nutrirci e curarci sta a noi imparare ad usare queste risorse.

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Il fiore più grande del mondo: “Titan Arum”

Il fiore più grande del mondo: "Titan Arum"
Il fiore più grande del mondo: "Titan Arum"

Il fiore più grande del mondo è lui! Una pianta decisamente unica nel suo genere, vediamone i motivi con caratteristiche particolare e soprattutto caratterizzata da un fiore gigante: il più grande del mondo! Scoperto nel 1878, sboccia raramente e regala un fiore di dimensioni giganti e uno spiacevole odore.

Appartiene alla famiglia delle Araceae, originaria dell’America centrale. Endemica dell’isola di Sumatra, in Indonesia, nelle foreste pluviali dove nasce e cresce allo stato brado. Fu descritta per la prima volta dal botanico Odoardo Beccarini. Il suo nome botanico è  Amorphophallus Titanum.

Il fiore più grande del mondo: “Titan Arum”

Il Titan Arum appartiene alla famiglia Amorphophallus titanum, ed ha due grandi particolarità, oltre ad avere un odore veramente sgradevole è il più grande fiore esistente al mondo.  Il genere Amorphophallus comprende circa 170 specie tropicali, distribuite tre l’Africa e l’Asia, fino alla Polinesia. Questa specie fu scoperta nel 1878 dall’italiano Edoardo Beccari, che ne importò i semi in Italia.

Quant’è grande il fiore più grande al mondo?

Numerosi orti botanici in tutto il globo, allevano questa pianta, la quale fiorisce di rado, il suo fiore di circa 2 metri,  per 2 metri. Ma sembra possa raggiungere anche i 3 metri di altezza, dimensioni dunque inusuali e mastodontiche per un fiore.  La sua fioritura, costituisce un evento spettacolare  che attira l’attenzione di un vasto pubblico e dei media.

Costituita da uno spadice centrale avvolto da una foglia colorata (brattea), contiene nel suo interno (nello spadice) fiori sia maschili che femminili. Quelli femminili s aprono per prima e vengono seguiti dopo 1 o 2 giorni dalla fioritura dei fiori maschili. Per questo motivo l’auto-impollinazione è rara. Simile come forma allo Spatifillo ed altre spece botaniche di piccole dimensioni.

Il processo di fioritura avviene nell’arco di diverse settimane, una volta appassito dal tubero centrale si origina una grande foglia a forma di ombrello che può raggiungere i 90 kg di peso, e che allo stato selvatico invece, può raggiungere ben 6 metri di altezza per 5 di lunghezza. Si tratta di una pianta erbacea perenne con fiore gigante dall’odore sgradevole che ricorda quello della carne in decomposizione. L’odore forte è dovuto anche alle dimensioni del fiore.

Ogni quanto fiorisce il  Titan Arum?

Ma per fortuna questa pianta non regala una sola fioritura nell’arco della sua vita. Dopo circa un anno di crescita la pianta osserva alcuni mesi di riposo, dopo i quali torna a fiorire di nuovo o a produrre una nuova foglia. La fioritura del fiore più grande del mondo, il Titan Arum si prolunga per circa 3 o 4 giorni.

Il nome della pianta esprime completamente le dimensioni ciclopiche “Titan”, ossia titanico, riferito, appunto, alle sue grandi dimensioni. Sembra che sia i campi magnetici che le temperature solari possano influenzare la fioritura della specie. Si tratta, senza dubbio, di un’ insolita ed affascinante specie botanica unica nel suo genere.

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Il fiore più grande del mondo: “Titan Arum”

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“Titan Arum” sfiorito

Le prime fioriture negli orti botanici del mondo

La sua spettacolarità lo ha fatto inserire in molti orti e giardini botanici presenti nel mondo. Per questo motivo l’evento della sua fioritura, seguito in genere da moltissime persone, si è diffuso, ed è possibile trovare 4 o 5 giardini botanici nel mondo che, contemporaneamente, ospitino un esemplare di Titan Arum in fioritura.

La prima fioritura di importazione si è avuta a Londra nel Royal Botanic Gardens nel 1889. In America le prime fioriture documentate si sono avute al New york Botanical Garden nel 1937 e nel 1939. In quello stesso anno nel 1939 il Tiatan Arum fu designato come fiore del Bronx per poi essere sostituito, successivamente nel 2000, dal giglio.

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“Titan Arum” bellissimo coloro rosso porpora

Dove poter vedere questa rarità il Titan Arum

A questo punto penso di avervi incuriosito. In quanti vorrebbero poter ammirare, almeno una volta nella vita, il fiore più grande del mondo? Se ne trovano esemplari in diversi orti botanici, nei Garden Americani, Australiano, e Londinesi, sboccia anche nel giardino botanico di Born in Germania nel giardino botanico di Meise in Belgio.

In Italia vi sono alcun esemplari a Villa Taranto, sul Lago Maggiore; e a Forio d’Ischia; nel Giardino dei Semplici di Firenze del fiore più grande del mondo. 

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“Titan Arum” dimensioni titaniche confronto con bambino