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mercoledì, Ottobre 1, 2025
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Cenerentola la vera storia antica della fiaba di Cinderella

Cenerentola e Cinderella
Cenerentola la vera storia antica della fiaba

Cenerentola è un classico della Disney ma la storia vera e antica della fiaba di Cenerentola risale a tempi molto lontani e, a quanto pare, sembra aver avuto origine in Egitto. Scopriamo insieme le diverse versioni della favola di Cenerentola partendo da quella originaria egiziana, nata circa nel 2000 a.C.

Cenerentola la vera storia antica della fiaba

La fiaba originaria di Cenerentola o Cinderella ha, come tutte le versioni che si sono susseguite in varie parti del mondo, dei punti cardini che si ripetono:

  1. Cenerentola è una figura femminile giovane che soffre ed è maltrattata, per poi riscattarsi alla fine della fiaba.
  2. Il suo riscatto e la sua salvezza sono dovuti sempre ad un intervento di natura magica.
  3. La nota scarpetta esiste in ogni fiaba anche se nelle versioni originarie non era in cristallo.

La versione originaria di Cenerentola in Egitto

La prima versione della favola di Cenerentola si deve agli egiziani che oltre a usi e costumi e a costruire piramidi ed imbalsamare mummie, ci hanno lascito in eredità fiabe e leggende.

Nella fiaba egiziana, risalente al periodo di Ahmose II, VI Secolo avanti Cristo, Cenerentola prende il nome di Radopi, nome che in lingua greca significa letteralmente “guance rosa”. Radopi è stranamente bionda con gli occhi chiari, di color verde. Anche la sua carnagione e chiara e le sue gote rosee. Per questo aspetto Radopi viene derisa in quanto in Egitto le schiave avevano pelle scura, occhi e capelli nero corvino. (Anche se in alcune versioni Radopi non è una schiava).

Nella storia Radopi è oberata di lavoro, tant’è che anche in questa versione della fiaba, quando giunge il giorno fatidico del gran ballo, non può parteciparvi. Ma mentre era intenta a ballare, per uno strano motivo ricevette in dono da un vecchio uomo benevolo: dei sandali dorati.

Ma mentre si trovava a lavare dei panni lungo le rive del fiume, un falco inviatole dal Dio Horus gli rubò uno dei sandali, e lo portò al Faraone.

Il Faraone lesse questo segno come divino e mandò i suoi uomini alla ricerca della proprietaria dell’altro sandalo dorato. Quando la trovarono, il Faraone se ne innamorò e la sposò. Un lieto finale dunque, anche per la versione originaria di Cenerentola.

Ma esistono molte versioni successive presenti in varie parti del mondo prima di giungere alla nostra tradizionale Cenerentola. Una di queste è la versione cinese. Storicamente, il Faraone Ahmose II, sposò veramente una cortigiana chiamata Radopi. Sembra che la storia sia in parte vera, e giunse a noi per mezzo di diverse fonti, tra cui quella di Esopo.

Cenerentola cinese

Ebbene si, esiste anche una Cenerentola cinese. Il suo nome è Ye Xian, anch’essa una fanciulla sfortunata rimasta orfana. Ye Xian, dopo aver perso prima la madre e, successivamente il padre, rimase sola in compagnia della sua cattiva madrina.

Nello stagno le apparve un magico pesce d’oro che divenne il suo amico fedele, ma in realtà, nel pesce d’oro si era reincarnata sua madre, l’eroina protettrice che aleggia, in un modo o nell’altro, in ogni versione di Cenerentola. La matrigna, per farle un dispetto, decise di uccidere il pesce d’oro e di servirlo in tavola per se e sua figlia.

Lo spirito della madre di Ye Xian le si manifesta e le consiglia di tenere la lisca. Arriva il giorno della grande festa, quella di primavera, ma la bella fanciulla non aveva nulla da indossare.

Sarà proprio la lisca dorata a rivelarsi magica e a donare a Ye Xian un bell’abito, un mantello di piume e delle scarpette che, come da tradizione cinese, saranno davvero piccole.

La giovane fanciulla cinese, secondo la tradizione popolare, aveva dei piedi minuti per via delle dolorose fasciature a cui le donne cinesi, per barbara usanza, erano sottoposte sin da piccole. Il principe si innamora della fanciulla che perde questa minuta scarpetta, e la fa ricercare nel suo regno. La trova e la sposa.

Cenerentola cinese. Il suo nome e Ye Xian
Cenerentola cinese Ye Xian

Le prime fiabe in Europa e Cenerentola

Nel mondo occidentale, le prime fiabe scritte vengono fatte risalire a Esopo, (tra esse “La Volpe e l’Uva” e “La Cicala e la Formica”), scrittore che visse in Grecia tra il VI e il VII secolo a. C.

Per quanto concerne l’Europa, le prime fiabe originariamente tramandate di generazione in generazione, sono solo in forma orale ma divennero finalmente degli scritti.

Nel 1550 fu pubblicata la raccolta di fiabe “Le piacevoli notti” dello scrittore italiano Giovanni Francesco Straparola. Quasi un secolo dopo, fu la volta del “Il racconto dei racconti (1634 – 1636) Di Giovan Battista Basile.

Il libro di Basile racchiudeva una raccolta di favole in dialetto napoletano e tra esse vi era “La Gatta Cenerentola” che rappresenta la versione occidentale di Cenerentola. In seguito, verrà riscritta da Perrault, diventando famosa.

Le prime fiabe in Europa e Cenerentola
Le prime fiabe in Europa e Cenerentola

La Gatta Cenerentola

In questo racconto che rappresenta l’anticamera della Cenerentola attuale, la storia è un po’ diversa. Cenerentola prende il nome di Zezolla e, al contrario della candida e buona protagonista della Disney, vessata e pressata dalla cattiveria, finisce, su consiglio della governate, per uccidere la cattiva matrigna chiudendole la testa in vecchio baule pesante e spezzandogli il collo.

Dopo la sua morte il padre di Zezolla sposerà la governante, una donna con 6 figlie, tenute celate, che si rivela per nulla buona.

La ragazza, maltrattata di nuovo, finisce per dormire tra le ceneri del focolare insieme al gatto della cucina, ed è da questo particolare che cambia il suo nome in la Gatta Cenerentola. Alla fine Zezolla o Cenerentola, se la caverà ancora una volta, grazie alla magia: quella che scaturisce da un dattero.

Sarà questo frutto che le permetterà di partecipare al ballo di corte con un bell abito, calzando ai piedi delle scarpette chiamate pianelle. Come in tutte le versioni di Cenerentola, la fanciulla, per un motivo fortuito, perderà la scarpetta. La storia termina con il classico lieto fine.

cat Cinderella di  Giambattista Basile
Cat Cinderella di Giambattista Basile

Quando nascono le fiabe come genere letterario?

In Italia, la fiaba occidentale, venne scritta e pubblicata per la prima volta. Ma si deve alla Francia la nascita della fiaba come “genere letterario” diffusosi tra il XVII e XVIII secolo.

Alcuni scrittori che frequentavano la corte del Re Sole (Lugi XVI) ne furono gli artefici:

  • Marie-Catherine d’Aulnoy (1651-1705),
  • Jeanne-Marie Leprince de Beaumont (1711-1780),
  • Henriette-Julie deMurat (1668-1716),
  • Charlotte-Rose de Caumont La Force (1654-1724).
  • Ma soprattutto, va ricordato Charles Perrault (1628-1703), autore di una raccolta, I racconti di Mamma Oca che fu pubblicato nel 1697, ed include, diversi capolavori della letteratura fiabistica, tra i quali ricordiamo, ad esempio, Il Gatto con gli stivali, Pollicino, Barbablù e, come visto, Cenerentola.
Cinderella di Charles Perrault
Cinderella di Charles Perrault

Cenerentola dei fratelli Grimm

Nel 1812 nasce la versione di Cenerentola dei fratelli Grimm. La protagonista della fiaba si chiama Ashenputtel. La fanciulla perderà precocemente la madre e si ritroverà con una matrigna crudele, ed il padre in viaggio, lontano da casa. In questa versione della fiaba la fanciulla è aiutata da un arbusto nato da un seme di nocciolo, avuto dal padre che lo aveva trovato in un suo viaggio precedente.

Non vi sono fate, ne zucche, ne topini, ma è presente la magia del nocciolo che consente a Ashenputtel di procurarsi le scarpette in seta ed un abito per partecipare al ballo reale. Raccapricciante il fatto che la matrigna, pur di far calzare la scarpetta alle figliastre, le consiglia di tagliarsi i talloni o le dita dei piedi.

Il sangue che colora la scarpetta le smaschera e, l’arrivo di due colombe che le puniscono accecandole, indurisce il lieto fine, che comunque c’è.

Cenerentola quante versioni ci sono?

Difficile dare una risposta precisa sul numero di versioni di Cenerentola, ma tra antiche e più recenti, ve ne sono moltissime. Dai fratelli Grim a Perrault, la fiaba di Cenerentola o Cinderella gira tutto il mondo e, secondo la folclorista Marina Roalfe Cox ne esistono ben 345 versioni diverse.

Antecedente, nel 1951, la folclorista svedese Anna Birgitta Rooth pubblicò il suo Cinderella Cycle dove, in realtà, sembra che le versioni della fiaba presenti nella storia, siano più di 700. Cenerentola quante versioni ci sono?

Cero che al di la del numero di versioni, alcuni elementi sono comuni. L’infelicità di una ragazza maltrattata che rimane orfana di madre, e talvolta anche di padre. La presenza di una matrigna cattiva quasi sempre con dei figli in competizione con Cenerentola. L’elemento magico che, come nella fiaba tradizionale, arriva in aiuto sotto forma di fata, seme, lisca di pesce, nocciolo o altro.

Tutte le versioni della fiaba sono a lieto fine per Cenerentola, ma va considerato che alcune di esse, pur essendo a lieto fine, contengono elementi cruenti o doppi sensi, non adatti ad un pubblico infantile. Infatti, molte di queste versioni di Cenerentola non nacquero per i bambini, ma per un pubblico di adulti.

Dalla Cenerentola di Perrault a la fiaba di Walt Disney

La favola di Cenerentola di Perrault è, senza dubbio, quella che si avvicina di più a quella della Walt Disney. Nel racconto Cenerentola è aristocratica e gentile, e all’interno della narrazione sono presenti gli elementi tipici, dalla zucca, alla fata, fino ai topini cocchieri.

Non mancano la scarpetta e l’abito fantastico da principessa, ma vi è una differenza per quel che concerne il materiale delle scarpette di Cenerentola, nel racconto di Perrault erano “vair” ossia pelle di scoiattolo, ma per un errore di traduzione, divennero scarpette “verre”, ossia cristallo.

La funzione pedagogica

Le fiabe sono piene di simbolismi e contengono una morale. Quasi tutte, hanno un risvolto pedagogico profondo e una morale precisa, anche quando si rivelano cruente. Cenerentola, in molte delle versioni, racchiude la morale del “senso di sacrificio”: è attraverso il dolore e il sacrificio che si può raggiungere la felicità.

Conclusioni

La favola, ed il racconto classico di Cenerentola ha dovuto subire, nel corso dei secoli, un restyling profondo per poter giungere, com’è attualmente, al pubblico dei bambini. Storie di soprusi, maltrattamenti risvolti alla donna giovane, conflitti tra donne, ed anche omicidi, mutilazione e quant’altro, scene di sangue e di cattiveria gratuita, non sono e non erano adatte ad un pubblico infantile. Infatti, il racconto anticamente, era rivolto unicamente ad un pubblico adulto.

Frittata con prosciutto e formaggi: secondo veloce

Frittata con prosciutto e formaggi: secondo veloce
Frittata con prosciutto e formaggi: secondo veloce
Capita che non si ha il tempo di cucinare piatti elaborati, o magari, di avere ospiti improvvisati e, aprendo il frigo vedete una bella confezione di uova: con le uova si possono preparare gustose frittate con formaggi affettati e verdure in men che non si dica.
Se avete del prosciutto cotto, del salme od anche dei wurstel, la vostra frittata sarà un successo, se poi vi aggiungete dei formaggi misti, od anche del semplice parmigiano o mozzarella a tocchetti, il vostro secondo veloce sarà ottimo e ben gradito. Perfette le sottilette che si squagliano fondendo e filando e arricchendo di gusto la frittata.

Cucinare le uova: frittate  e non solo

Voglio precisare però che le uova, un tempo demonizzate per la presenza di colesterolo, come diversa frutta secca, sono state ad oggi ampiamente rivalutate per il potere nutritivo ed il basso costo, i medici consigliano di consumarne tutte le settimane senza eccedere: date via libera quindi a frittate fantasiose e ricette a base di uova.

Tra l’altro le uova sono anche un piatto decisamente proteico e molto economico, facili da cucinare e portare in tavola in tanti modi diversi. Vediamo  quali sono gli ingredienti, oltretutto anche modificabile per ottenere diverse tipologie di ricette della frittata di prosciutto e formaggi.

Ingredienti frittata prosciutto e formaggi

(4 persone)

  • 8 uova
  • 100 gr prosciutto cotto (od altro)
  • 50 gr parmigiano
  • 4 sottilette
  • mozzarella
  • olio

Preparazione frittata con prosciutto e formaggi

  1. In un contenitore versate le uova aggiungete del sale e metà del parmigiano ed inseritevi il prosciutto a tocchetti o quadratini a seconda se utilizzate quello a fettine o quello a cubetti.
  2. Sbattete gli ingredienti amalgamandoli bene.
  3. Intanto ungete la padella con l’olio e scaldatela bene, versatevi il composto, mescolatelo 2 o 3 volte con la forchetta e coprite la frittata.
  4. Lasciate cuocete qualche minuto controllando. Prendete un coperchio copritela e rivoltate la frittata lasciandola scivolare delicatamente nella padella. Coprite di nuovo dopo aver aggiunto altre fette di prosciutto intero, poi a fine cottura aggiungete le sottilette ed una spolverata di parmigiano che, per gli allergici al latte potrà essere sostituito da formaggi e sottilette senza lattosio e mozzarella. Il nostro secondo veloce a base di frittata al prosciutto e formaggi è pronto.

Frittata con prosciutto e formaggi: secondo veloce
Frittata con prosciutto e formaggi: secondo veloce

Potete affiancare, ad una bella frittata di questo genere, della verdura cruda o cotta, ma anche cetriolini sott’aceto, carciofini ed olive, contorni sfiziosi pronti all’uso ed adatti anche come antipasti golosi.

Frittata con prosciutto e formaggi si abbina bene con tutto ma personalmente ci vedo molto bene gli spinaci lessati al limone o con panna, un bel purè, così come un contorno di patate.

Buona cucina!

Fatemi sapere se la vostra frittata vi è piaciuta ed ha raggiunto le vostre aspettative!

Altre tipologie di frittate:

Shabby accessori come e quanto influenzano l’arredamento

Shabby accessori come e quanto influenzano l'arredamento
Shabby accessori come e quanto influenzano l'arredamento

Accessori shabby chic come sceglierli

Spesso, nell’arredamento della casa, ci si concentra di più sui mobili, e si trascurano gli accessori, senza tener conto che, gran parte dell’effetto arredo, ci perviene proprio da quest’ultimi.

Sia nello shabby chic che in altri stili di arredamento, gli accessori sono in grado di fare la differenza. Il gusto determina la scelta dell’accessorio shabby chic, ma non basta, perché anche i colori e le linee adottate completano il quadro estetico della nostra casa.

Shabby accessori influenzano l’arredamento?

Come anticipato, la scelta degli accessori shabby, o degli accessori in genere, è in grado di caratterizzare enormemente gli ambienti domestici. Il colore e le forme, nonché le dimensioni di ogni singolo accessorio, rappresentano una pennellata su un quadro d’autore, e solo tutte le pennellate unite insieme sono in grado di dar vita al risultato finale: l’arredamento della casa che sia di buon gusto, o di cattivo gusto. Ma le soluzioni Sabby chic 15 idee da copiare sono davvero molte e tutte creative

Arredare Shabby chic è arredare ecologico
Arredare Shabby chic è arredare ecologico

Arredare con gli accessori in stile shabby chic ogni stanza

In relazione alla stanza e all’ambiente che rappresenta: soggiorno, camera da letto, cameretta, cucina o bagno, la scelta degli accessori sarà diversa e vincolata all’ambiente. Per quanto concerne i colori, invece, si può spaziare un po’ di più.

Se la camera ha adottato dei mobili bianchi si potranno usare accessori a contrasto nei colori tipicamente shabby del beige e dell’ecru o magari optare per romantiche tinte pastello shabby: rosa, lavanda, celeste e colore malva sono tra le tinte più apprezzate in tal senso.

Alcuni accessori più comuni, da utilizzare nei vari ambienti domestici

  1. Soggiorno: gli accessori shabby più comuni nel soggiorno sono sicuramente i cuscini, quadri, cornici, tende, fiori, vasi, ceste e cestini, candele e candelabri. Vetrinette da parete contenenti ceramiche e cristalli, e quant’altro.
  2. Camera da letto: cuscini, quadri, cuori in legno e corda, cornici, sedute e tende ed infine un bel copriletto tutti accessori d’arredo shabby di grande effetto.
  3. Cameretta: perfetti i cesti ed i cestini, sedie e giochi in tinta, magari trenini di legno, bambole in ceramica, tende, cuscini, copriletto, e per i lettini piccoli i classici paracolpi. Anche dettagli minimali in questo ambiente fanno la differenza.
  4. Cucina: tende, tovaglie, taglieri, ceste e cestini, barattoli, sotto pentola, presine e canovacci ma anche corpi forno e copri fornelli in tessuto imbottito. Vetrinette da parete contenenti barattoli o tazzine da caffè. Forse la cucina è l’ambiente domestico in cui si sfruttano a 360 ° gli accessori in stile shabby.
  5. Bagno: asciugamani, tende e tappeti, cesti e cestini contenenti asciugamani di ricambio, saponi e creme. Candele per creare atmosfera e infondere uno stato di relax.
Ingresso shabby
Ingresso shabby

Ambienti di transizione: accessori per corridoi e ingressi

In ambienti di transizione, come i corridoi e gli ingressi, trovano la giusta collocazione specchi, quadri, guide e tappeti, ma anche appendiabiti in stile shabby, sedute e panche.

Una parentesi va aperta sui lampadari ed i punti luce shabby chic, i quali, rappresentano un elemento di forte incisività nell’arredamento in questo stile; quest’ultimi andranno scelti dalle linee vintage nei colori bianco, in metallo come l’ottone o l’argento, in rattan, dorati, in cristallo etc. per uno shabby and charme, o anche in legno.

I tessili hanno un ruolo importante come accessori shabby, tra essi rientrano soprattutto le tende shabby, i tappeti, i cuscini, i centro tavola e le tovaglie in sala da pranzo. Mentre in cucina trovano collocazione anche tovaglie, canovacci e presine, ma anche le stoviglie.

Accessori shabby cucina
Accessori shabby cucina

Accessori: Come sceglierli e quanto influenzano l’arredamento

Abbiamo visto quali sono gli accessori da utilizzare in base all’ambiente di casa, mentre per quanto concerne la loro influenza negli ambienti, è chiaro che risulta certamente elevata.

L’invito è a sceglierli con cautela e senza fretta, consiglio che si rivela un vero passepartout per dare un’impronta diversa e, talvolta, davvero molto personale ad ogni stanza della casa, dal soggiorno, alla cucina, fino alle camere e agli ambienti della zona notte come camere e camerette shabby chic.

Spero sia chiaro di come il concetto di Shabby accessori sia davvero non trascurabile e determinante per l’effetto arredo complessivo finale.

Mobili shabby chic: come fare per arredare

Gli equilibri si incrinano: Elsa e il fantasma bambino del Castello di Sermoneta

Gli equilibri si incrinano: Elsa e il fantasma bambino del Castello di Sermoneta
Gli equilibri si incrinano: Elsa e il fantasma bambino del Castello di Sermoneta

Era stata una settimana emozionante per Elsa, aveva iniziato il suo lavoro nella galleria d’arte e organizzato, giornalmente, ogni piccolo e grande compito, incluse le incombenze che riguardavano l’educazione e le attività di Angelica.

Fortunatamente aveva trovato Marta che si occupava della bimba, al suo posto, quando era al lavoro. Marta era una brava ragazza di provincia, come lei, che amava molto i bambini.

Riassunto della puntata precedente

“Il primo giorno di lavoro per Elsa, il primo giorno di campo scuola e mensa per Angelica… Elsa pensò che, tutto sommato, era stata una giornata ricca di nuove emozioni per entrambe… Le due “donne”, la prima di un metro e settanta, e l’altra di meno di un metro, si diressero verso l’automobile per prendere le loro cose, spesa, borse e zainetti, ed andare a godersi le loro conquiste giornaliere, silenziosamente, dietro l’uscio di casa”.

Tante cose da raccontare: Elsa piccole conquiste e indipendenza

Liti di coppia: Gli equilibri si incrinano

Era molto soddisfatta di come stessero andando le cose a livello lavorativo. Molte ansie l’avevano assalita nelle settimane precedenti, al suo ingresso nel mondo del lavoro, ma era soddisfatta di come era riuscita ad organizzare e gestire bene ogni situazione.

lo aveva fatto da sola, senza Marco che, in tutta questa storia, si era dimostrato incapace di prendere decisioni e di affrontare il problema. La cosa in se l’aveva delusa ma, nonostante tutto, aveva deciso di buttarsi alle spalle il passato e ricominciare senza inutili rancori.

L’indipendenza che aveva raggiunto, suo malgrado, sia in termini decisionali che operativi, la faceva sentire diversa, più libera. Era una bella sensazione.

Verso l’indipendenza: aria di casa

Meno bello era il rendersi conto, giorno dopo giorno, che Marco era davvero molto poco presente nel menage familiare e che tutte le incombenze familiari, incluse quelle che riguardavano la bambina, erano comunque sulle sue spalle. Ma ora anche lei lavorava, e questo atteggiamento di Marco la irritava e la feriva.

Era Venerdì pomeriggio. Dopo aver ripreso come sempre la bambina al campo scuola, alle 14:00, Elsa, stanca dell’intera settimana lavorativa, appesantita dagli impegni familiari, decise di prendersi qualche ora di svago.

Chiamò Marco al telefono, ma trovò occupato. Era sempre così quando provava a chiamarlo: non rispondeva o aveva il telefono occupato.

Caricò Angelica in auto, e si diresse verso casa: la sua adorata casa materna di cui aveva nostalgia. In fondo, il giorno dopo era Sabato e, fortunatamente quel Sabato, Margherita avrebbe pensato alla galleria d’arte. Finalmente, dopo una settimana pesante di lavoro e impegni, poteva rilassarsi un po’.

Marco aveva le consegne, per cui quel weekend sarebbe stato impegnato con il lavoro. Almeno così le aveva detto.

Senza pensarci due volte, preparò un borsone mettendoci le cose indispensabili per lei ed Angelica e si mise in auto. Pensò di inviare un messaggio a Marco, senza disturbarlo.

“Ciao. Stiamo partendo, andiamo due giorni da mia madre, più tardi ti chiamo. PS. non ho fatto la spesa, prenditi qualcosa”.

Aria di casa: in fuga dai problemi

Non c’era nulla da fare, come imboccava la strada che conduceva al suo paese d’origine e vedeva i campi della pianura Pontina aprirsi ai lati della strada, sentiva il profumo dell’erba e l’odore dell’aria pulita, le si apriva il cuore.

Tutti i sensi si mettevano in moto alla vista e all’odore della natura che circondava il suo paese collinare. Sermoneta era un bel borgo del Lazio rimasto intatto, un borgo medioevale che manteneva integro il suo aspetto e le sue atmosfere.

Una cittadina senza tempo in cui regnava un’atmosfera unica e suggestiva. La storia non aveva lasciato solo la sua impronta negli edifici ma anche nei racconti della gente del posto.

Sermoneta e il castello: leggenda del fantasma bambino e della principessa Ninfa

Svoltò l’angolo, e si trovò di fronte la dirompente struttura del Castello di Sermoneta. Quante storie di vita racchiudevano quelle mura imponenti.

Nel corso dei secoli dimorarono nel Castello Caetani di Sermoneta, sovrani e pontefici. Una leggenda narra che tra le mura del castello si aggira un fantasma.

In effetti, pensò Elsa, in ogni angolo del castello aleggiava un’atmosfera particolare. Vi era stata più volte, e ogni volta, le sensazioni erano le medesime. Nel castello, nei secoli, si susseguirono, amori, storie di potere, misteri e intrighi di sangue.

Alcune di esse, sono state dimenticate e cancellate dal tempo, ma tra tutte, sopravvive la storia del bambino che morì in circostanze poco chiare. Così come quella del giullare che fu fatto giustiziare dal papa e che ancora giri tra le mura e l’esterno del castello.

Tante volte si era chiesta quanto di quella storia, che coinvolgeva un essere innocente come la sua piccola Angelica, fosse vera.

Eppure, i vecchi del paese raccontavano del piccolo principino morto di morte violenta nei sotterranei del Castello Caetani. Un quadro, posto all’interno del castello affisso nella sala del Cardinale lo raffigura.

Alcune testimonianza di persone che lo hanno visto, e udito le sue grida, sembrano avvalorare la storia del bambino fantasma che si aggira nel Castello di Sermoneta. Certo è che di bambini nobili e principi vittime di giochi di potere, ne è piena la storia. Pensò.

La principessa Ninfa

Tutto sommato non c’era da stupirsi più di tanto. Anche la bella Ninfa Doganella, con i suoi giardini variopinti, racchiudeva una leggenda, quella del fantasma della principessa innamorata del bel giovane Martino, che pur di non andare in sposa, come impostogli da suo padre, ad un uomo malvagio e senza scrupoli che non amava, lo stregone Moro, si gettò nel lago e vi scomparve per sempre.

Tra spiriti e fantasmi, uomini che avevano perso la vita in modo traumatico, i suoi problemi con Marco le sembrano, in un solo attimo, tanto piccoli.

Sospirò.

Parcheggiò al lato della strada e tirò il freno a mano. In pochi secondi si ritrovò sua madre ad aprirle lo sportello dell’automobile.

Ma che bella sorpresa che ci avete fatto, papà ne sarà felice. E Marco?

Marco non c’è mamma, aveva da lavorare, io ed Angelica abbiamo pensato di svagarci un po’ e di venirvi a trovare.

Squillò il telefono: era Marco. Si mostro perplesso e seccato rispetto alla sua decisione di andarsene per il weekend. Si lamentò del fatto che era dovuto andare a fare la spesa, senza preavviso.

Guardò negli occhi sua madre che la stava fissando.

Scusami Marco, (rispose), ma ora devo scaricare la macchina e far fare la merenda ad Angelica. Ti richiamo più tardi.

Ciao. Agganciò il telefono e si diresse verso casa.

Ora non aveva tempo e voglia di parlare con lui, non ora che, come al solito, l’aveva aggredita con recriminazioni!

“Una delle ferite più grandi che si possano ricevere da chi si ama è la noncuranza e l’indifferenza”

“Il fato ruota senza sosta” [Seneca]

Come ad ogni episodio vi lascio qualche domanda.

  1. Avete mai voglia di fuggire da un situazione che non ritenete idonea o ingiusta per voi?
  2. Vi sentite ferite quando non viene considerato ciò che fate, ma solo ciò che non fate? (sempre che vi capiti).

Altri episodi della storia di ELSA

Torna la Milano Fashion week dal 21-27 settembre

Torna la Milano Fashion week dal 21-27 settembre
Torna la Milano Fashion week dal 21-27 settembre

Milano si sa, è la capitale della moda per eccellenza, tant’è che ogni anno apre le porte alla rinomata “fashion week”, un evento realizzato proprio in onore di questo lussuoso settore.

La fashion week non è presente solo in Italia, ma anche all’estero in città come Londra, Parigi e New York. Questi luoghi, nelle settimane degli eventi, diventano delle vere e proprie passerelle all’aperto.

Particolarità della Fashion week milanese per l’anno in corso

Durante la fashion week sono tantissimi gli eventi e le iniziative proposte ai partecipanti. Anche quest’anno sarà presente la Rinascente, con un popup nello storico store di Piazza Duomo. Fu proprio questo grande magazzino, a inizio anno, ad avviare una collaborazione con la Camera Nazionale della Moda Italia per supportare ben undici designer italiani di talento.

Quest’anno la Milano Fashion Week torna dal 21 al 27 settembre con una acclamatissima Women Collection primavera/estate 2022, attesa non solo per la preziosità del suo contenuto ma perché segnerà il ritorno ufficiale in presenza dell’evento. La settimana verrà movimentata da ben 42 sfilate dal vivo su 61, il cui programma è ancora tutto da scoprire.

Durante la fashion week di settembre 2021 avrà luogo anche la settima edizione della sfilata Milano Moda Graduate, studiata per esaltare la bravura di tantissimi allievi delle scuole di moda italiane. Un modo originale e d’impatto per valorizzare i giovani, “…una nuova speranza per guardare al futuro”, come dichiarato dal presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, Carlo Capasa.

Perché si festeggia la settimana della moda a Milano?

La fashion week milanese viene organizzata periodicamente dalla Camera della moda italiana sin dagli anni ’50, per promuovere stilisti italiani non solo sul territorio nazionale ma anche all’estero, non a caso fa parte della Big Four, ovvero delle settimane modaiole festeggiate in tante altre capitali del mondo.

Questi sette giorni quindi hanno l’importante compito di mettere in mostra le capacità artistiche di tantissimi lavoratori, stilisti sì, ma anche sarti, acconciatori, parrucchieri, make-up artist e assistenti. Una settimana all’insegna della bellezza e dell’alta moda, che esalta tutte le capacità e il buon gusto del popolo italiano.

Quali stilisti famosi parteciperanno alla Milano Fashion week 2021?

Molte delle più grandi griffe italiane hanno confermato la propria presenza già prima dell’uscita ufficiale del calendario. Ci riferiamo a marchi come Giorgio Armani, Fendi, Marni, Ermanno Scervino, Prada, Versace, Dolce&Gabbana e Genny.

Altri brand invece hanno optato per sfilate virtuali, come GCDS, Emilio Pucci e Elisabetta Franchi. Ritorna dopo un periodo di assenza anche Roberto Cavalli, sotto la direzione del nuovo direttore creativo Fausto Puglisi. Seguono la stessa direzione anche marchi come Moncler e Boss.

Come si accede alla Milano Fashion week?

Sfortunatamente non esiste una vendita di biglietti per accedere alle varie giornate, l’intera manifestazione è fruibile solo tramite invito o accredito. Gli inviti vengono dati dalle Maison che partecipano all’evento mentre gli accrediti devono essere richiesti alla Camera della Moda, tramite sito ufficiale, dal quale è possibile scaricare il modulo per la domanda (solitamente l’invio è fattibile 3 settimane prima dell’evento).

Gli accrediti possono essere di due tipi:

  • Buyer, riservato ai proprietari di boutique. Per fare domanda di un accredito buyer è necessario seguire 3 step utili a fornire tutti i dati dell’azienda e dei partecipanti.
  • Stampa, riservato a chi non possiede un negozio ma è interessato al settore, come ad esempio giornalisti, fotografi e blogger.

Ecco quindi che la settimana della moda a Milano è un evento più unico che raro, in quanto anche se ripetuto più volte, risulta ogni volta unico e inimitabile. Ogni fashion week propone programmi diversi, organizzati a puntino per rendere le giornate entusiasmanti e ricche di bellezza artistica.

[Credit foto www.PremiumParis.com]

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In molti oggi condividono la passione per il mondo della fotografia. Una tendenza che è letteralmente esplosa grazie al contributo dei social network che fondano il loro successo proprio sulla condivisione di contenuti visivi. Grazie alla tecnologia, tutti possono calarsi nei panni di un fotografo, ma l’improvvisazione non è mai sufficiente per ottenere i medesimi risultati di un esperto.

Per questo motivo, molti appassionati che vogliono intraprendere questo percorso artistico, incontrano numerose difficoltà lungo il cammino formativo e lavorativo. Guadagnarsi da vivere facendo il fotografo non è affatto semplice, ma di certo, ciò non vuol dire che non ci siano possibilità per chi vuole intraprendere la strada della fotografia.

In questo articolo forniremo dunque le informazioni necessarie per trasformare una passione in una professione vera e propria: vediamo come fare!

Come guadagnare attraverso la fotografia

Prima di elencare le strategie per diventare un fotografo professionista si devono esporre anche le difficoltà che questa attività comporta. Vivere solo di scatti è molto difficile e per ottenere una cospicua fonte di reddito occorrono numerosi anni di gavetta, studio e ovviamente una spiccata predisposizione artistica.

Molti fotografi rinomati infatti hanno svolto altri lavori prima di divenire famosi perché questo mondo non sempre garantisce una fonte di reddito sicura. Adesso si possono elencare i metodi per convertire questo hobby in una fonte di guadagno sicura.

Uno dei sistemi più diffusi sono gli eventi come matrimoni, comunioni, feste di compleanno e party aziendali. La domanda per questa mansione non cala mai e, con una buona reputazione, si possono ottenere discreti risultati economici.

Un’altra fonte piuttosto in voga è la fotografia di alimenti o locali destinati alla ristorazione. Questo tipo di contenuti sono molto gettonati perché vengono veicolati tramite internet e rappresentano il biglietto da visita di ogni ristorante.

Chi ama il giornalismo può diventare un fotoreporter, mentre chi desidera lavorare a contatto con la natura può dedicarsi alla fotografia editoriale. Una fonte economica piuttosto sicura è rappresentata invece dai cataloghi multimediali.

Questo fenomeno piuttosto recente è noto come stock photography e si basa sulla cessione diretta delle foto attraverso delle apposite piattaforme digitali. Si possono immortalare i soggetti più disparati, ma non c’è nulla di meglio di uno scenario suggestivo. I panorami italiani più belli, tra mare monti e paesaggi di lago, sono molto gettonati e costituiscono una sorgente affidabile di reddito.

Un professionista può guadagnare anche attraverso la vendita delle stampe dei propri scatti. La stampante per foto è fondamentale per chi vuole esercitare questo lavoro e, proprio per questo motivo, bisogna assolutamente acquistarne una online cercando il miglior rapporto qualità prezzo. Questo strumento è molto utile ed è imprescindibile per chi vuole diventare un fotografo professionista.

Questo strumento, come altri utilizzati in questa professione si rivela molto utile ed è imprescindibile per chi vuole diventare un fotografo professionista.

Cosa occorre per iniziare a lavorare nel mondo della fotografia?

Questo settore è molto competitivo e presenta diverse difficoltà per un principiante. Lo studio e l’esperienza sono elementi determinanti, ma per avere successo serve anche una strumentazione adeguata.

L’attrezzatura può essere acquistata nei migliori negozi di fotografia, mentre le competenze teoriche possono essere acquisite frequentando un corso privato o universitario. L’Italia vanta una notevole esperienza in questo ambito e lo studio della storia della fotografia può essere un ottimo punto di partenza per approcciarsi a questa professione.

Conclusione

Per vivere facendo il fotografo è necessario specializzarsi in un settore perché la concorrenza è molto elevata, anche se molto dipende anche dalla città o paese in cui si opera. Le prospettive sono numerose e, grazie ad internet, si possono ottenere dei ricavi extra anche con la vendita diretta delle foto.

La storia della fotografia: nascita ed evoluzione

Le navi a vela del 1500 – 1600 fino al 1700

Le navi a vela del 1500 - 1600 fino al 1700
Le navi a vela del 1500 - 1600 fino al 1700

La navigazione permise, nei secoli, di allargare i confini sia territoriali che commerciali. Gli uomini si spinsero per mare grazie alla nascita di imbarcazioni sempre più sicure in grado di navigare le acque degli oceani.

I sogni allargarono gli orizzonti: si favoleggiava di nuove terre, lo stesso Colombo partì alla ricerca di nuovi mondi. Le nuove imbarcazioni erano navi a vela grandi, come Galeoni, Caravelle e Velieri mercantili.

Molti i popoli che hanno una cultura storica legata alla navigazione, ad esempio, i Vichinghi e le loro navi inaffondabili, ma anche romani, egizi e greci.

In Europa nel periodo che va dal 1500 al 1700 le navi a vela divennero uno strumento in grado di intensificare il commercio e un mezzo per scoprire nuove terre e ricchezze.

Le navi a vela nel 1500 – 1600 fino al 1700: Galeoni, Caravelle, Navi Mercantili a Vela

Le nuove imbarcazioni erano maestose e imponenti: Galeoni, Caravelle e Mercantili a vela per il trasporto delle merci solcavano i mari, ed erano in grado di resistere alle tempeste ed affrontare gli oceani.

Navi antiche di grandi dimensioni esistevano anche in precedenza, una di queste era la Galeazza Veneziana ma, rispetto alle navi del passato, le imbarcazioni del 1500 e 1600 subirono grandi cambiamenti strutturali che le resero idonee ai viaggi in mare aperto e a solcare gli oceani.

Navi del 500 e 600 vela e cannoni

I rematori vanno via, via, sparendo, l’energia motrice che spinge in navigazione le imbarcazioni è quella del vento, e non più quella delle braccia. Sulle navi si ergono grandi vele e ci si avventura verso mari che sembrano non avere mai fine. Navi utilizzate per conquistare altri mondi, per trasportare mercanzie o per il traffico di schiavi.

Ma nel 500 e nel 600 vi erano anche navi da guerra come ad esempio i Vascelli, attrezzati sulle fiancate da moltissimi cannoni: anche fino a 130. Ecco dunque, che le 4 imbarcazioni principali di questa epoca storica che si colloca tra il 500 e il 600 inizio 700 furono le seguenti:

  • Galeoni
  • Caravelle
  • Mercantili a Vela
  • Vascelli

Vediamo nel dettaglio queste imbarcazioni a vela antiche che contribuirono a intensificare il commercio, la scoperta di nuove terre, nonché alla nascita di guerre e conflitti per mare, inclusa la pirateria.

Galeoni

Galeone del 500
Galeone spagnolo del 500

Il Galeone fu un imbarcazione da guerra poderosa e robusta, in grado di compiere attraversate oceaniche, un veliero da guerra molto in uso nel XVI secolo. Sviluppato, con molta probabilità dagli Spagnoli, fu l’ evoluzione di una imbarcazione chiamata Caracca, meno agile e veloce di quello che sarà il suo successore: il Galeone.

Lo scafo si allunga, il castello di prua diviene più basso, mentre il castello di poppa è più squadrato; una conformazione che rende il Galeone un’ imbarcazione più stabile e sicura in grado di navigare anche in oceani tempestosi.

Fu ridotto anche il numero dei “fanti di marina”, alleggerendo le navi e creando nuovo spazio fruibile. La struttura del Galeone, rispetto alla Caracca, ne riduceva anche la resistenza in acqua, così che le vele, potevano conferire allo scavo maggior velocità.

Inoltre, la struttura dei Galeoni permise di armarli nel migliore dei modi e di resistere agli abbordaggi. I Galeoni, Galee e Galeazze, rimasero il tipo di nave principale fino al XVII secolo, periodo storico in cui i Vascelli e le Fregate li sostituirono.

Caravelle

La Caravella fu un’imbarcazione nata intorno al 1451 in Portogallo, con molta probabilità nei cantieri navali di Lisbona. Concepita come un’imbarcazione da esplorazione, creata per circumnavigare l’Africa e raggiungere altre terre come le Indie Orientali, evitando a portoghesi e spagnoli, di dover pagare i dazi all’Impero Ottomano.

La sua forma agile, con facilità di virata e di manovra, dotata da 1 a 3 alberi a vela latina triangolare, fu ispirata dalla forma del peschereccio nordafricano (arabo) “qarib“. La Caravella aveva una capacità di carico limitata, sia in termini di merci che di equipaggio, ma ciò non fu rilevante, in quanto, queste imbarcazioni nacquero proprio come navi da esplorazione.

Le tre Caravelle di Cristoforo Colombo
Le tre Caravelle di Cristoforo Colombo

Dalle Caravelle di Colombo ai Patachi del settecento

Le tre Caravelle storiche che portarono Colombo alla scoperta dell’America nel 1492, furono la Nina la Pinta e La Santa Maria, anche se in realtà quest’ultima non era un vera e propria caravella, ma una Nau, (simile alla Caracca) un veliero in uso nel medioevo ai Portoghesi e ai Genovesi.

Alla fine del XVII secolo però, le Caravelle tornarono ad essere navi da pesca per gli abitanti della penisola iberica, e dovettero cedere il posto, come navi da esplorazione, ai Patachi, navi a due alberi.

Mercantili a Vela

Nel 500 i Galeoni erano le navi più usate non solo per la guerra, ma anche come mercantili. I secoli a seguire, e precisamente nel XVII secolo, furono sostituiti da imbarcazioni leggere e veloci come il Fluyt; o talvolta, da navi armate come il Brigantino e, successivamente, nel XIX secolo, dai Clipper.

Vascelli dal XVI al XVII secolo

Galeoni rimasero per lungo tempo il tipo di nave principale, ma dal XVI fino alla metà del XIX secolo, vennero sostituiti dal Vascello e dalla Fregata (galeoni più leggeri). I Vascelli divennero, dal XVII secolo in poi, le principali navi da guerra: velieri a tre alberi, robusti e veloci, muniti di vele quadre e bompresso con i fiocchi.

Il Vascello aveva solitamente 3 ponti con 3 ordini di cannoni che potevano raggiungere le 120 unità. Il nome Vascello è tuttora in uso nella designazione di alcuni gradi della marina militare (es. tenente e sottotenente di Vascello).

Vascello Neptune a Genova
Vascello Neptune a Genova

I trasporti locali: una rete stradale nautica articolata tra canali

Le navi contribuirono alla scoperta e alla conquista dei nuovi territori americani e all’esplorazione sia africana che asiatica. Si assiste al rapido sviluppo e alla crescita del commercio intercontinentale ed Europeo.

Il commercio intercontinentale riceve merci extraeuropee in Europa, mentre allo stesso tempo, i manufatti europei giungono in America e in altre terre. Un commercio che viene detenuto da Spagna e Portogallo fino alla fine del 500.

Le merci distribuite in tutta Europa, forniscono ricchezza sia attraverso il commercio regolare e l’intermediazione finanziaria, che attraverso il contrabbando e la pirateria.

Proprio per favorire spostamenti e commercio, i Governi migliorarono i trasporti locali sviluppando una rete stradale nautica articolata tra canali naturali e artificiali in pianura.


L’Europa vedrà moltiplicarsi i canali navigabili, molti dei quali la caratterizzano ancora oggi: ne è un valido esempio il canale francese “Canal du Midi“, (Canale del Mezzogiorno), creato tra il 1666 e il 1680 e lungo 241 chilometri. Dichiarato nel 1996 Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

Canali, chiuse e ingegneria Idraulica: Leonardo da Vinci

Sulle acque dei canali delle città navigavano Chiatte e Barconi che trasportavano merci di ogni tipo: sabbia, mattoni e marmo, ma anche i prodotti agricoli che dalla periferia giungono, in questo modo, in ogni parte della città.


L’unico problema dei canali era quello di superare i dislivelli del terreno. La soluzione fu quella di installare delle chiuse da aprire e chiudere per eliminare i dislivelli, oppure pompando l’acqua da una vasca all’altra e mettendo in atto grandissime opere di ingegnera idraulica alle quali prese parte anche lo stesso Leonardo da Vinci.

Certo è che dalle imbarcazioni della preistoria ad oggi, il settore navale ha compiuto dei progressi enormi a livello di navi, barche e natanti di ogni tipo, ed è per questo che la storia delle navi è articolata e complessa.

Le navi da trasporto fenice, greche, egizie e romane e il commercio

Come indossare i tronchetti o stivali corti

Come indossare i tronchetti o stivali corti
Come indossare i tronchetti o stivali corti

Noti anche come ankle boots, i tronchetti o stivali corti, costituiscono un tipo di calzatura comoda, versatile, ben vista dalle giovani donne per la praticità e la comodità che offrono. Attenzione però allo scegliere i capi giusti con cui calzare i tronchetti.

Abiti eleganti stonano con questo tipo di calzature, anche se ogni tanto qualche influencer osa, abbinando stivaletti più o meno sportivi, ad outfit classici o estrosi, che talvolta hanno un buon riscontro estetico, altre volte, meno. Ma vediamo Come indossare i tronchetti nel modo giusto, senza commettere errori.

tronchetti
Tronchetti: un rischio con gonne medio lunghe

Come indossare i tronchetti: cose da non fare!

La moda è diventata poco attenta, nel senso che tutti tendono ad indossare di tutto e con tutto, ma oggettivamente, vi sono però delle regole d’eleganza e d’abbigliamento che andrebbero considerate se si vuol abbinare con gusto, i vari capi d’abbigliamento e gli accessori tra di loro.

Gli stivali alla caviglia, o tronchetti, lasciano spazio a molti outfit, ma quasi tutti tendenzialmente sportivi e, soprattutto, composti prevalentemente da pantaloni.

Cose da non fare?

Sicuramente abbinare le gonne e, in special modo, i tronchetti ai vestiti. Una minigonna o gonna sopra al ginocchio, indossata da una giovanissima potrebbe anche essere idonea ad abbinarsi con i tronchetti sempre che si possiedano belle gambe magre e affusolate.

Tronchetti donna tendenze moda di queste comode calzature

I tronchetti o stivali alla caviglia

Lo stivale corto denominato stivale alla caviglia è nato per gli uomini. Un tempo esistevano gli stivaletti aderenti da can can con lacci, ma sono di altro genere. Il tipico tronchetto da uomo, o mezzo stivale, adottato dalle donne sia in pelle lucida che scamosciata, è perfetto per gli outfit femminili, se indossato nel modo giusto.

Come abbinare tronchetti sportivi
Come abbinare tronchetti sportivi

Il capo di abbigliamento che si sposa perfettamente con gli stivaletti corti è rappresentato dai pantaloni; sia che si tratti di jeans che di pantaloni di altro genere. Gli stivaletti alla caviglia sono perfetti con i pantaloni che li sovrastano, ma anche con i leggings inseriti al loro interno, si adattano anche a pantaloni tre quarti larghi o stretti.

Da calzare sia per l’inverno che per l’estate, ma in questo secondo caso, se indossati nella versione abbigliamento moda country sono indicati anche con abiti lunghi e gonne nella lunghezza tre quarti, ma quasi mai nella versione stivaletto molto corto.

Tronchetti con pantaloni gonne corte e gonne lunghe
Tronchetti con pantaloni gonne corte e gonne lunghe

Outfit idee su come indossare i tronchetti o stivaletti

I jeans indossati con gli stivaletti conferiscono all’outfit un’aria casual con un pizzico di eleganza. Certo, il modello di stivaletto può essere sia classico che sportivo, ed è questo dettaglio di stile che fa la differenza negli outfit, anche in termini di utilizzo dello stivale a tronchetto.

E’ il buon gusto che deve guidare sempre questo tipo di scelte, non solo per quel che concerne queste calzature particolari, ma anche per gli altri abiti ed accessori.

E’ necessario scendere a patti con la moda e le tendenze del momento, considerando la nostra silhouette, perché è innegabile che se si hanno delle gambe tozze, i tronchetti non rappresentano proprio il massimo da vedere, specie se indossati con delle gonne.

Ma, al di la delle convenzioni e degli stereotipi che la moda lancia di anno in anno, vediamo alcune idee e ispirazioni outfit con le quali sbizzarrirsi per prendere spunto e indossare i tronchetti nel modo migliore.

Suggerimenti che vi aiuteranno a comporre i vostri outfit abbinando i tronchetti.

Outfit idee su come indossare i tronchetti
Outfit idee su come indossare i tronchetti

Tronchetti, modelli e abbinamenti

Le versioni ed i modelli di tronchetti sono davvero molte, sia in termini di colori, che di pelle, tessuto e, soprattutto, linea e tacco. Tacchi bassi, comodi, quasi rasoterra, si alternano a tacchi a spillo da 12 cm e più.

E’ ovvio che il tacco alto tende a slanciare e conferire un pizzico di eleganza in più, ma è altrettanto vero che il classico tronchetto nasce per regalare comodità, e dunque, se pur non vi sia il modello di stivaletto perfetto, quello che tende ad avere maggior successo per gli outfit di tutti i giorni è sicuramente il tronchetto con tacco medio, comodo e confortevole.

Il tacco alto, magari a spillo e numero 12, slancia, ed aggiunge eleganza agli outfit, ma per ovvi motivi perde di comodità, e per questo motivo non risulta adatto ad ogni situazione. E’ bene scegliere le scarpe e i tronchetti, anche in virtù di ciò che si deve fare e non solo dell’outfit.