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mercoledì, Ottobre 1, 2025
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Chiavi di casa smarrite? Cosa fare e a chi rivolgersi

Chiavi di casa smarrite? Cosa fare e a chi rivolgersi
Chiavi di casa smarrite? Cosa fare e a chi rivolgersi

Le chiavi sono un elemento sempre presente nella vita di ognuno. Abbiamo chiavi per aprire la porta di casa, chiavi per i vari cancelli ed il box, chiavi per la nostra macchina; ma proprio perché nel quotidiano le chiavi si spostano frequentemente di borsa in borsa, e di tasca in tasca, può capitare di perderle accidentalmente e rimanere chiusi fuori.

Fuori dalla macchina, o fuori di casa, sono entrambi due problemi da affrontare in tempi veloci. Le chiavi della macchina, in genere hanno una copia, quelle di casa anche, ma per chi ha un solo mazzo a disposizione, rimanere chiusi fuori casa non è un’evenienza tanto rara, quanto disastrosa. Cosa Fare? Vediamolo insieme.

Chiavi di casa smarrite? Cosa fare e a chi rivolgersi

Perdere le chiavi di casa, e rimanere chiusi fuori, è un’eventualità che crea ansia e momenti di panico. Ma a mente fredda si possono considerare le varie strategie da mettere in campo. Porte e portoni vengono scelti con cura in fase di ristrutturazione ma talvolta, li troviamo già nelle nuove case e magari, non abbiamo la possibilità di farne fare una nuova chiave, anche se, quel che spesso influisce su questa evenienza è la distrazione, e l’aver lasciato in casa anche il secondo mazzo di chiavi.

Strategie da mettere in campo

Prima di tutto pensiamo a chi della nostra famiglia può avere un mazzo di chiavi sostitutive che magari gli abbiamo fatto fare tempo fa quando siamo partiti, ad esempio, per le vacanze. La donna delle pulizie potrebbe avere un mazzo un più che gli abbiamo affidato, un nostro ex, o magari nostro fratello o sorella, od anche la nostra migliore amica.

Prese in considerazione tutte queste opzioni, passandole al vaglio una ad una, se non ci portano a nessun risultato immediato, è necessario chiamare un fabbro, o qualcuno che sia in grado di aprire la porta.

Ogni città ha delle pagine gialle in cui è possibile trovare professionisti in grado di risolverci il problema, specialmente in grandi città come Milano, Firenze, Torino ed anche Roma, la mia città, non è difficile trovare chi possa risolverci il problema. Ad esempio per l’apertura di porte a Roma, tempo fa una mia amica ha trovato un bravo fabbro che gli ha risolto la situazione in poche ore, senza fare grossi danni. E’ bene rivolgersi ad un servizio di pronto intervento aperto 24 ore.

Portoni e serrature

Le serrature

Le serrature presenti sul mercato sono molteplici e allo stesso tempo anche la tipologia di porte sulle quali vengono montate. I portoni blindati con serratura anti scasso sono generalmente quelli più sicuri. Le serrature di qualità sono difficili da aprire per i ladri, ma allo stesso tempo sono anche le più costose.

Quando vengono montate queste serrature, viene data sempre anche una seconda chiave e, per farne delle nuove, è necessario un codice. Altre serrature di vecchia fattura, magari semplici con chiave tradizionale, portoni normali con serrature senza blocchi e paletti sono le più semplici da aprire, sia per i ladri che per il fabbro. Ma in entrambi i casi, la serratura ed il portone, potrebbero riportare dei danni.

Come prevenire il problema

Proprio per la variabilità dei portoni e delle serratura, sarebbe conveniente fare sempre una seconda chiave e non lasciarla chiusa in casa, ma affidarla ad una persona fidata, come ad esempio un parente o un caro amico / a. Solo in questo modo potremo evitare di rimanere chiusi fuori casa.

O’ Mar For Testo canzone sigla di Mare Fuori e traduzione

O' Mar' For' Testo canzone sigla di Mare Fuori e traduzione
O' Mar' For' Testo canzone sigla di Mare Fuori e traduzione

Un vero successo questa serie TV ambientata in Campania Mare Fuori dove musiche, testi e scene, raccontano la vita di giovani adolescenti e malavita comune, intrecciando le storie degli interpreti che si trovano nel carcere minorile di Nisida. Abbiamo parlato (in un altro articolo), della serie TV e degli attori che hanno interpretato i ruoli.

Alcuni sono piccoli boss, altri invece, giovani che per volere di un destino sfortunato hanno commesso un grosso errore, volontario o non, che li ha condotti in carcere. Ora, puntiamo l’attenzione sulle musiche ed i testi di Mare Fuori e, in particolar modo, sulla sigla O’ Mar For’.

O’ Mar For testo canzone sigla di Mare Fuori e cast

Storie di vita estrapolate da uno spaccato sociale reale. Ciro, Edoardo, Carmine, Naditza, Cardiotrap, Serena e molti altri, vivono e raccontano la loro storia. I brani musicali marcano gli eventi, ed enfatizzano i racconti dei ragazzi, accompagnando il percorso di ognuno di essi, le storie, le paure, le emozioni, gli eventi piacevoli e non, gli stati d’animo.

Un cast giovane, quello di Mare Fuori, che porta con se l’esperienza di attori come Carolina Crescentini (la direttrice), e Massimo Esposito (comandante di polizia penitenziaria).

Le musiche di Mare fuori ed il testo della sigla O’ Mar For

Le musiche che accompagnano la serie TV di RAI 2, attualmente visibile su RAI Play, vedono la firma di Stefano Lentini, noto autore e musicista. La sigla della serie TV Mare Fuori intitolata 0′ Mar For, vede invece la firma di Lorenzo Gennaro in arte Lolloflow giovane musicista romano.

Il brano, cantato dall’attore Matteo Paolillo, nel film (Edoardo; per inciso, la tigre), è stato arrangiato da Lentini, con la partecipazione canora di Raiz. Un esordio musicale televisivo, quello di Lorenzo Gennaro, accaduto quasi per caso.

Come nasce la canzone di O’ Mar For?

Un brano nato dalla collaborazione tra Matteo Paolillo e Lorenzo Gennaro, due amici nella vita, che condividono l’interesse musicale, ed hanno dato vita ad un gruppo musicale chiamato Suba Crew. Un brano sentito, quello della sigla di Mare Fuori che nasce dalle emozioni interiorizzate da un’attore che interpreta la parte di un giovane camorrista minorenne. Un delinquente con l’animo da poeta e la faccia pulita, un bel volto, ma anche un bravo attore che piace tanto al pubblico.

Per saperne di più sugli autori ed i cantanti ti invito a leggere questo articolo su mare fuori musica testo, autori: Mare Fuori O’ Mar’ For’ chi sono gli autori ed i cantanti.

Un emozione profonda quella di Mare Fuori che ha toccato il cuore di molti spettatori, e che, da quello che leggiamo sui social, sono in trepidante attesa della seconda stagione.

Nuova uscita su tutte le piattaforme digitali FA’ CHELL’ CHE ‘A FA’

Per ora vi rimandiamo al testo della sigla O’Mar For’ del cantante “napoletano” Matteo Paolillo, 25 enne di Salerno, in arte Icaro, e vi annunciamo che tra pochi giorni uscirà un’inedito sempre ad opera di Lorenzo Gennaro cantato da Matteo Paolillo e Giacomo Giorgio: Edoardo e Ciro si confrontano, e cantano insieme l’inedito: FA’ CHELL’ CHE ‘A FA’ (fai quello che devi fare) ispirato, in particolare, ad una scena del film.

In uscita su tutte le piattaforme digitali come i canali You Tube e Spotify mercoledì 18 Novembre 2020: lo trovi qui: Spotify e musiche Icaro.

FA’ CHELLO’ CHE ‘A FA’ – Musica Lorenzo Gennaro (Lolloflow) – Cantata da Matteo Paolillo (Icaro) e Giacomo Giorgi; nel film: Edoardo e Ciro.

Il testo della sigla O’ Mar For con traduzione

Un brano che si lascia amare, un testo che piace, e un ritornello che “entra in testa” con facilità. Una sigla vincente quella di Mare Fuori che è piaciuta molto al pubblico di ogni età, forse per la sua impronta giovane e verace. Vi lasciamo il TESTO DELLA CANZONE in napoletano e la sua traduzione:

O’ Mar’ For’

TESTO

Appicc’ n’ata sigaretta
Allà ce sta mammà ca chiagne e nun da’ retta!
Cu sta fatica mo’ c’attamm pur’ ‘a reggia ‘e Caserta.

[Accenditi un altra sigaretta: Li c’è mamma che piange … lascia stare: Con questa fatica che “facciamo” ci prendiamo pure la Reggia di Caserta].


So’ crisciut’ mmiez’ ‘a via, ‘o sacc’ chell’ ch’ m’aspetta.
Nu guaglion’ do sistema, mo’ vuo’ sistema’ ‘utt’ cos’
Mmiezz’ ‘a via e’ megl’ ‘a tene’ fierr’ o accattar’ ‘e ros’.
Patm’ sta carcerat’, so  ll’omm’ ‘e cas’.

[Sono cresciuto in mezzo alla strada, e so bene quello che mi aspetta: Un ragazzo nato dal sistema, che vuole sistemare tutto; che vive in mezzo alla strada e ha la pistola in mano (meglio la pistola o vendere le rose). Mio padre è in galera ed io sono l’uomo di casa].


Lievice ‘e man’ ‘a cuoll’ ca chill’ m’e’ frat
E me fa mal’ o  cor’,  o saje pur  tu … pur tu
Nun ce vaco a’ scola, no, ma’ nun ce vaco cchiù
M’acchiapp ‘na cariol’ cu’ ‘nu chil’ ‘e fum’
Mar’ mo’ sta for’, nun mo pozz’ vere’ cchiù

[Leva le mani … che quello è (come) mio fratello, e mi fa male il cuore, lo sai anche tu. Non ci vado a scuola, ora non ci vado più. Mi prendo una carriola piena di un chilo di fumo. Il mare ora sta fuori, non lo posso vedere più].

RIT.

Nun te preoccupa’ guaglio’, ce sta o’ mar’ for’
Ce sta o’ mar’ for’, ce sta o’ mar’ for’
Arret’ ‘e sbarr’  sott’ o’ ciel’  ce sta o’ mar’ for’
Ce sta o’ mar’ for’… ce sta o’ mar’ for’

[ Non ti preoccupare ragazzo, ci sta il mare fuori; ci sta il mare fuori; ci sta il mare fuori].

[Da dietro le sbarre e sotto il cielo ci sta il mare fuori, ci sta il mare fuori; ci sta il mare fuori].


Nun te preoccupa’ guaglio’, ce sta o’ mar’ for’
Ce sta o’ mar’ for’, ce sta o’ mar’ for’
Arret’ ‘e sbarr’, sott’ o’ ciel’ ce sta o’ mar’ for’
Ce sta o’ mar’ for’… ce sta o’ mar’ for’

TESTO

Diceno c’av’ mill’ culure Agg’ vist’ sul’ o’ grigiume …
Int’ o’ cortil’ e’ guaglion’ Se fann’ n’ata strisc’

[Dicono che ha mille colori; io ho visto solo il grigiore (rif. Pino Daniele). Dentro il cortile i ragazzi si fanno un”altra striscia (cocaina). Tutti i giorni uguali, voglio uscire… voglio uscire. O muoio qua dentro, o muoio ucciso. La testa mi fa male e non riesco a capire],

Tutt’ ‘e juorne egual, vogl’ ascì …vogl’ ascì
O mor’ a cca’ ddint’ o mor’ acciso
‘a capa me fa’ mal’, n’arriv’ a’ capì

[Se sono nato qua, qual’è la mia colpa?… Mi hanno messo la pistola in mano e mi hanno detto spara. Napoli da qua dentro, sembra essere lontana- Tutto il giorno penso” cosa ho fatto di male?”. Tutti i giorni penso al mare].

Si so’ nat’ cca’, qual’è ‘a colpa mia?
Manno miso o’ fierr’ ‘n man’ … E mann’ ditto “spar’!
Napule ‘a cca’ ddint’ par’ assaje luntana
Tutt’ ‘e juorne penso “c’agg’ fatt’ ‘e mal’?
Tutt’ ‘e juorne pens’ ‘o mar’ (pens’o’ mar’)

RIT. Nun te preoc

preoccupa’ guaglio’, ce sta o’ mar’ for’
Ce sta o’ mar’ for’…ce sta o’ mar’ for’
Arret’ ‘e sbarr’, sott’ o’ ciel’ ce sta o’ mar’ for’
Ce sta o’ mar’ for’… ce sta o’ mar’ for’

[ Non ti preoccupare ragazzo, ci sta il mare fuori; ci sta il mare fuori; ci sta il mare fuori].

[Da dietro le sbarre e sotto il cielo ci sta il mare fuori, ci sta il mare fuori; ci sta il mare fuori].

Nun te preoccupa’ guaglio’, ce sta o’ mar’ for’
Ce sta o’ mar’ for’…ce sta o’ mar’ for’
Arret’ ‘e sbarr’, sott’ o’ ciel’,  ce sta o’ mar’ for’
Ce sta o’ mar’ for’…ce sta o’ mar’ for’

[Non ti preoccupare ragazzo, ci sta il mare fuori; ci sta il mare fuori; ci sta il mare fuori].

[Da dietro le sbarre e sotto il cielo ci sta il mare fuori, ci sta il mare fuori; ci sta il mare fuori].


Nun te preoccupa’ guaglio’, ce sta o’ mar’ for’
Ce sta o’ mar’ for’… ce sta o’ mar’ for’
Arret’ ‘e sbarr’, sott’ o’ ciel’ ce sta o’ mar’ for’
Ce sta o’ mar’ for’, ce sta o’ mar’ for’


Nun te preoccupa’ guaglio’, ce sta o’ mar’ for’
Ce sta o’ mar’ for’… ce sta o’ mar’ for’…

E dopo O’ Mar For arriva:

PRESTO LA SECONDA STAGIONE: Mare fuori 2 fiction: il cast le puntate nuova uscita in autunno

Terza stagione in arrivo, con la partecipazione di Matteo Paolillo ed il cast di Mare Fuori a Sanremo 2023

Musica e rumore canzone di Lolloflow e Matteo Paolillo (video sotto).

Gli amanuensi, i codici le miniature antiche e i monaci scribi

Gli amanuensi, i codici le miniature antiche e i monaci scribi
Gli amanuensi, i codici le miniature antiche e i monaci scribi

Anticamente non esisteva la stampa ma l’opera manuale degli scribi. La parola amanuense deriva dal latino “servus a manu” (servo di mano) colui che scriveva codici e miniature, realizzando antichi libri a mano. Principalmente questa attività veniva svolta nei conventi ad opera dei monaci.

Gli amanuensi, i codici e miniature antiche e i monaci scribi

I monaci scribi trascorrevano gran parte delle loro giornate rinchiusi nello scriptorium, una stanza in cui vi era una buona qualità di illuminazione in grado di garantire ottima visibilità per più ore al giorno. In Calabria, ad esempio, fu fondato, dal romano Flavio Magno Aurelio Cassiodoro il Monastero di Vivarium dedicato, appunto, allo studio della scrittura.

Ora et labora era la regola monastica degli amanuensi

Ora et labora, era la regola degli antichi ordini monastici, sia che si trattasse di benedettini che di francescani. Vigeva l’impegno, come regola per il monaco, il quale si districava tra gli impegni ed i servizi della giornata, in varie attività che includevano anche la preghiera.

Nella pace e nel silenzio dei monasteri si crearono veri e propri centri di copiatura e trascrittura di testi antichi che grazie ai monaci e alla loro infaticabile opera pervennero e sopravvissero alla decadenza del tempo e alle invasioni barbariche numerosi testi della cultura greca e romana.

I manoscritti antichi

Gli amanuensi, dal latino amanuensis, (ossia persone che scrivono a amano) lasciarono una ricca eredità culturale al mondo intero. I manoscritti erano in genere dei testi molto voluminosi, grandi di dimensione alti anche oltre i 40 centimetri.

La carta su cui scrivevano era la pergamena, pelle di pecora o di agnello, lavorata in modo tale da essere ridotta allo spessore di un foglio.

Gli amanuensi, i codici le miniature antiche e i monaci scribi

Manoscritti codici e miniature: la divisione dei ruoli

L’opera complessa portò alla nascita di varie specializzazioni. Alle operazioni di scrittura si accompagnavano quelle di decorazione ed ornamento: veri e propri dipinti e miniature che adornavano il frontespizio del libro e l’inizio di ogni paragrafo, incorniciando, spesso anche le pagine.

Per dipingere i manoscritti antichi si usava polvere d’oro e argento disciolta in acqua mista a gomma. Il vocabolo miniatura deriva proprio dal “minio” una polvere di colore rosso che si ricavava dal piombo e che a contatto con l’aria assumeva un’intenso color porpora.

La rilegatura

Terminate le operazioni di scrittura e pittura dei testi era necessario rilegarli in un unico grande libro. La rilegatura dei manoscritti veniva effettuata in modo manuale usando delle barrette di legno per i dorsi e procedendo alla cucitura a mano. Successivamente, quando si intensificò la produzione di scritti si ricorse alla cucitura attuata in maniera meccanica attraverso l’uso di un apposito telaio.

I manoscritti antichi codici e medioevo

Il medioevo ha segnato il passaggio da un mondo più arcaico ad uno sempre più evoluto. Tra case torri medievali, castelli e costruzioni antiche, abbigliamento medioevale e attività commerciali e di pastorizia, nasce dunque anche la “cultura del manoscritto”. Aprendo uno di questi antichi scritti si respira pienamente l’atmosfera del Medioevo e dei Monasteri medioevali.

Nelle miniature che il tempo ha conservato per noi troviamo il silenzio monastico, l’umiltà della gente, la capacità artistica dei monaci, la pazienza, l’estro, la santità: monaci senza nome che vivevano lavorando e che intendevano questo lavoro come una continua preghiera. Nelle pagine antiche e spesse troviamo la fatica dell’operatore, il disagio di agire e lavorare in condizioni difficili.

Caratteri gotici e testi sacri ma anche manuali di studio

Nella tradizionale scrittura a caratteri gotici è impossibile non farsi catturare dalla minuziosità, dell’instancabile pazienza e dalla dedizione che ha permesso la produzione di testi sacri, libri liturgici, trattati per la preparazione professionale degli ecclesiastici, codici e altro.

Oltre ai codici vi fu un’ ampia produzione di veri e propri manoscritti che vennero prodotti ad uso degli studenti universitari, e dei professionisti delle città. Si tratta in questo caso, di libri dalle dimensioni minori, più agili da trasportare e consultare.

Negli antichi codici, oltre allo spazio per le miniature e per i l testo, viene lascito un ampio posto per il commento, ed esattamente, tutta la parte esterna del foglio, mentre il testo veniva riportato su due colonne poste al centro della pagina.

Spesso i monaci amanuensi erano esonerati dalla preghiera perché tale attività di scrittura assorbiva l’intera giornata. In fondo, scrivere, decorare e studiare, costituivano un modo diverso di pregare e riconoscere la grandezza di Dio attraverso la dedizione.

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Bonsai di Crassula, Dracena ed Edera coltivazione e stile

bonsai crassula e bonsai edera
Bonsai di Crassula, Dracena ed Edera coltivazione e stile

Amati da molti, i bonsai sono piccole e medie strutture arboree, che possiamo coltivare sia in casa che all’esterno pur non possedendo un bel giardino. Abbiamo visto che vi sono bonsai che vivono al chiuso, ed altri all’aperto e le differenze, quindi scegliete la vostra piantina in base anche a questo, e procuratevi gli attrezzi da bonsai necessari per prendervi cura delle piccole piante coltivate come da tradizione giapponese.

Bonsai di Crassula, Dracena ed Edera coltivazione e stile

Prenderemo in esame queste tre tipologie di bonsai perché stiamo redigendo gli articoli e le guide sui bonsai in ordine alfabetico. In questo modo vi sarà più semplice trovare le informazioni su bonsai specifici di cui avete necessità.

Queste tre specie, Crassula, Dracena ed Edera, se pur molto diverse tra loro, hanno in comune un fattore: sono tre tipologie di bonsai con scarse esigenze colturali e facili da allevare e manutenere.

Per le malattie gli insetti ed animali nocivi per piante e bonsai trovate 5 rimedi naturali che ci consiglio di prendere in esame leggendo l’articolo linkato. Vediamo le tre specie in esame singolarmente.

Pianta di Crassula

Bonsai di Crassula

La Crassula ha come nome scientifico il medesimo “Crassula”. Si tratta di un piacevole arbusto che possiede delle belle foglie carnose. E’ a crescita rapida, facile da coltivare, adatta allo stile eretto informale. Per conoscere gli stili consultate: Bonsai stile e tradizione.

Le radici del bonsai di Crassula andranno potate ogni 4-3 anni circa. La pianta richiede terriccio del IV tipo, temperature non inferiori ai 10 gradi. L’esposizione ottimale è a mezzo sole, mentre le innaffiature devono essere medio/scarse.

Molto facile da propagare nella stagione primaverile, attraverso talea di ramo o di foglia. Il bonsai di Crassula non è soggetto a a particolari malattie ne parassiti, ma talvolta può essere attaccato dalle cimici.

Bonsai di Dracena

Bonsai di Dracena

Sotto il nome “Dracena” si racchiudono diverse specie come, ad esempio, la Dracena marginata. Il nome scientifico di questa specie da bonsai è Dracena draco. Presenta arbusto con fusto legnoso che si allunga verso l’alto e porta al centro un ciuffo composto da una rosetta di foglie lunghe.

Sappiate che è molto longevo e può vivere fino a mille anni. Anche questa specie ama composto del IV tipo (leggero e misto).

Le radici vanno potate ogni due anni mentre le innaffiature devono essere medie, mai abbondanti. le fertilizzazioni sono ocnsigliate in primavera senza eccedere.

L’esposizione per la Dracena è pieno sole e richiede anche una buona areazione. Si propaga in primavera per talea.Malattie ed afidi: non soffre di particolari malattie ma può essere attaccato da parassiti come afidi delle radici e il ragnetto rosso.

Bonsai di Edera

Bonsai di Edera

L’edera è facilissima da coltivare e si utilizza anche per la creazione di bonsai. Il suo nome scientifico è Hedera helix, pianta rampicante caratterizzata da foglie lobate, verde chiaro, scuro, variegato in base alla specie botanica.

Produce, in autunno delle bacche nere. Le sue fioriture attirano le api. I rami di bonsai d’edera si potano in primavera e in autunno, mentre il rinvaso va effettuato alla fine dell’inverno, ogni due o tre anni.

Ama le esposizioni in pieno sole ma vive bene anche in mezza ombra o ombra abbondante. Va fertilizzata due volte al mese; mentre le legature possono verificarsi in ogni periodo dell’anno.

Prezzi

Si tratta di bonsai che, almeno in piante di pochi anni, hanno prezzi contenuti. Possiamo trovare esemplari molto belli di qualche anno ben formati intorno ai 50 euro ed anche meno.

Consigli

Se vi trovate alla prima esperienza coni bonsai, queste tre specie sono tra le più facili e resistenti da coltivare. Il consiglio è di iniziare infatti, con piante bonsai che possiedono caratteristiche simili.

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Sognare di perdersi significato, simboli e numeri da giocare

sognare di perdersi significato simboli e numeri da giocare
sognare di perdersi significato simboli e numeri da giocare

Cosa significa sognare di perdersi? Brancolare nel buio, smarrire la strada in un bosco nei sogni, o perdersi in strade sconosciute?

Sognare di perdersi di vagare per le strade, nel buio di non ritrovare la strada, è un sogno che crea ansia: vediamone il significato del perdersi nei sogni nelle varie situazioni possibili: casa, buio, bosco, mare, tra la folla etc. I sogni riflettono lo specchio interiore dell’individuo. Sognare di perdersi, ad esempio, è legato alla nostra infanzia, un archetipo legato alla paura di perdersi sperimentata da bambini e al senso di solitudine o di fallimento. La perdita di punti di riferimento ci fa vivere in un senso di smarrimento totale, ed abbiamo la sensazione di aver “perso la strada giusta“. Vediamo il significato di perdersi nei sogni!

Sognare di perdersi significato generico simboli e numeri

Nel sognare di perdersi assume un ruolo importante anche il luogo in cui sogniamo di esserci persi. Quest’ultimo, può essere al chiuso, in casa o altro edificio, ospedale, locale, centro commerciale etc. o all’aperto, città, paese, estero, strada etc. (che vedremo più avanti). Il sogno può riguardare la vita affettiva, il futuro o la vita lavorativa, oda anche il nostro io interiore.

Un elemento comune del sogno è quello dell’ansia. Lo stato fisico mentale non è mai tranquillo ma si viene assaliti da ansia ed angoscia vera e propria.

Ci siamo smarriti, abbiamo perso i punti di riferimento anche quando li avevamo osservati con cura per non perdere la strada di ritorno, e non sappiamo come fare per ritornare da dove siamo venuti. Non troviamo più le persone che erano con noi, magari il proprio compagno, un fratello un amico, siamo completamente soli, alla ricerca della strada di ritorno.

Questo è quanto accade quando sogniamo di perderci. Proviamo a farci aiutare, cercando contatti con altre persone, chiedendo, provando a telefonare ma sembra che ogni tentativo si vanifichi. E’ ovvio che questo messaggio ci giunge dal nostro inconscio che continua a riproporcelo: ma come mai?

Significato di perdersi nei sogni, luoghi e stato d’animo

In genere, quando il sogno è ricorrente e genera ansia è fortemente legato al noi interiore e alla necessità di avere tutto sotto controllo: probabilmente stiamo esagerando e c’è bisogno di allentare un po’ la presa.

Sognare di perdersi per la strada

In questo caso il sogno esprime un passaggio, una fase della nostra vita che generalmente è legata al periodo dell’adolescenza e alla crescita. Si ha la necessità di essere più indipendenti ma, la paura di non farcela, è forte. Il sogno esprime un’ incapacità di riconoscersi durante il passaggio da bambino ad adulto.

Perdersi nei sogni per poi ritrovarsi

In età più adulta, sognare di perdersi per ritornare sempre allo stesso punto di partenza e girare ossessivamente sempre nelle stesse strade o luoghi (chiusi o aperti che siano), esprime un concetto diverso: quello di perdersi per poi ritrovarsi. Un viaggio simbolico che ci vede un po’ come delle eroine alla ricerca di noi stessi e del nostro equilibrio. E’ molto importante, dunque, vedere l’epilogo del sogno.

Significato di perdersi nei sogni: cambiamento, crescita, rinascita, percorso sbagliato

  1. Capire se si tratta di un sogno positivo o negativo non è sempre facile, perché in ambo i casi il sogno genera ansia e ricerca spasmodica. Concettualmente, come visto, si tratta di un’immagine archetipica legata all’infanzia, ma talvolta, esprime uno stress eccessivo da combattere, presente nella nostra vita legato all’eccessiva voglia di controllare sempre tutto.

2) Ad ogni modo il sogno in se, “perdersi” esprime un passaggio da una condizione all’altra. Quando ci si ritrova, anche se alla fine e dopo lunghi trascorsi e vicissitudini, sta a significare che abbiamo compiuto un passaggio (relativo alla nostra vita) che si è concluso eroicamente con il ritorno al luogo di partenza, o nel ritrovare la strada persa.

3) Se invece il sogno si conclude in affanno, senza riuscire a ritrovare la nostra strada, può significare che stiamo trovando difficoltà, nella vita reale, a seguire una linea di condotta che rispecchi le nostre esigenze, ed i nostri desideri. Forse siamo disorganizzati nella vita reale, o forse non riusciamo a dare spazio al nostro talento. Dal punto di vista psicologico il sogno esprime una forte insicurezza del soggetto. Oltre a ciò, il luogo in cui ci si perde da al sogno un significato più profondo e diversificante. Ne analizzeremo circa 11 di luoghi diversi in cui ci si perde ognuno con risvolti simbolici particolari.

sognare di perdersi significato simboli e numeri da giocare
Sognare un labirinto: significato, simboli e numeri da giocare

Sognare di perdersi, significato e luoghi in cui ci si perde

Sognare di perdersi in un bosco o foresta

Sognare di perdersi in un bosco esprime l’ansia per il nostro futuro e la paura per l’ignoto, ciò che sarà e che dovremo affrontare. Un sogno con grande significato simbolico in quanto il bosco o la foresta simboleggiano il proprio “Se” interiore. Sentirsi smarriti in questo caso significa che il sognatore è in grande difficoltà in quanto non riesce più a trovare la sua strada nella vita. Si tratta ovviamente di un momento difficile in cui l’inconscio comunica un forte disagio, Occorre un analisi interiore per comprendere come ritrovare l’energia giusta e la propria strada.

Sognare di perdersi per la strada buia o tortuosa

Sognare di perdersi per una strada buia o tortuosa indica l’incapacità di affrontare le situazioni e di prendere una o più decisioni. La strada tortuosa percorsa la buio ci invia due simboli molto significativi: ansia del percorso da compiere, difficoltà e forte momento di confusione.

Sognare di perdersi in città

Sognare di perdersi in una città o paese; specie se è un luogo a noi sconosciuto, indica che potete contare solo su voi stessi con il rischio di perdere la strada, ma esprime anche tenacia e voglia di riuscire, e dunque, nonostante le ansie, ce la farete. L’ansia indica che il problema da cui scaturisce il sogno è legato, alla vita professionale in quanto la città esprime la vita lavorativa.

Sognare di perdersi in una casa

Sognare di perdersi in una vcasa (sognare una casa significato). Trattandosi di casa vostra o di parenti, il sogno diviene un vero campanello d’allarme che vi riconduce a problematiche relative al vostro ambito familiare e al campo affettivo: provate a capire quali sono, e ad affrontarle.

Sognare di perdersi in ospedale

Sognare di perdersi in ospedale. Un luogo di cura e di salute e, in quanto in ospedale, vi sono persone malate. Sogno che esprime fragilità, insicurezza, problemi vari che vi stanno impedendo di esprimere pienamente voi stessi, e non vi consentono di vivere la vostra vita con soddisfazione e nel modo in cui vorreste.

Sognare di perdersi di notte

Sognare di perdersi di notte: attenzione, scatta un campanello di allarme, forse vi siete cacciati in qualche guaio ed avete paura di non riuscire a tirarvene fuori. Perdersi nella notte nei sogni indica uno stato di forte ansia e confusione in quanto si è persa la capacità di vedere ed analizzare con chiarezza ciò che si sta vivendo.

Sognare di perdersi al mare

Sognare di perdersi in mare: la sua vastità, sia esso mare, oceano, lago, od anche deserto, esprime nella sua grande estensione, un senso di vero smarrimento. Avete desiderio di intraprendere nuove “avventure” vivere pienamente la vostra vita ma allo stesso tempo ne avete paura: provateci! Gli errori fanno parte della vita e aiutano a crescere.

Sognare di perdersi tra la gente “folla”

Sognare di perdersi tra tanta gente: siete circondati da una folla e vi siete persi: il sogno esprime una forte insicurezza ed il pericolo di prendere strade sbagliate, frequentando magari, persone sbagliate. Infatti l’azione di perdersi ha a che fare con lo “smarrire la strada” rivolto alla propria dimensione interiore.

Perdersi a scuola o lavoro nei sogni

Sognare di perdersi a scuola o al lavoro: potete fare di più questo è il monito che giunge dal sogno in esame, vi accontentate ma le vostre capacità potrebbero spingervi molto più in alto di dove siete ora, e fare di più di quel che state facendo.

Sognare di perdersi in un cimitero

Sognare di perdersi in un cimitero è, tra le varie ipotesi, forse la più macabra. Esprime un legame con il passato e dei problemi irrisolti legati ad esso. Siete persone che cercate di rimanere ancorati alle vostre sicurezze e a tutto ciò che conoscete e vi è familiare senza vivere pienamente la vostra vita. Il vostro disordine emotivo vi crea solitudine e senso di inadeguatezza, per cui non riuscite a spingervi più in la.

Sognare di perdersi in un labirinto

Sognare di perdersi in un labirinto ci espone a dei limiti e a delle difficoltà, percorsi forzati, che spesso non conducono da nessuna parte, e che terminano con una chiusura indicandoci dei limiti fisici e psichici imposti e relativi al nostro “voler essere”. Per questo sogno leggete anche: Sognare un labirinto significato, simboli e numeri da giocare.

    Sognare di perdersi numeri da giocare

    Abbiamo preso in esame tutti i significati legati ai veri luoghi e simboli, ora analizziamo la numerologia pitagorica ed i numeri dell’otto legati al sogno di perdersi.

    • Perdersi 22
    • Perdersi in mare 2
    • Perdersi per strada 41
    • Perdersi in città 44 – 18
    • Perdersi tra la gente 53
    • Perdersi nel cimitero 27
    • Labirinto senza via di uscita 1
    • Labirinto dal quale si esce vittoriosi 17
    • Casa 59
    • Malato 60
    • Ospedale 46

    Secondo Pitagora

    Secondo le tavole pitagoriche prendiamo in esame le seguenti parole

    PERDERSI = 7-5-9-4-5-9-1-9 = 13

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    Termine usato in medicina per descrivere l‘atto di digrignare e serrare fortemente i denti. Il bruxismo può recare danni alla dentatura per via del tipo di sfregamento a cui vengono sottoposti i denti.

    Cos’è il Bruxismo come intervenire

    Molte persone, sia anziani e, soprattutto, individui in giovane età sono affette da questa patologia, in genere è un’abitudine inconscia di cui non ci si rende conto, spesso sopravviene nel sonno.

    La comparsa di bruxismo è generalmente collegata ad uno stato di ansia, ma può essere favorito anche dal consumo di sostanze alcoliche.

    A lungo andare questa pratica tende a danneggiare i denti abradendo la superficie dentale  causa lesioni e irritazioni, che coinvolgono anche i legamenti. I danni saranno tanto più evidente quanto più è il tempo che trascorre senza intervenire sul paziente. Sarà il medico, è nello specifico, il dentista a decidere quale è la gravità del fenomeno e a decidere il tipo di apparecchio dentale da installare. Generalmente vengono realizzati dei bite da far indossare al paziente di notte nl sonno, momento in cui si verifica il bruxismo. 

    Il bite cos’è e a cosa serve

    Nei casi di bruxismo è consigliabile adottare dei “bite dentali” (o Byte) notturni, ossia degli apparecchi che salvaguardano la struttura dentale e proteggono il tessuto paradontale impedendo di digrignare i denti.

    Il bite dentale è una semplice placca realizzata a forma di ferro di cavallo che va indossato sull’arcata dentale del paziente bloccandone alcuni movimenti. E’ facile da indossare e si rinnova con estrema semplicità.

    Il bruxismo è, come visto, molto frequente nelle persone di qualsiasi età, adulti e bambini e non va mai sottovalutato  dai pazienti.

    Com’ è costruito un bite

    Il bite è un apparecchio ortodontico, o meglio una placca occlusale specifica, realizzata con resine apposite. Il suo utilizzo risolve i problemi di malocculusione e digrignamento dentale che danno vita al russamento o al digrignamento.

    Tipologie di bite

    Esistono sostanzialmente tre diverse tipologie di bite che vengono prescritti in relazione al tipo di problematica manifestata dal soggetto: vediamo quali sono:

    1. Preformati: si tratta di placchette preconfezionate con conformazione standard. Sono i più economici
    2. Automodellanti:  in questo caso il bite è costituito da mascherine in resina termoplastica che si adatta alla dentatura del paziente.
    3. Personalizzati: sono dei bite costruiti su misura dal dentista mediante diagnosi e impronta di laboratorio.

    Igiene e tempi d’azione

    Per una corretta igiene è necessario lavare il bite ogni giorno, sia prima dell’uso che dopo averlo indossato. Il tempo necessario per la risoluzione del problema è variabile è viene deciso dal dentista variando di caso in caso. Va ricordato che l’apparato dentale ed i rapporti articolari sono dovuti non solo al posizionamento dei denti ma anche alla postura del soggetto e dalle corrosione dei denti. 

    Il medico specializzato nella cura delle malocclusioni è lo gnatologo che esamina il rapporto temporo-mandibolare attraverso radiografie ed interviene con la prescrizione di bite specifici.

    Bruxismo cos’è e cosa fare

    Il bite per non russare

    Oltre ad evitare i fenomeno del bruxismo il bite può essere consigliato in tutti quei soggetti che sono affetti, durante il sonno, dal fastidioso russare, evenienza che oltre a disturbare chi gli dorme a canto non garantisce un giusto e sano riposo per se stessi.

    Panuozzo ricetta tipica campana

    Panuozzo ricetta tipica campana
    Panuozzo ricetta tipica campana

    Quando si parla di lievitati, capita spesso che ricette uguali o comunque simili, vengano sovrapposte o identificate come uguali, anche se la loro origine regionale le rende delle preparazioni uniche nel loro genere e assolutamente non sovrapponibili. In molti ancora, per esempio, confondono la preparazione della puccia pugliese con il panuozzo napoletano, o viceversa, sebbene abbiano forme e tradizioni piuttosto differenti.

    Il panuozzo ricetta tipica campana

    Iniziamo allora oggi con il parlare della ricetta tipica campana. Il Panuozzo, detto anche panozzo, affonda le sue origini a Gragnano, un comune italiano che si trova tra Napoli e Salerno, nella zona dei Monti Lattari. Da qui questa variante della più consueta pizza napoletana è stata esportata in diverse zone della Campania.

    Nel favorirne la diffusione capillare, sicuramente hanno giocato un ruolo fondamentale la bontà e la praticità. Il Panuozzo, infatti, può essere consumato comodamente ovunque, sia seduti in pizzeria che in piedi per strada (motivo per il quale è spesso possibile trovarlo anche negli street food locali).

    Ma vediamo ora come ho realizzato in casa questo delizioso panino dall’aspetto allungato e con quali ingredienti principali.

    Panuozzo: ingredienti per 4 persone

    • 400 grammi farina 00
    • 100 grammi farina manitoba
    • 325 ml acqua
    • lievito di birra 6 grammi (lievitazione lenta – 24 h in frigo) oppure 15 grammi (lievitazione veloce –
    • 3h)
    • 1 cucchiaino olio extravergine d’oliva
    • 15 grammi sale

    Preparazione panuozzo

    Come prima cosa bisogna prendere una planetaria o una ciotola di media grandezza a seconda che si voglia impastare con l’aiuto di un macchinario o a mano. Nel primo caso inserire all’interno le due tipologie di farina e attivare l’impastatrice a bassa velocità aumentando quest’ultima quando si aggiunge pian piano l’acqua fredda in cui è stato precedentemente sciolto il lievito di birra sbriciolato.

    Una volta che l’impasto ha assunto una consistenza omogenea unire il sale e l’olio e continuare a mantenere alta la velocità della macchina fino a quando il composto non si incorda al gancio.

    Nel secondo caso, invece, si parte dall’acqua (sempre con il lievito sciolto dentro) per poi aggiungere poco alla volta il mix di farine. Quando l’impasto sarà morbido ed elastico, unire il sale e far inglobare l’olio continuando a lavorare il composto energicamente, fino ad ottenere un panetto liscio come nella pizza bianca o focaccia.

    L’impasto pronto dovrà essere lasciato a riposare, coperto da una pellicola o da un panno pulito, il tempo necessario a seconda della quantità di lievito utilizzata o comunque fin quando il volume dell’impasto non sarà raddoppiato.

    Lavorazione impasto panuozzo e cottura

    Poi andrà diviso in quattro parti ognuna delle quali andrà a formare dei panetti, schiacciati e allungati da disporre su una teglia (preferibilmente antiaderente) oliata. Infilare i panuozzi in forno preriscaldato a 200°C per 15-20 minuti circa (la cottura deve essere abbastanza forte e veloce).

    Una volta sfornati vanno aperti, tagliandoli a metà nel senso della lunghezza, e farciti con gli ingredienti che sono più di vostro (e altrui) gradimento. Sicuramente il gusto preferito dei napoletani sarà quello “salsicce e friarielli”. I veri puristi però lo mangeranno sempre mozzarella e pancetta. Ad ogni modo gli abbinamenti possibili sono davvero infiniti.

    Panuozzi gusti e variazioni

    Le varianti di questa ricetta e gli abbinamenti per il panuozzo sono moltissimi: ecco allora alcuni suggerimenti (personalizzabili): prosciutto cotto, funghi e mozzarella fiordilatte; provola e melanzane; pomodorini, rucola e mozzarella fiordilatte; bresaola, rucola e scaglie di grana; salame piccante o wurstel, provola affumicata, patatine fritte, ketchup e/o maionese; prosciutto crudo, mozzarella di bufala e olio piccante.

    Non da meno gli abbinamenti con pomodorini e olive (come questa focaccia morbida) tonno, zucchine e mozzarella fiordilatte; tonno, cipolla, peperone rosso e mozzarella fiordilatte; speck, provola affumicata e peperoni misti; mortadella al pistacchio e provola.

    Insomma chi più ne ha, più ne metta. Una volta abbondantemente conditi, ripassare i panuozzi in forno per pochi minuti, giusto il tempo che la farcitura si “amalgami” al pane e che i formaggi (se presenti) diventino ben filanti. Dopodiché finalmente questa specialità sarà pronta per essere servita a tavola, ancora calda. Nessuno riuscirà a toglierli dalla bocca e farne più a meno, è garantito!

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    Cos’è l’osteopatia, cosa cura l’osteopata e differenza con fisioterapista

    Cos'è l'osteopatica, cosa cura l'osteopata e differenza con fisioterapista
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    L’osteopatia è sempre più nota ed utilizzata per combattere diverse tipologie di problematiche. Tratta l’individuo nella sua totalità e non si limita a risolvere disturbi locali. Attraverso l’osteopatia, si ricercano alterazioni a livello sistemico spesso responsabili dell’origine dei disturbi, malesseri vari e dolori.

    L’osteopatia è una pratica che serve alla riabilitazione delle funzioni motorie e articolari e che avviene attraverso palpazioni e manipolazioni che vengono effettuate sul paziente dopo un’attenta analisi posturale.

    Cos’è l’osteopatia cosa cura l’osteopata

    L’osteopatia è una tecnica di cura medica “medicina naturale” riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanita (OMS), e diffusa in diverse strutture ospedaliere in alcuni paesi del mondo. Si auspica che, molto presto, entrerà a far parte anche delle terapia convenzionali anche in paesi come il nostro.

    Il corpo umano ha un suo equilibrio delicato con diverse funzionalità che lavorano tra loro in maniera sinergica. Quando questo equilibrio viene meno, si manifestano dei disturbi che coinvolgono sia la sfera fisica che quella psichica.

    Secondo l’osteopatia, il corpo umano ha una sua innata capacità di intervenire e auto guarirsi ma, comunque sia, quando ha un problema, invia dei segnali ben precisi che possono far risalire l’osteopata alla causa che ha generato il problema specifico.

    Tra i disturbi più comuni per i quali ci si rivolge all’osteopata, troviamo: la lombalgia o mal di schiena, la sciatalgia, cervicalgia, problemi alle articolazioni di gambe e braccia (ginocchio, anca, spalla) ma anche disturbi organici.

    Cosa cura l’osteopatia?

    L’osteopata interviene su tutto l’organismo attraverso manipolazioni. Ogni disturbo e disfunzione è in grado di alterare la mobilità, e la naturale attività del corpo umano e, se non si interviene nel modo giusto, le disfunzioni possono compromettere l’intero organismo.

    L’osteopata, attraverso un’attenta analisi e opportune manipolazioni, è in grado di riequilibrare l’organismo ed i rapporti articolari che si sono andati alterando. Basti pensare che uno stato ansioso è in grado di generare contratture muscolari che tendono a far “lavorare ” in modo errato, alcuni distretti muscolo scheletrici e cranio sacrali.

    Di conseguenza, altre parti del corpo risentiranno di questo squilibrio andando a loro volta a compromettere la propria funzione. Un ‘equilibrio delicato quanto perfetto quello del corpo umano.

    I campi d’applicazione sono molteplice e comprendono l’insieme degli organi e apparati del copro umano: dalle artropatie come artrosi, artrite dolori articolari lombari etc, alle patologie cardio circolatorie inclusa ipertensione e aritmie, ma anche disturbi minori e comuni come il mal di testa, disturbi digestivi, visivi, viscerali, ghiandolari, disturbi allergici e patologie dell’apparato respiratorio, ginecologico, andrologico, urinario e così via.

    Osteopata e percorso di studi

    Per diventare osteopata è necessario seguire un percorso di studi ben preciso che va dai 3 ai 6 anni e che comprendo lo studio di materie prettamente osteopatiche ma anche altre specifiche come: anatomia, patologia, biomeccanica, biochimica e biofisica ma anche istologia, embriologia e fisiologia, tanto per citarne alcune.

    L’osteopata lavora solo utilizzando le mani, consiglia dieta ed attività, ed indica degli esercizi utili per riequilibrare l’area in deficit motorio funzionale.

    Di recente, alcuni osteopati specializzati e ben formati in tale ambito, hanno messo a punto tecniche di manipolazioni osteopatiche che fondono insieme all’osteopatia, anche la stimolazione degli tsubo attraverso la pratica dello shiatsu; tra essi, un precursore di questa fusione di competenze e trattamenti e l’osteopata Bruno Leotta di Roma che ha dato vita all’ honeshiatsu.

    Differenze tra osteopata e fisoterapista

    Il fisioterapista è una figura nota e riconosciuta che opera in ambito sanitario ospedaliero e non. In genere, si tratta di un laureato in fisioterapia che procede ad una diagnosi funzionale o disfunzionale, assiste il paziente trattando la parte lesa e ripristinando la motricità e la normale funzione di una parte del corpo.

    Si occupa, oltre che delle disfunzioni legate alla sfera della motricità, anche di quelle funzionali corticali superiori nonché di quelle legate ai visceri.

    Il fisioterapista utilizza le mani, ma utilizza anche attrezzature e macchinari di vario genere come ad esempio gli apparecchi ad ultrasuoni, la palla medica o Med Ball, un attrezzo adatto ad ogni livello di allenamento, molto pratico ed economico; così via. Inoltre, il fisioterapista farà eseguire al paziente una ginnastica riabilitativa e posturale specifica e mirata. Generalmente si affianca ad altre figure specialistiche come ortopedici, fisiatri, medici sportivi.

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