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lunedì, Settembre 29, 2025
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Un nuovo sport arriva alle olimpiadi: l’arrampicata sportiva, ecco perché provarla!

Un nuovo sport arriva alle olimpiadi: l'arrampicata sportiva, ecco perché provarla!
Un nuovo sport arriva alle olimpiadi: l'arrampicata sportiva, ecco perché provarla!

L’arrampicata sportiva è quella naturale che avviene, in linea di massima, senza l’ausilio di mezzi artificiali utilizzati per la progressione ma sfruttando le proprie capacità fisiche e mentali. La si pratica sia a scopo agonistico, che amatoriale, od anche per sola educazione motoria, specie nei giovani. Uno sport nato in tempi abbastanza recenti, divenuto molto popolare.

Arrampicata sportiva a Tokyo

Inoltre, l’arrampicata è diventata anche uno sport olimpico e quest’anno, nel mese di Agosto, si svolgerà la prima gara olimpica di arrampicata a Tokyo. Le varie discipline di arrampicata sportiva che vi saranno alle olimpiadi saranno le seguenti: lead, boulder, speed.

L’arrampicata lead prevede una salita classica da primo di cordata per un altezza di 15 – 25 metri. La speed è l’arrampicata veloce in cui il fine primario è la velocità di salita; mentre la boulder è un’arrampicata che prevede piccole sequenze attuate con dinamismo e forza e in caso di caduta si andrà a finire su morbidi e appositi materassi. La medaglia verrà assegnata a chi nella combinata che prevede le tre tipologie di arrampicata, otterrà il punteggio migliore.

Due italiani parteciperanno alle olimpiadi di Tokyo: Laura Rogora di 20 anni, reduce dalla vittoria dell’ultima tappa della Coppa del Mondo in cui si è imposta nel lead, e Stefano Ghisolfi di 28 anni, che si è aggiudicato l’oro nella Coppa del mondo; due climber italiani fortissimi, che attualmente rappresenteranno il nostro paese.

Differenze tra arrampicata sportiva, tradizionale e libera

Negli ultimi anni l’arrampicata è diventato uno sport che ha fatto appassionare un numero crescente di persone di ogni età. Come accennato le categoria di arrampicata sono principalmente 3 ognuna con delle peculiarità che la caratterizzano:

  1. ARRAMPICATA SPORTIVA
  2. ARRAMPICATA TRADIZIONALE
  3. ARRAMPICATA LIBERA

Arrampicata sportiva

Parlando di arrampicata sportiva ci si riferisce ad una disciplina che viene praticata sia all’aperto “outdoor” che nelle palestre “indoor” e viene praticata su pareti artificiali e create quindi appositamente per ospitare allenamenti o competizioni.

Per questa disciplina, sia che la si svolga all’interno che all’esterno, è previsto l’utilizzo di corde, rinvii e spit insieme ad appigli, strumenti in resina, plastica o vetro resina che servono a garantire l’appiglio e l’incolumità dell’arrampicatore. Le corde in uso, come tutto il resto, pareti comprese, sono omologate, ed hanno lunghezze standard.

Questa è divenuta disciplina e sport agonistico in tempi recenti, riconosciuta dal CONI qualche anno dopo la Nascita della Federazione Sportiva di Arrampicata a Torino, risalente al 1987.

arrampicata sportiva palestre
Un nuovo sport arriva alle olimpiadi: l’arrampicata sportiva

Arrampicata tradizionale

L’arrampicata tradizionale esisteva prima che nascesse quella sportiva. La tradizionale è una scalata che si avvale di appigli naturali che vengono offerti direttamente dalla roccia stessa insieme ad ancoraggi che possono venir rimossi. Denominata anche trad, un tempo si sfruttava la palestra di arrampicata solo ed esclusivamente per allenarsi.

Anni or sono, si trattava di una disciplina severa praticata solo da alpinisti professionisti di livello, ma ha assunto attualmente, un aspetto meno duro e rischioso rispetto al passato, ciò la rende adatta, a livello sportivo, anche ad amatori ed in contesti montani più tranquilli ed accessibili. E’ inoltre, un tipo di arrampicata che rispetta l’ambiente, in quanto nelle scalate non si utilizzano chiodi da piantare, ne spit, ma solo protezioni che vengono poste in sede e poi rimosse senza arrecare danno alle pareti rocciose.

Arrampicata libera

L’arrampicata libera ha un grande fascino, ma richiede una grandissima preparazione atletica da parte degli scalatori, questo perché la si pratica solo con l’ausilio del proprio corpo in ambiente naturale. Vengono usati, come sicurezza, imbracature funi e picchetti più che altro per ancoraggio in caso di caduta, ma l’arrampicata si avvale di appigli della roccia e della forza e della capacità dell’arrampicatore in grado di sfruttare le fessure più piccole per poter salire con l’ausilio di mani e piedi. Per questo, l’arrampicata libera viene definita Free Climbing.

Arrampicata sportiva: palestre


Questo sport si può praticare comodamente, e in tutta sicurezza, in una delle tante palestre di arrampicata che stanno prendendo piede in tutta Italia. Anche nel periodo pandemico, in pieno lockdown, visto il successo che sta ricevendo questo sport, si è comunque registrato un aumento di circoli sportivi in cui poter arrampicare: ad esempio questa nuovissima palestra di arrampicata sportiva a Siena ha appena avviato la sua attività sfidando la crisi che sta attanagliando tutto il settore del fitness martoriato da molti mesi di chiusure forzate.


L’arrampicata praticata in palestra è quindi uno sport salutare che permette di acquisire grande padronanza del proprio corpo grande autocontrollo e disciplina. Inoltre è uno sport molto completo dove si coinvolgono tutti i muscoli del corpo durante gli sforzi fisici: dalla punta delle dita dei piedi fino alle dita delle mani. In particolar modo però viene utilizzata tutta la parte alta del corpo, cosa che garantisce un tipo di allenamento e potenziamento fisico simile a quello che si otterrebbe durante una seduta di pesi o calisthenics in palestra.

Inoltre è uno sport molto sociale, stimolante e divertente. In una palestra sarà possibile comunicare con la comunità di climber per risolvere insieme ad altri appassionati i vari percorsi di arrampicata. E ogni percorso sarà sempre diverso cosa che garantirà di non annoiarsi mai durante gli allenamenti. Le palestre di arrampicata in forte espansione hanno consentito di coinvolgere un vasto pubblico di sportivi anche tra i giovanissimi.

Infatti nelle palestre per arrampicata è possibile trovare corsi anche per bambini a partire dai 5 anni di età e divisi in genere per corsi per arrampicata di vario livello in base all’età come ad esempio dai 5 ai 6, da 7 ai 12 anni e dai 13 ai 17 anni.

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Come riconoscere i diversi tipi di mascherine e perché utilizzarle

Come riconoscere i diversi tipi di mascherine e perché utilizzarle
Come riconoscere i diversi tipi di mascherine e perché utilizzarle

L’epidemia causata dal COVID-19 ha inevitabilmente comportato un cambiamento del nostro modo di vivere la vita e le nostre abitudini. Ci siamo trovati a fare i conti con regole di distanziamento e misure di protezione per fare in modo di tenere sotto controllo il rischio di trasmissione e di contagio. Mascherine, igienizzanti e molti altri di questi prodotti diventati di uso quotidiano sono disponibili online su MaskHaze.

Rispettare tali misure e utilizzare correttamente i dispositivi di sicurezza è dunque importantissimo e per tale ragione è utile sapere bene come scegliere le mascherine antivirus e come utilizzarle in base alle diverse situazioni in cui ci si può trovare. Vediamo subito alcune indicazioni piuttosto utili.

Mascherine antivirus: perché utilizzarle

Le mascherine antivirus, insieme al distanziamento fisico e l’igienizzazione delle mani,sono le regole principali da seguire per proteggersi dal virus. Nello specifico le mascherine sono un sistema di protezione delle vie respiratorie e il loro utilizzo è necessario nei luoghi chiusi e in tutte quelle circostanze in cui non è possibile mantenere il distanziamento sociale.

Mascherine chirurgiche

Le mascherine chirurgiche sono dispositivi medici (DM) di classe 1 e per questo devono rispettare quanto indicato nel Regolamento UE 201/745 sui dispositivi medici. Tale regolamento, ha come data di attuazione il 26 maggio 2021 e va ad aggiungersi a tutte le ulteriori disposizioni precedenti.

Questi dispositivi devono essere realizzati nel rispetto dei requisiti appositamente indicati da una norma tecnica europea, motivo per cui sono regolarmente marcate con la dicitura CE. Le maschere facciali di questo tipo ad uso medico sono classificate dalla norma europea in due tipologie differenti (Tipo I e Tipo II) in base alla diversa efficienza di filtro dei batteri. Il Tipo II può poi essere suddiviso in sottocategorie di prodotto a seconda della resistenza o meno agli spruzzi.

Mascherine tipo I

Le maschere ad uso medico di tipo I dovrebbero essere utilizzate per i pazienti e altre persone per ridurre il rischio di diffusione delle infezioni e in particolare in situazioni di epidemie o pandemie. Queste non sono però destinate all’uso da parte degli operatori sanitari in sala operatoria o altre attività mediche simili.

Il loro scopo è sostanzialmente quello di evitare che chi le indossa contamini l’ambiente in cui si trova. Altra caratteristica delle mascherine chirurgiche è che sono dispositivi monouso e sono costituite da una sovrapposizione di strati, due o tre a seconda delle diverse tipologie, di tessuto non tessuto. Sono poi dotate di elastici o laccetti per potere posizionare sul viso anche se questi non consentono una totale aderenze della mascherina al volto di chi la indossa.

Mascherine DPI o FFP1, FFP2, FFP3

I dispositivi filtranti FFP1, FFP2 e FFP3 sono dispositivi necessari per la protezione delle vie respiratorie. La sigla che gli dà il nome sta per “filtering face piece” e questi dispositivi devono rispettare le disposizioni del Regolamento (UE) 2016/425 e tutti i requisiti minimi fissati dallo standard tecnico della norma Europea EN 149:2001+A1.

FFP2 e FFP3

Possono essere suddivise in base alla loro capacità di filtrare e per questo sono conosciute come FFP1, FFP2 e FFP3. Tali dispositivi sono appositamente progettati per dare una protezione efficace contro gli aerosol liquidi e solidi. In ambito sanitario, infatti, vengono usate le FFP2 e FFP3, mascherine che hanno una capacità filtrante rispettivamente del 94% e 99% e son le più indicate per bloccare virus e batteri. Va da sé che l’efficacia filtrante di questi dispositivi non è infinita. Come comportarsi in questo caso?

Dopo qualche ora di utilizzo anche il tessuto delle mascherine DPI perde efficacia, anche se la capacità filtrante non viene meno completamente. Se si è in possesso di mascherine DPI monouso e bene ricordare che queste vanno gettate dopo l’utilizzo e dopo un numero determinato di ore.

Mascherine con valvola

Attenzione poi alla presenza di valvole di espirazione. Le mascherine dotate di queste valvole, infatti, proteggono chi le indossa ma non le persone presenti nelle vicinanze proprio perché non è previsto un sistema di filtrazione in entrambi i sensi. Per questo motivo le maschere con valvole sono pensate per un uso prettamente sanitario e in particolare nei reparti in cui sono ricoverati pazienti infetti per la protezione degli operatori predisposti. Oltre ai modelli di mascherine DPI con valvola esistono anche quelli senza valvola.

Come scegliere e acquistare le mascherine di protezione

Sul mercato si trovano ormai tantissimi prodotti, da quelli di tessuto sintetico a quelli di cotone fino alle mascherine chirurgiche e quelle DPI. È importante fare molta attenzione a tutti quei dispositivi che promettono una protezione pur non essendo dotati di alcune certificazione in merito alla loro efficacia.

Di conseguenza è fondamentale che chi acquista le mascherine sia ben informato sul fatto che alcune tipologie di mascherine, soprattutto quelle di semplice tessuto, ma anche gli altri modelli sono delle semplici barriere alla pari di fazzoletti o sciarpe posizionati attorno al naso e alla bocca.

Questi possono sì frenare in un certo qual modo alcune tracce, ma non posso arrestare completamente la trasmissione di batteri e virus, per i quali resta fondamentale mantenere le dovute distanze. Le mascherine di tessuto, dunque, non sono classificabili come dispositivi di protezione individuale e indossare tali mascherine rischia di essere un’arma a doppio taglio perché potrebbero portare a sottovalutare i minimi accorgimenti e attenzioni da seguire in ogni situazione.

Come indossare le mascherine

Le mascherine, di qualsiasi tipo siano, vanno indossate in modo tale da coprire completamente sia il naso che la bocca. Prima di indossarle è buona norma lavarsi bene le mani oppure igienizzarle con apposite soluzioni. Questi dispositivi anti COVID hanno l’obiettivo di proteggere le vie respiratorie e per questo è importante indossarle facendole aderire al viso. Solo questo le rende efficaci. Attenzione poi a come la si indossa: evitate di toccare la mascherina, soprattutto all’intero e se necessario lavare subito le mani. Non appena notate che la mascherina, di qualsiasi tipo, inizia ad inumidirsi è fondamentale sostituirla con una nuova e gettare quelle monouso. Le mascherine riutilizzabili, invece, vanno sanificate e lavate seguendo apposite indicazioni.

Immunoterapia come terapia per cancro e malattie infiammatorie

Credit foto: Ilveronesememagazine.it

6 piante grasse terapeutiche: proprietà curative piante grasse o succulente

6 piante grasse terapeutiche: proprietà curative piante grasse o succulente
6 piante grasse terapeutiche: proprietà curative piante grasse o succulente

Che molte piante abbiano proprietà terapeutiche e fitoterapiche è cosa nota, un tempo la medicina le utilizzava come rimedio primario. Ma anche le piante grasse sono terapeutiche? Certo che si, le piante grasse o succulente in cui rientrano anche le crassulacee, hanno spiccate proprietà curative e se tenute in casa aiutano a sconfiggere diversi mali di stagione: vediamo quali sono e quale proprietà hanno.

6 piante grasse terapeutiche: proprietà curative piante grasse o succulente
6 piante grasse terapeutiche: proprietà curative piante grasse o succulente

6 piante grasse terapeutiche

In natura esistono moltissime piante grasse terapeutiche ma tra esse ne vogliamo citare alcune ben note al pubblico, presenti in giardini, balconi e case, usate per scopi ornamentali, sono succulente dalle grandi proprietà curative tra esse ricordiamo la nota Aloe che, negli ultimi anni, ha riscosso un grande successo sia in campo farmaceutico che cosmetico e alimentare. Ma vediamo in elenco le 6 piante grasse terapeutiche che successivamente analizzeremo nel dettaglio.

  1. Aloe nelle sue varietà, è un potente antiinfiammatorio usata anche per scottature e bruciature e in cosmesi e in campo alimentare sotto forma di succo da bere.
  2. Peyote, una pianta grassa dalla struttura particolare analgesico antireumatica con azione psicotropa spiccata usata in antichità.
  3. Crassula e crassulacee, pianta crocifera e come tale ha spiccate proprietà antinfiammatorie, antibatteriche e antivirali.
  4. Pachycereus Pect – aboriginum, appartenete alla famiglia dei cactus, usato in Messico per uso commestibile ed utile come lassativo e antibatterico.
  5. Opuntia della famiglia dei “fico d’India” una pianta grasse ben nota con proprietà cicatrizzanti e antinfiammatorie usata in tempi antichi da Aztechi e Maya.
  6. Selenicereus magalanthus ha proprietà digestive e lassative e rinforza le difese immunitarie, il tutto, in relazione alle parti della pianta utilizzate.

Le piante grasse sono resistenti e facili da coltivare, adatte anche per chi non ha il pollice verde, fortemente benefiche per la nostra salute, aiutano a purificare l’aria. Ficus, Cactus e Aloe, ma tutte le piante succulente in genere, possono trasformarsi in preziosi salvavita. Vediamole nel dettagli queste 6 piante grasse dalle proprietà curative aiutano a rendere l’aria domestica più pulita, specie alcune varietà come la Sansevieria, L’Aloe o la Lingua di suocera.

Sono piante che eliminano circa il 90 % dei composti volatili organici ossia le tossine presenti negli ambienti e prodotte da tappeti, colle, stampanti prodotti per la pulizia e cosmetici. Evitano l’accumulo di monossido di carbonio e di radiazioni elettromagnetiche emesse da elettrodomestici come la TCV e la lavatrice o da apparecchi piccoli come i cellulari. A differenza di molte piante che durante la notte rilasciano anidride carbonica le piante grasse e altre piante purificatrici dell’aria producono ossigeno consentendoci di respirare aria migliore.

10 piante anti inquinamento per uso domestico: aria pulita!

Aloe

Ormai note a tutto il mondo le sue potenti proprietà, viene utilizzata in moltissimi ambiti, da quello alimentare sotto forma di bevanda a quello cosmetico e farmaceutico. Tenere una pianta di Aloe Vera o Arborescens in casa può rivelarsi utilissimo in caso di infiammazioni e scottature. Nota sin dai tempi antichi, rientra negli usi e costumi degli Egiziani che la usavano per le imbalsamazioni. L’Aloe è una pianta grassa terapeutica che si utilizza come fungicida, antinfiammatorio, antipiretico per la febbre, cicatrizzante, ed inoltre ha proprietà antipruriginose.

Peyote

La pianta grassa Peyote è una succulenta originaria del Sud America. Conosciuta con il nome di Lophora, suo vero nome viene chiamata Peyote” ossia “pane degli dei” in quanto utilizzata dai nativi d’America per accrescere le percezione sensoriali in virtù del suo contenuto di una sostanza psicotropa. Molto efficace come anti-reumatico e analgesico.

Crassula e crassulacee

Una pianta grassa dal bell’aspetto la crassula è coltivata anche come bonsai chiamata anche albero della felicità. Facile da coltivare, assume nel tempo una forma ad albero molto graziosa che in natura può raggiungere grandi dimensioni. Tra le sue proprietà terapeutiche, per altro numerose, ricordiamo che ha capacità nel curare comuni mal di gola, Herpes, (applicare del succo di una foglia sul punto), ma anche ulcere dello stomaco e del duodeno, semplicemente masticando semplicemente 1 o 2 foglie al mattino.

Utile un decotto per le vene varicose, artrite grazie ad un succo ottenuto dalla bollitura delle foglie. Infine, la si può usare nelle malattie dei reni bollendo 5 foglie in 200 ml di acqua, lasciare riposare 1 ora e consumandone 1 cucchiaino prima dei pasti. La crassula ha un succo che può essere usato con successo anche sulle punture di insetti alleviando il prurito.

Crassula
Crassula

Pachycereus Pect – aboriginum

Appartiene alla famiglia dei cactus che racchiude sotto questo nome circa 3000 specie. In Messico, il Pachycereus Pect – aboriginum viene utilizzato come alimento per prepare diversi cibi include le tortillas (farina). I semi vengono utilizzati per produrre una farina mentre i suoi frutti sono commestibili. Con i semi si producono prodotti medicinali con azione lassativa, ma anche antidolorifica. Posta sulle ferite ha una potente azione antibatterica e ne aiuta la guarigione.

Opuntia

Una pianta utilizzata sin dall’antichità l’Opuntia, genere tra le piante grasse curative a cui appartiene anche il noto Fico d’India, consumato da secoli per i suoi frutti dolci. Gli Inca, i Maya e gli Aztechi ne conoscevano le proprietà curative della pianta e la utilizzavano come cicatrizzante e antinfiammatorio, In farmacologia con i suoi estratti di ottengono dei gastroprotettori. Mentre i suoi fiori sono noti per le proprietà diuretiche che possiedono.

Selenicereus magalanthus

Pianta grassa curativa diffusa in Sudamerica nota anche con il nome di Pytaia gialla grazie al colore del suo frutto giallo con spiccata proprietà digestive. I semi di Selenicereus magalanthus vengono lavorati per ottenere preparati ad azione lassativa. Infine, regola la funzione intestinale e rinforza il sistema immunitario.

Le piante grasse prevengono i mali da stagione e rendono gli ambienti più sani

Oltre a purificare l’aria di casa, coltivare piante grasse in ambienti chiusi è utili a ridurre umidità in eccesso negli ambienti prevenendo mali di stagione come raffreddore e mal di gola.

Secondo alcuni studi scientifici (Agricultural University of Norway), sembra che la loro presenza negli uffici, se poste su scrivanie o pavimenti, abbia ridotto del60% dei disturbi stagionali. Stabilendo il giusto grado di umidità le piante in casa aiutano anche nella prevenzione delle screpolature della pelle mantenendola morbida.

Concludendo, coltivare le piante grasse in casa o in ufficio aiuta a mantenere più sani gli ambienti e all’occorrenza le loro proprietà terapeutiche possono essere sfruttate in casi di problemi di salute e disturbi lievi.

15 piante decorative grasse che vivono bene in casa

Elsa torna in provincia: la visita a Ninfa

Ninfa doganella lago
Ninfa doganella lago

Si chiusero l’uscio alle spalle e si diressero verso la trattoria sotto casa. Era felice! L’indomani avrebbe chiamato i suoi genitori per raccontargli la belle notizia…

“Ciao Mamma, sono Elsa” devo darti una bella notizia. Elsa non stava più nella pelle. Dopo aver festeggiato con Marco ed aver brindato al suo nuovo lavoro, sazia di cibo e di amor proprio, tornò a casa stanca ma felice. Erano accadute molte cose da quando Elsa, ragazza di provincia aveva deciso di andare a vivere con Marco, in città.

La mattina seguente, per prima cosa, dopo aver fatto colazione e portato Angelica alla scuola materna, decise di chiamare sua madre ed informarla della buona nuova: aveva trovato lavoro! Un bel lavoro. Quello che per lungo tempo aveva desiderato e sognato, ora, era diventato realtà.

Di li a un paio di settimane la sua vita sarebbe cambiata, anche lei avrebbe potuto, come tutti, alzarsi la mattina e dirigersi al suo posto di lavoro e per giunta, con un incarico di responsabilità in una delle più belle e note galleria d’arte della città capitolina. Era felice e sognante.

Elsa torna in provincia: una domenica diversa

La madre di Elsa accolse con gioia la novità, e approfittò per invitare, la domenica seguente, Elsa e Marco a pranzo, per farsi raccontare tutti i dettagli. Erano mesi che non si vedevano, ed Elsa aveva proprio voglia di riabbracciare i suoi genitori.

La domenica mattina, di buon ora, prepararono poche cose da infilare in valigia, tanto per soggiornarvi una sola notte, e partirono presto per evitare il caldo e il traffico di quei giorni di metà Giugno. In quel mese infatti, le strade si riempivano di vacanzieri del fine settimana, orde di persone che si dirigevano verso mete balneari e lacustri alla ricerca di un po’ di fresco e divertimento.

Sermoneta e Ninfa Doganella: il ritorno a casa!

Erano da poco passate le 10:00 quando Marco svoltò al bivio che conduceva al paese di Elsa, Sermoneta, un piccolo luogo di provincia in cui, oltre a poche case, svettava imperioso e perfettamente conservato, il bellissimo castello di Sermoneta. Si trovava in provincia di Latina, a pochi chilometri dalla bellissima Ninfa Doganella, monumento naturale, collocata nel comune di Cisterna.

Ninfa Doganella era un bellissimo parco botanico con edifici interni medioevali conservati e non, un luogo che l’ultima domenica del mese apriva le sue porte ai turisti in visita. Scoprire le bellezze di quel giardino era ogni volta fantastico. Tra corsi d’acqua, mura ed edifici storici e bellissime fioriture il giardino di Ninfa sembravo uscito da una favola.

Era stata in quel parco decine di volte ma ogni volta aveva voglia di tornarci. Ogni volta, inaspettatamente, ne subiva il suo grande fascino: “Marco facciamo una piccola deviazione voglio farti vedere un posto fantastico“. “Va bene“, rispose lui!.

Si diressero verso Ninfa. Ninfa sorgeva ai piedi di una catena collinare rocciosa sopra la quale svettava un paesino molto caratteristico: Norma.

Ninfa Doganella o Parco Naturale Fondazione Roffredo Caetani prese il suo nome “Ninfa Doganella” per via della chiusura antica di via Appia e via Severiana, chiusura che costrinse i commercianti a percorrere una strada alternativa: la Pedimontana, pagando la dogana. E’ proprio dal pagamento del dazio doganale che deriva il nome di Doganella.

Il parco era ricco di specie botaniche mediterranee e di importazione. Si rimaneva incantati nello scoprire alberi secolari e fioriture di ogni genere.

Ninfa era in realtà, una antica cittadina medioevale al cui interno si trovavano 7 chiese. La più importante di tutte, era Santa Maria Maggiore. Le costruzioni presenti a Ninfa costituivano un villaggio di cui oggi rimane ben poco. Il corso d’acqua sorgivo ed il lago, tutt’ora esistenti, permisero, un tempo l’insediamento di vari mulini ad acqua edifici che nel medioevo permettevano nelle curtis le coltivazioni.

Chissà quante persone hanno vissuto in questo luogo, chissà quanti amori, famiglie, ma anche disgrazie“, disse Elsa.

Perché disgrazie?” Chiese Marco.

Beh perché nel Medioevo non erano fortunati come noi, la vita era dura, le medicine non c’erano e le malattie erano tantissime”.

Si era vero; pensò Marco, in quell’epoca la natura era vivida, l’inquinamento ridotto, i ritmi di vita più naturali, ma la gente moriva di influenza, vaiolo, meningite, peste e tante altre cose.

Ma Elsa, godiamoci questo spettacolo, non pensare alle difficoltà del passato, sicuramente hanno avuto il privilegio di vivere in un posto fantastico: non trovi?“.

Elsa lo guardò con occhi profondi, gli sorrise, e lo prese per mano conducendolo verso il lago. Il tempo sembrava essersi fermato. Mentre si godevano le bellezze di Ninfa, passando da un angolo all’altro, da un edificio all’altro, e da un fiore all’altro, inebriati da profumi e suoni della natura, suonarono le 12:00.

Era ora di rimettersi in viaggio: sua madre li stava aspettando per pranzo.

A casa di Elsa

In dieci minuti furono a casa. Sua madre l’attendeva sulla porta. Erano sei mesi che Elsa non tornava a fargli visita. “Un po’ troppo“, l’apostrofò. Si aveva ragione! Ma tra la ricerca del lavoro, Angelica da accudire, e gli impegni di lavoro di Marco non avevano proprio avuto modo di tornare a far visita ai genitori. “Ma ora siete qua” disse sua madre abbracciandola e baciandola ripetutamente sulle guance.

Mi siete mancati” disse Elsa. “Anche tu cara“…

Manuela, aveva da poco passato la cinquantina ma era una bella donna dinamica e gentile. Li invitò a sedersi a tavola e a servirsi l’antipasto a cui seguirono, come buona tradizione di famiglia, un primo, due secondi e due contorni, il tutto accompagnato da un buon vino rosso locale.

Era una bella giornata di sole. Manuela aveva apparecchiato la tavola in giardino, all’ombra di una bella pergola di glicine che splendeva in tutta la sua fioritura profumata. Il padre di Elsa, Stefano, chiese delucidazioni sul nuovo lavoro. Sua figlia, con sguardo sereno e voce infervorata da un sano desiderio di mettersi in gioco, cominciò a raccontargli ogni minimo dettaglio sulla nuova avventura che l’aspettava.

La giornata passò in fretta e la sera, dopo aver ammirato il cielo stellato e le lucciole che brillavano nei campi come piccole sentinelle, sfiniti da una giornata intensa, ricca di emozioni, si ritirarono nella loro camera. L’indomani avrebbero fatto rientro a Roma e Elsa aveva molte cose da sistemare prima di iniziare la sua nuova vita lavorativa.

Anche quando si sta per toccare il cielo con un dito ci si accorge che ci si potrebbe bruciare con una stella

Il seguito alla prossima Domenica: ecco i prossimi due episodi…

  1. Elsa e il rientro a casa: tanti pensieri e una settimana da organizzare
  2. Elsa vita di coppia e responsabilità

Anche in questa puntata vi lascio un paio di domande:

  • Il lavoro vi assorbe troppo le giornate scorrono frenetiche ma trovate il tempo di far visita alle persone che amate?
  • Vi piace andare a far visita ai vostri genitori?

Come abbinare una Gonna di Tulle e a chi sta bene

Come abbinare una Gonna di Tulle e a chi sta bene
Come abbinare una Gonna di Tulle e a chi sta bene

Un tempo indossate dalle bambine per la danza, poi recuperate per comunioni, cresime, ed anche matrimoni, infine, rilanciate nella moda anni 70 – 80 la gonna in tulle ritrova un vasto apprezzamento ai giorni nostri. Le gonne di Tulle sono un capo di abbigliamento versatile che caratterizza sapientemente ogni outfit.

Ma come abbinare la gonna di tulle? E a chi sta bene una gonna di tulle? Le lunghezze ed i colori, così come il volume della gonna in tulle ed i modelli sono molteplici. Proprio in relazione a questi fattori, una gonna frusciante di questo tipo può stare bene alle giovanissime, ma trovare giusta collocazione anche per donne più mature: l’importante è abbinarla in maniera sapiente.

Come abbinare una Gonna di Tulle

Quel che è certo è, che tra i vari capi d’abbigliamento alla ribalta per questa primavera estate, troviamo anche loro: le gonne in tulle quelle che ci riconducono al mondo fiabesco dei nostri sogni e ci accompagnano sin da bambine.

Abbinare le gonne di tulle non è affatto complicato. Va considerato che la gonna in se, è molto propositiva e vistosa, questo richiederà abbinamenti semplici e lineari per non compromettere il look con outfit esagerati. Attenzione alle linee: se siete magre va bene anche corta altrimenti meglio puntare su modelli più lunghi senza balze e poco gonfi.

Come abbinare una Gonna di Tulle e a chi sta bene
Come abbinare una Gonna di Tulle e a chi sta bene

Tra le star, ve ne sono alcune come Loredana Bertè, Madonna e Cyndi Lauper che hanno sfoggiato prepotentemente e con aggressività gonne in tulle nere o clorate, abbinate, ad esempio, ad un classico top e giubbotto in pelle una soluzione che calza a pennello alle giovani ragazze.

Modelli gonna tulle e abbinamenti

A balze, semplice, lunga o corta, la gonna in tulle può diventare un capo trasgressivo o, al contrario molto romantico, specie se abbinata a camicette classiche e top semplici. Certo è che questo capo di abbigliamentofa un po’ cenerentola“; super romantico per antonomasia, va abbinato ad accessori ben bilanciati.

I modelli che la nuova stagione calda ci porta nelle vetrine e sulle passerelle, sono in un ampio ventaglio di colori: bianco, nero, grigio, rosa, lilla, viola, rosso e chi più ne ha più ne metta.

Anche i modelli sono numerosi, le troviamo dalla classica gonna a mezza lunghezza, gonne in tulle cortissime, gonne in tulle che arrivano alla caviglia, modelli a balze, altre composte da più strati o magari gonne semplici e lineari, non mancano modelli di gonne a vita alta, fino a quelli corti sul fronte e lunghi sul retro. Perfette da indossare con capi classici, così come con semplici t-shirt o top sbarazzini.

Abbinare gonna in tulle
Abbinare gonna in tulle

Gonna tulle outfit romantico o Punk Rock?

Anche le calzature offrono un ampio ventaglio di scelta articolandosi tra scarpe in tela sportive, sandali bassi e tacchi vertiginosi. Certo è che la gonna in tulle può essere abbinata ed indossata in due versioni di base: classica e romantica stile bon ton, o aggressiva e dinamica in stile Punk, Rock e, in questa versione (e solo in questa), sono permessi gli stivaletti.

Sfumature sul tema possono far scivolare un outfit composto da gonna di tulle in uno stile Glam rock delle star anni 70 – 80.

Gonna in tulle un capo versatile da indossare

Per quanto possa sembrare difficile da indossare, in realtà, la gonna in tulle è un capo versatile che si presta ad infinite combinazioni sia in termini di modelli, che di colori e stili moda.

Possiamo sceglierla per creare un look elegante per una cerimonia, o magari, indossarla per un semplice aperitivo pomeridiano abbinata ad una t-shirt o ad una camicetta.

Se accessoriata di giacca o spolverino, assume una connotazione più seria, mentre indossata con scarpe comode, diventa sportiva e giovanile. Prendete spunto dalle foto per comprendere quale modello è più adatto alla vostra fisicità.

Gonna in tulle: A chi sta bene?

La gonna in tulle non è adatta a tutte. Perfetta sia lunga che cortissima per le giovanissime, se composta da molte balze è adatta alle donne magre, finisce per riempire ulteriormente una silhouette non snella, ed è dunque da evitare se si è in sovrappeso. Ma alcuni modelli magari in nero e lineari possono essere concesse anche se non si è in perfetta forma (vedi foto).

Se non si è molto alte, meglio optare per una gonna in tulle corta, mentre chi è alta e magra può osare qualsiasi modello.

Vi sono versioni più classiche di gonne in tulle adatte a donne mature, e versioni decisamente più giovanili, sia nel modello che nel colore. Prendere spunto dalle foto dell’articolo può rivelarsi molto utile per capire come indossare una gonna in tulle e con cosa abbinarla senza commettere grossi errori.

Come fare l’orlo ad una gonna a tubo o a ruota

Bonsai a Luglio e Agosto: cure interventi, innaffiature e cosa fare

Bonsai a Luglio e Agosto: cure interventi, innaffiature e cosa fare
Bonsai a Luglio e Agosto: cure interventi, innaffiature e cosa fare

Se le piante in vaso normale necessitano di attenzioni, i bonsai piccoli alberi che crescono in vasi contenuti, hanno bisogno di un’attenzione in più. Nei mesi caldi dell’estate si deve far attenzione a mantenere il giusto grado di umidità, ed evitare esposizioni troppo assolate. Ma vediamo i bonsai a Luglio e Agosto: le cure, gli interventi, le potature e le annaffiature da effettuare.

Bonsai a Luglio e Agosto: cure interventi, innaffiature e cosa fare

Dopo il vigore vegetativo di Maggio e Giugno i bonsai rallentano la lo loro crescita, alcuni fruttificano, altri fioriscono o smettono i fiorire. La prima cosa a cui si deve fare attenzione per i bonsai nei mesi di Luglio ed Agosto, è quella di evitare che il pane di terra si asciughi troppo, causando danni alla piantina. Per questo motivo in questi mesi caldi è consigliabile allestire una zona ventilata e ombreggiata in cui porre i bonsai continuando ad innaffiare e fertilizzare il terreno.

  • Innaffiature: circa 2 al giorno.
  • Concimazioni: concimare con regolarità.
  • Potature: su alcune specie di bonsai a fine Agosto
  • Trapianti: sospenderli.
  • Esposizione: in zone ombreggiate e ventilate.

Bonsai a Luglio: cosa fare

Come anticipato, il nemico numero uno dei bonsai nei mesi caldi, e in particolar modo a Luglio, attualmente il mese più caldo dell’anno in Italia, è quello di effettuare frequenti irrigazioni, impedendo al terreno di asciugarsi in maniera da compromettere il benessere dei bonsai. In media, il consiglio è di irrigare i bonsai all’aperto anche due volte al giorno. Sono da evitare le nebulizzazioni in quanto, l’effetto lente potrebbe bruciare le foglioline. Se si vuole nebulizzare e ben farlo al tramonto.

E’ consigliabile continuare a concimare e fertilizzare. Non è il mese indicato per effettuare i trapianti che sarebbero dovuti avvenire nei mesi precedenti. Si può continuare la defogliazione, previa la solita concimazione.

Eliminare i germogli che crescono lungo il tronco e continuare il contenimento della chioma attuando piccole potature di sistemazione.

Insetti e parassiti sono abbondanti proprio in questi mesi caldi per cui controllare spesso l’albero, la sua corteccia e le foglie procedendo, qualora necessario con la disinfestazione utilizzando gli appositi prodotti naturali come la Quassia contro afidi e pidocchi.

Come annaffiare le piante in casa

Bonsai ad Agosto come curarli

Arrivati ad Agosto, provvedete i bonsai di sistemi di irrigazione a goccia in previsione delle ferie e di eventuali assenze in casa. In questo mese, i bonsai iniziano il periodo di stasi vegetativa rallentando la formazione di nuove foglie e rametti. Ma nonostante il rallentamento vegetativo, le concimazioni vanno continuate ancora per un po’. Le innaffiature devono proseguire come nel mese precedente in numero di circa due volte al giorno.

Potature e trapianti vanno evitati in questo mese, ma si inizia a fine mese di Agosto la potatura dei bonsai di pino, che può proseguire fino alla fine di Ottobre questo perché in questo periodo specifico le ferite cicatrizzano più velocemente in quanto la linfa scorre più lentamente. Alcuni bonsaisti rinvasano le conifere proprio nel mese di agosto, in caso non ci si riesca è consigliabile provvedere a Ottobre e Novembre.

Abbiamo visto quali sono le principali norme di coltivazione e le cure a cui si devono sottoporre i bonsai nei mesi di Luglio ed Agosto.

Bonsai al chiuso e bonsai all’aperto: quali sono le differenze

Dimagrire con le 5 migliori app gratis

Dimagrire con le 5 migliori app gratis
Dimagrire con le 5 migliori app gratis

App per dimagrire e fare sport? La tecnologia avanza e con essa il progresso. Avete messo su qualche chilo di troppo e le vacanze, il mare, e la prova costume sono alle porte? Fate le scale e avete l’affanno? No vi sentite in forma perché il lungo inverno vi a reso pigri appesantendovi?

Esistono diete, dietologhe, fai da te e app. Dimagrire con le 5 migliori app gratis è economico, alla portata di tutti e semplificativo per la propria vita. Lo smartphone e le applicazioni ad esso connesse, sono un valido strumento per moltissime attività sportive e lavorative. Ma vediamo quali sono le 5 migliori app per recuperare la forma fisica che abbiamo selezionato, e come usarle.

Dimagrire con le 5 migliori app gratis

Per stare in forma è necessario seguire uno stile di vita sano, andare in palestra o fare comunque una discreta attività fisica, non eccedere nell’alimentazione e soprattutto nell’uso di zuccheri carboidrati e grassi. Mangiare in modo equilibrato, svolgere una vita movimentata, o quanto meno, non troppo sedentaria, costituiscono la soluzione ai problemi di peso. Carboidrati e attività fisica sono un binomio da considerare con attenzione.

Ma talvolta, essere in linea, ed avere una silhouette che ci piace, sembra diventare un’ impresa ciclopica e, soprattutto, sembra sempre che il tempo a disposizione non ci basti mai. Lasciamoci aiutare da delle app in grado di farci dimagrire, ma solo se seguite alla lettera e in maniera costante.

Le app che aiutano a mantenerci in forma

Perdere peso attraverso l’ausilio del telefono è, ad oggi, possibile. La costanza e la perseveranza possono essere un valido aiuto ma serve anche l’app giusta, quella che faccia al caso nostro. Per questo motivo le app prese in esame per dimagrire sono in numero di cinque ma in realtà ne esistono molte di più.

Ma perché usare delle app? Ovviamente le app non devono sostituirsi ai professionisti del settore, ma guidarci e motivarci: Un app ci ricorda con le sue notifiche cosa fare e quando. I risultati che leggiamo sul monitor costituiscono un forte incentivo, inoltre la possibilità di condivisione, consente di seguire dei percorsi alimentari (magari con la nostra dietologa), e di condividerli con lei /lui.

Uno strumento in più che aiuta sensibilmente in questo difficile percorso che ha, come obiettivo, la forma fisica ed il benessere. Vediamo le 5 app selezionate!

  • MyFitnessPal
  • Dieta Trainer
  • Mela Rossa
  • Life Sum
  • Diario Alimentare

MyFitnessPal

MyFitnessPal è una della app per dimagrire più nota in quanto, oltre a monitorare le calorie ingerite e ad analizzare gli ingredienti che mangi ad ogni pasto, svolge un valido supporto anche in termini di attività sportiva e calorie consumate.

Nel suo database vi sono circa 350 esercizi ginnici e sportivi dallo yoga alla corsa etc. utili per mantenersi in forma, strutturare meglio il proprio fisico e ovviamente, perdere peso.

Permette dunque di personalizzare il proprio percorso e pianificare i propri obiettivi. Disponibile in forma free per Android e iOS ma anche presente in forma premium dotata di molte funzionalità aggiuntive per un costo mensile di 9,99 euro o annuale per un costo totale di 49,99 euro.

Dieta Trainer

La dieta non fa al caso vostro? Avete bisogno di essere molto motivati ed incentivati per seguire un percorso per perdere peso? L’app dieta Trainer è quello che ci vuole per voi e per la vostra motivazione. Si tratta infatti di un app motivazionale in quanto dotata di percorsi, giochi, sfide sia alimentari che motorie.

Le sfide motivazionali interessano sia l’ambito nutrizionale che sportive e di movimento, inoltre, possiede un diario alimentare, ed una dieta personalizzata, registra le calorie introdotte, i pasti, le calorie bruciate ed i risultati ottenuti. Scaricabile sia per Android che iOS, anch’essa è gratuita, ma può essere ampliata attraverso il servizio a pagamento di 4,99 euro mese o soli 19,99 euro annui.

Mela Rossa

Questa app dal simpatico nome di Mela Rossa, aiuta più che altro a gestire la propria alimentazione in maniera corretta e consapevole. Ideata dalla Società Italiana di Scienza dell’Alimentazione è un app per perdere peso che, in base al proprio stile di vita, alla propria conformazione fisica, ai gusti alimentari e altre informazioni di base che vengono inserite in fase di registrazione, è in grado di stilare una dieta perfetta su misura per noi.

Fruibile anche questa sia da Android che iOS gratuitamente per il primo periodo, successivamente a pagamento ad un costo irrisorio che va da 0,99 cent. fino a 2,99 euro mese in abase al servizio selezionato.

Life Sum

Vuoi star bene e mangiare sano? Life Sum ti aiuta in questo percorso attraverso una dieta personalizzata, un diario alimentare e tante ricette gustose. Il diario alimentare e costruito su 4 pasti giornalieri nei quali viene calcolato ogni dettaglio ingerito di cibo: calorie, zuccheri carboidrati e proteine, nonché acqua. Dieta dei colori o dieta mediterranea o di altro tipo l’app tiene conto di tutto e non commette errori.

L’app stila una dieta personalizzata e avvisa se siamo sotto la tabella prestabilita per ogni singolo pasto e se siamo al di sopra, tiene traccia di tutti i dati e ci consiglia sulla quantità e qualità di cibo da ingerire. Tiene traccia dell’attività fisica svolta e delle calorie consumate. Disponibile anch’essa sia per iOS che per Android.

Diario Alimentare

Fai già sport ma vorresti mantenerti in forma e mangiare meglio? Questa è l’app alimentare che fa per te. L’app Diario Alimentare ti aiuta nella registrazione dei pasti e nella quantità e qualità del cibo ingerito, calcola proteine, sali minerali grassi, carenze ed eccessi.

Se usata con costanza è un ottima alleata per la forma fisica perché aiuta a raggiungere la forma fisica e a mantenere il proprio peso forma. E’ completamente gratuita, supportata da pubblicità e fruibile, una volta scaricata, anche senza internet. Anche in questa app vi sono consigli validi e motivazionali che aiutano a perseguire il proprio obiettivo. La versione premium consente di eliminare le pubblicità, soluzione valida per coloro che non amano le pubblicità.

App gratis per dieta e sport?

Da oggi, per essere in forma non ci sono più tante scuse, professionisti del settore e tecnologia vengono in nostro aiuto. Semplici da scaricare e facilmente fruibili, le app sono loro alleate della forma fisica: eh si, al giorno d’ oggi, dimagrire con le 5 migliori app gratis oggi non è più un problema!

Forma fisica perfetta: 5 consigli utili

Stile abbigliamento yuppies anni 80: significato e outfit

Yuppies significato
Stile abbigliamento yuppies anni 80

La moda yuppie fa parte della storia della moda italiana ed è uno stile abbigliamento uomo, donna, che nasce in contrapposizione alle correnti di pensiero che, dagli anni 60 agli anni 80, hanno infervorato la società, ed in particolar modo i giovani e gli studenti. La moda yuppie investe le classi sociali benestanti e si delinea contemporaneamente ai gipsy look anche detto hippie o folk chic, un mix tra abiti folclorici e gitani che ebbe una certa risonanza in quegli anni, e allo stile Paninaro.

Stile abbigliamento yuppies anni 80

Mentre negli anni 80 si delineano varie tendenze moda, tra cui ricordiamo i Paninari, lo stile Punk e quello Rock e il Gipsy look, lo stile abbigliamento yuppie segna il passo ai giovani in carriera. Negli anni 80 si era raggiunta una certa libertà di pensiero che abbracciava anche la sessualità e l’erotismo, ed influenzava inevitabilmente lo stile di vestire delle persone, uomini e donne, indistintamente e lo stile di vita.

In quegli anni frizzanti, le serata in discoteca erano all’ordine del giorno, non a caso, alcuni film come la Febbre del Sabato Sera del 1977 con Jon Travolta, ne sono una vivida testimonianza.

Anni 80 moda yuppie maschile e femminile

Negli anni 80 la moda maschile era divisa. Si assisteva a look paninari, Rock, Punk e stile yuppie. Al tempo stesso, molti ragazzi vestivano con abiti griffati indossando capi che costituivano quasi una divisa come i noti Pariolini di Roma.

La moda femminile segue le stesse tendenze ma le donne amarono molto lo stile yuppie. Tra i capi da indossare ci furono i classici pantaloni a sigaretta, tailleur con giacca e pantalone o con gonna. Le gonne erano a tubo e le giacche assunsero un aspetto squadrato con l’avvento dell’uso delle spalline. Le camicette spesso coprivano le braccia e terminavano ampie, mentre le scollature si fecero profonde e audaci e in questo si equipararono, un tanto, al look gipsy.

Cosa significa Yuppie?

Per comprendere meglio questo stile di moda è bene conoscere il significato di yuppie. Gli yuppies vestivano “bene”, rappresentavano dei giovani che curavano molto il loro aspetto e che puntavano alla carriera. Yuppie termine è l’ abbreviazione di Young Urban Professional. Giovani di successo che vengono additati con questo termine inglese, che si diffuse negli anni 80 in modo internazionale. Giovani professionisti in carriera che abbracciano la comunità tipicamente capitalista.

Le donne yuppie indossavano tailleur con pantalone o gonna con giacca con spallina, pantaloni a sigaretta a vita alta, gonne a tubo, abiti da sera con profonde scollature, e braccia coperte.

La storia delle tendenze Yuppie

Gli yuppie o uomini d’affari di 25 – 30 anni, furono una figura che ebbe origine negli anni 80 a Manhattan. Giovani rampolli laureati uscenti da prestigiose università come quella di Yale o di Harvard, che inseguono il loro sogno di diventare uomini in carriera.

Molti yuppies americani frequentavano locali esclusivi, ristoranti e discoteche, come il noto Studio 54 sempre di Manhattan. erano avvezzi allo svago, indossavano abiti firmati Versace e Armani e spesso lavoravano nel centro della grande mela. Questi ragazzi della società bene, si spingevano oltre i limiti e, alle volte, facevano uso di alcolici e cocaina.

Abitavano in case di lusso caratterizzate da dettagli curati come divani in pelle e accessori in acciaio cromato stile moderno e minimale, amavano la tecnologia e l’innovazione. Una classe a cui non mancava proprio nulla, e la vita sembrava regalargli svago e divertimento, nonché aprirgli le porte al successo.

Lo yuppie style dalla discoteca alla musica

Oltre al lavoro e alla carriera e, ovviamente, agli abiti grifati, si dava molto importanza al divertimento; in questo, la discoteca ed i sabato sera erano al primo posto. Tra la musica d’ascolto di quegli anni, esplosero alcune band musicali, tra esse, i The Blow Monkeys, I noti Duran Duran, e cantanti come Cyndi Lauper e Prince.

Gli Yuppies italiani

Dall’America il fenomeno si diffuse ovunque e, in breve, raggiunse anche l’Italia. Il fenomeno dello yuppismo italiano ricalcava le linee di pensiero e stile tipicamente statunitensi di cui, l’ostentazione dello stile di vita, costituì il nocciolo di tale tendenza moda. Abiti griffati, locali “In”, discoteche esclusive e party dell’alta società.

Tra i primi fautori di questo stile di moda italiano troviamo figure come Gianni Agnelli. La città che per prima si calò in questa atmosfera di ricchezza ostentata fu la “Milano da bere“, così definita negli anni del yuppismo. Gli yuppie si distinsero per seguire una moda elegante. Erano giovani sportivi che praticavano golf, arti marziali, frequentavano luoghi esclusivi, ed amavano la cucina giapponese e quella indiana.

Tra gli abiti in uso tra gli yuppie si colloca l’abito grigio scuro di taglio sartoriale, accessoriato da camicia azzurra con collo e polsi bianchi, perfetta la cravatta di Hermes o Marinella, insieme a scarpe made in Italy, griffate e grande rispetto dei Dress Code.

Dagli yuppie ai paninari

Fu una Moda e stile, che influenzò le generazioni più giovani, dando vita ad un altro stile moda fatto di capi griffati, pochi ed essenziali: il paninaro. La moda stile paninaro degli anni 80 rappresenta un fenomeno di costume. In molte regioni del nord, i paninari presero il nome di zanari

I paninari anni 80 utilizzavano un linguaggio codificato, erano liceali e vestivano griffato con outfit che risultarono contrapposti ai metallari e allo stile dark. Tra i capi in uso troviamo jeans Levis o Wrangler a vita alta, le scarpe Yellow Bot di Timberland, piumini caldi e vaporosi dai più svariati colori marcati Moncler.

Le Sfitinzie

Le donne dei Paninari dette le Sfitinzie o Squinzie vestivano anch’esse con capi griffati e dress code rigoroso. Alcuni bran come Timberland, Moncler, Levis, New Balance, Superga, El Charro etc. marchi noti che sono degli evergreen anche in questo decennio.

Le Sfitinzie indossavano minigonne e abiti corti ed attillati, calze a rete, fuseaux, maglioni e giacche oversize, il tutto abbinato a scarpe da tennis o tacchi a spillo. Dal nord, questa tendenza moda si diffuse in tutta Italia, e divenne, come spesso accade, un vero e proprio fenomeno sociale, che coinvolse prevalentemente le classi sociali benestanti.

Curiosità yuppies

Yuppies: giovani di successo
Yuppies: giovani di successo

Al fenomeno yuppies si sono dedicati diversi registi. Tempo fa sul giornale Repubblica uscì un’ intervista al regista Carlo Vanzina che nel1986 girò un film dedicato a questo fenomeno “Yuppies i giovani di successo” e che definì così gli yuppies: ” Erano i cretini di un Italia felice”. Tra gli attori del film con produzione di Laurentis ricordiamo Massimo Boldi, Ezio Greggio, Jerry Calà e Cristina De Sica.

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